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Atonement. Storia di un prigioniero e degli altri Atonement. Storia di un prigioniero e degli altri

Libreria Editrice Vaticana. Ferrera: "La cultura salva dal carcere"

“Atonement. Storia di un prigioniero e degli altri” è il nuovo libro di Salvatore Torre, cinquantenne e detenuto dall’età di vent’anni. Monsignor Dario Edoardo Viganò: “pagine che dicono di quel mondo fangoso e martoriato”

Chiara Colotti – Città del Vaticano

“Ricordo il fucile di precisione, quel cannocchiale attraverso cui Sergio, uno dei tre emissari di mio padre, mi lasciò per mirare, di notte [...] un primo assaggio del mondo reale della malavita. Avevo dodici anni, forse tredici”. Lo scrive, in una delle pagine di Atonement, Salvatore Torre, ergastolano fine pena mai, in carcere da ormai 30 anni. Nel suo percorso di detenzione, ha scoperto una grande passione per la scrittura, narrando la sua storia e quella dei suoi compagni e ricevendo numerosi riconoscimenti letterari.

Un libro di racconti

Esistenze drammatiche e storie spietate di devianza, spesso nate in ambienti malavitosi, attraversano Atonement, il libro edito dalla LEV e da oggi in libreria. "Un detenuto che non ha in previsione di uscire e che guarda alla propria vita attraverso le storie degli altri - afferma Antonella Bolelli Ferrera, curatrice del volume - rivelandoci l’animo di un uomo venuto al mondo nella criminalità organizzata”. “In questo brani", scrive infatti l’autore, "emergono in larga parte le ragioni di queste vite come la mia: rovinate e rovinose”.

Ascolta l'intervista a Antonella Bolelli Ferrera

Premio Goliarda Sapienza

Il libro si inserisce in un progetto più ampio, quello del Premio Goliarda Sapienza di cui Ferrera è direttore artistico. Un concorso letterario, che si rivolge esclusivamente alla popolazione detenuta e che, da otto anni a questa parte, ha visto la partecipazione di migliaia di carcerati da tutta Italia. “Tra questi, - spiega la curatrice - Salvatore Torre ha ottenuto risultati eccellenti. La particolarità di questo premio è quella di affiancare agli aspiranti autori finalisti grandi scrittori nelle vesti di tutor letterari”. Ad appoggiare questo progetto, autori del calibro di Dacia Maraini, Erri De Luca, Giancarlo De Cataldo e Gianrico Carofiglio.

Un messaggio per il lettore

Atonement invita ad “una riflessione sul libero arbitrio e le condizioni di partenza che portano una persona a perseguire obiettivi sbagliati”, precisa Ferrera. "Prima di avvicinarmi all'ambiente carcerario - afferma - avevo la piena convinzione che il libero arbitrio giocasse un ruolo primario. Lo penso ancora oggi e credo che sia importante nelle scelte personali. Tuttavia, ritengo che la condizione di partenza sia determinante nelle decisioni di ognuno. Nel giudicare le persone bisognerebbe tenere conto di questo aspetto”.

L'importanza del percorso alternativo

“Ogni sforzo fatto lottando per un domani migliore, anche se tante volte potrebbe sembrare che cada nel vuoto, darà sempre frutto e vi verrà ricompensato. (Papa Francesco)”

Quando la condizione è quella di un ergastolano-fine pena mai, “è difficile individuare un cammino alternativo”, continua Ferrera. “Un vivace dibattito è attualmente in corso su questo, perché cozza con l’articolo 27 della Costituzione che prevede non solo l’espiazione della pena, ma - aggiunge la curatrice del libro - anche un reinserimento sociale”. Se privati però della possibilità di uscire dal carcere, è difficile individuare una possibilità di vita diversa. Ma la speranza, si sa, è sempre l’ultima a morire. “Sicuramente Torre questo cammino lo sta facendo ugualmente, la persona che ho conosciuto dieci anni fa - sottolinea - è molto diversa da quella di oggi”. Salvatore si è innamorato follemente della letteratura, in particolare di quella russa, e questo gli ha permesso di riscoprire la propria dimensione umana e di rinascere tra le pareti buie di una cella. “Chi in questi anni ha avuto l’opportunità e il desiderio di avvicinarsi alla cultura ha intrapreso un percorso virtuoso, perché ha potuto riflettere sul proprio vissuto criminale in un’ottica alternativa”, precisa Ferrera.

La speranza non è un miraggio

“Se si chiude in cella la speranza, non c’è futuro per la società. Mai privare del diritto di ricominciare! (Papa Francesco)”

“Salvatore - prosegue Ferrera - sa di essere un fine pena mai ma, nonostante tutto, dice: ‘io amo la vita, non smetto di sperare che qualcosa cambi’. Tutti, in fondo, nutrono una speranza, anche se alcuni si lasciano andare e fanno più fatica a vedere una luce in fondo al tunnel. Ma non si può togliere la speranza ad una persona e, in questo, la società deve tendere la mano affinché questa luce non sia un semplice miraggio”.  

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28 novembre 2019, 15:34