Il primo Papa immortalato dalla macchina da presa
Eugenio Bonanata – Città del Vaticano
Diciamolo subito: c’è un’imprecisione dietro la prima apparizione di un Pontefice sul grande schermo che è bene chiarire una volta per tutte. La nota e breve sequenza relativa a Papa Gioacchino Pecci è sempre stata attribuita ai fratelli Lumiére. Eppure possiamo dire con certezza che non è così. A confermarlo è lo storico della Scuola Normale Superiore di Pisa, Gianluca della Maggiore, nella seconda puntata del Web Doc sulla Filmoteca Vaticana, intitolata ‘Il primo incontro’.
La revoca della concessione
“Quelle immagini sono un breve estratto delle riprese effettuate in Vaticano nel 1898 dall’americano William K. Dickson, operatore della compagnia Biograph”, afferma della Maggiore che parla di un intero fascicolo sulla questione custodito presso l’Archivio Segreto Vaticano. La Santa Sede revocò la concessione data allo statunitense denunciando lo scandalo della “pura speculazione” e della “degradazione” a cui venne sottoposta l’immagine del Papa.
I fatti
Ma cosa successe? “Le immagini di Leone XIII riprese da Dickson – racconta della Maggiore - cominciarono a circolare in quel palinsesto mobile che era il cinema delle origini, tra attrazioni di vario genere: varietà, esibizioni di ballo, numeri da circo, o altri film ‘non degni dell’altissimo rispetto di cui doveva essere sempre e dovunque circondata l’augusta persona del S. Padre’, come si legge in un documento vaticano”.
L’arrivo dei Lumiére
Per tale motivo venne sottoscritto un accordo coi fratelli Lumiére, i quali garantirono il rispetto dei rigidi protocolli raggiungendo un’intesa con la Biograph che si impegnò a cedere tutti i diritti di quelle immagini. È così che negli anni Cinquanta, quando queste riprese furono riscoperte, tornarono nella mani della Santa Sede con ben impresso il marchio Lumiére. Della Maggiore aggiunge che vennero donate a Pio XII il quale a sua volta le depositò in quella che di lì a breve sarebbe divenuta la Filmoteca Vaticana.
Le rassicurazioni al mondo
La pellicola ha un valore inestimabile. Lo storico ricorda anche che Leone XXIII aveva 88 anni e che all’epoca si temeva molto per sua la salute cagionevole. “Le immagini – dice – lo ritraevano in forma, sebbene un po’ incurvito e claudicante, e valsero certamente a rassicurare l’opinione pubblica di tutto il mondo”. E sono diversi gli aneddoti che aiutano a ricostruire il clima in cui avvennero le riprese, che – è bene ricordarlo - furono effettuate dopo una quindicina d’anni dalla presa di Roma e dalla breccia di Porta Pia.
L’aneddoto
L’operatore – racconta della Maggiore – disse al Papa: “Santità, la avverto che all’azionamento della macchina sentirà un rumore come di un ruggito”. Il Pontefice replicò sorridendo, con l’arguzia che lo contraddistingueva: “non si preoccupi. L’importante è che non mi spari una cannonata”. Evidentemente quello era un suono ancora ben presente nei ricordi di Leone XXII.
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