Cerca

Il Papa in Giappone. Pasini (Biblioteca Vaticana): interesse per cultura cristiana

Al rientro da una trasferta ufficiale in Giappone, monsignor Cesare Pasini, prefetto della Biblioteca Vaticana, testimonia l’attesa per l’imminente visita papale ma anche l’interesse per la storia delle persecuzioni subite dai cristiani locali tra fine ‘500 e metà ‘800

Fabio Colagrande - Città del Vaticano

In Giappone, c’è gratitudine nei confronti del Papa che visiterà il Paese a fine mese, ma anche un grande interesse per la storia dei cristiani nipponici perseguitati fra il XV e il XIX secolo. Lo racconta mons. Cesare Pasini, prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana, al rientro della trasferta nell’isola di Kyūshū dove ha tenuto due conferenze nell’ambito della collaborazione con le istituzioni giapponesi per la conservazione e lo studio del Fondo delle ‘Carte Marega’.

Ascolta l'intervista a mons. Pasini

La collaborazione per le ‘Carte Marega’

Il fondo è costituito da documenti civili e governativi raccolti in Giappone negli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso dal missionario salesiano don Mario Marega e riguardanti la persecuzione dei cristiani giapponesi cominciata alla fine del ‘500.

Nel 2014 la Biblioteca Vaticana aveva annunciato la nascita di una collaborazione con le istituzioni giapponesi, collegate al National Institute for Humanities (Nihu), per inventariare, conservare, digitalizzare, studiare e catalogare i circa diecimila documenti del fondo. Oggi, a circa un mese dall’attesa visita del Papa che sarà in Giappone dal 23 al 26 novembre, mons. Pasini si è recato a Ōita e Nagasaki, tra il 26 e il 27 ottobre, per annunciare l’avvio della fase finale del progetto.

“L’accoglienza che ho ricevuto – racconta il prefetto ai microfoni di Radio Vaticana Italia – è stata come sempre straordinaria, perché le istituzioni giapponesi fanno dell’ospitalità un segno di attenzione e cordialità verso i loro ospiti. In questo caso c’era un aspetto ulteriore di formalità proprio per la prevista e ormai prossima visita di Papa Francesco”.

Mons. Pasini ha avuto alcuni incontri ufficiali nella città di Usuki, legata geograficamente alla provenienza delle ‘Carte Marega’, e ha tenuto due conferenze a Ōita e Nagasaki. “Ho potuto annunciare che siamo ormai a buon punto della nostra collaborazione per la cura di questo fondo”, racconta il prefetto della Bav. “La nostra Biblioteca ha ormai restaurato, messo in ordine e digitalizzato tutti i documenti. Ora manca di chiudere l’ultima parte di lavoro, che però è già in una fase avanzata, quella dello studio e dell’organizzazione dei documenti su un database che poi verrà reso pubblico”.

L’interesse, non solo culturale, delle istituzioni giapponesi

“Questi documenti – spiega ancora Pasini – ci forniscono dati ulteriori sulla storia delle persecuzioni subite dai cristiani in Giappone per circa due secoli e mezzo”. “Si tratta soprattutto di documenti che riguardano il censimento delle persone, paragonabili ai nostri registri parrocchiali. Là si trattava però dei registri delle Pagode buddhiste che attestano come i cittadini fossero schedati e insieme ‘controllati’ per verificare che avessero abbandonato il cristianesimo”.

Le istituzioni giapponesi hanno collaborato fattivamente alla cura di questi documenti che attestano le violenze e la limitazione della libertà religiosa subite dai cristiani nel Paese. “È una circostanza che dimostra la loro volontà di dialogo e il rispetto verso la Chiesa”, osserva il prefetto della Biblioteca Vaticana. “Da parte loro c’è anche un interesse storico e sociologico, perché queste carte danno uno spaccato preciso della società dell’epoca, delle famiglie giapponesi in quei secoli, del ruolo del capo-famiglia, del lavoro, del modo di vivere. Per loro è quindi molto interessante e vogliono allargare queste ricerche”.

Il cimitero cristiano conservato

“Però – aggiunge il prefetto – ho potuto constatare che c’è un’attenzione fortissima per la realtà cristiana di quei secoli. Forse con un approccio di tipo culturale, ma direi anche di carattere religioso”. “A Ōita ho visitato due mostre che riguardavano la vita di questi cristiani perseguitati dove sono esposte alcune croci e anche le immagini di metallo che i cristiani erano forzati a calpestare nel rituale del cosiddetto ‘e-fumi’ per dimostrare di non essere più credenti”. “A Usuki – aggiunge mons. Pasini – ho potuto anche visitare la zona dell’antico cimitero cristiano. Non ci sono più tombe in evidenza, ma fin da allora, nei secoli più bui, non è stato né vandalizzato, né cancellato ma conservato con rispetto”. “C’erano troupe televisive che mi hanno intervistato e mi è sembrato che ci fosse grande interesse per quel luogo, per quei loro antichi reperti e per me in quanto rappresentante del Vaticano”.

“L’attesa per il Papa è grande. Il convegno di Ōita è stato organizzato proprio in suo onore”, conclude monsignor Pasini. “Ma oltre ad aver registrato il desiderio di partecipare alla Messa che il Papa celebrerà a Nagasaki e agli altri appuntamenti, ho verificato un interesse più ampio per il cristianesimo e per ciò che ha rappresentato per il Giappone. A Ōita sono stato ricevuto con una grande solennità, che ritengo sia legata al prossimo arrivo del Papa, tanto che su uno dei due pennoni del palazzo della Prefettura, accanto a quello giapponese, sventolava anche il vessillo vaticano”. 

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

01 novembre 2019, 09:20