Tutto pronto tra i profughi a Lesbo per il corridoio umanitario verso l’Italia
Giada Aquilino - Lesbo
Vengono dall’Afghanistan, dal Camerun, dal Togo. In comune hanno un passato di guerra, violenza e povertà, ma anche un periodo più o meno lungo trascorso all’hot spot di Moria, il più grande campo profughi di Lesbo che ospita ben 14 mila migranti sui 17 mila attualmente presenti sull’isola greca. Sono i 33 profughi, tra cui 14 minori, che nelle prossime ore l’Elemosiniere apostolico, il cardinale Konrad Krajewski, incontra nella località sul Mar Egeo, proprio di fronte la Turchia, per poi accompagnarli domani a Roma: grazie ad un corridoio umanitario, secondo un desiderio di Papa Francesco, saranno ospitati dalla Santa Sede e dalla Comunità di Sant’Egidio, in un percorso che, in accordo col ministero dell’Interno italiano, punta a facilitarne l’integrazione. A loro, entro la fine di dicembre, si uniranno altri 10 profughi. La missione giunge sette mesi dopo quella del maggio scorso, quando il cardinale Krajewski era venuto a Lesbo per portare la solidarietà del Pontefice ai migranti, a tre anni dalla visita di Francesco.
Gli incontri con Sant’Egidio
Ieri a Mitilene, centro principale dell’isola di Lesbo, Daniela Pompei e Monica Attias della Comunità di Sant’Egidio hanno concluso gli incontri con le famiglie e il gruppo di giovani che saranno accolti a Roma. Tra di loro, anche una decina di fedeli cristiani. Dal Camerun c’è una mamma sola con una bimba di tre mesi, dal Togo una giovane donna che scappa da un matrimonio forzato e violenze, gli altri sono tutti afghani in fuga da un Paese che ancora non trova una pace definitiva. A colpire sono i documenti che mostrano, ben riposti e conservati, ci sono alcuni che non li hanno portati ai colloqui per paura di perderli, ma in pochi minuti corrono a ricuperarli, nel timore che questo squarcio di futuro appena apertosi possa svanire. Farsi, inglese, francese le lingue che parlano, ma c’è anche chi mostra con un certo orgoglio un libro d’italiano che ha già cominciato a studiare.
Anni di attesa
Alcune di queste persone “sono in attesa del primo colloquio alla commissione per la richiesta d’asilo e l’appuntamento per loro è previsto per il 2021: vuol dire essere fermi sull’isola anche per due anni”, spiega Daniela Pompei, responsabile dei servizi immigrazione e integrazione della Comunità di Sant’Egidio. “Alcune famiglie - aggiunge - sono qui da un anno, un anno e mezzo dopo aver fatto dei viaggi terribili: è importante ricominciare a vivere e farlo presto. Il percorso di integrazione - prosegue - comincerà subito, già dal giorno dopo l’arrivo sono previste le iscrizioni a scuola per i minori e l’inserimento a scuola per gli adulti, per imparare la lingua italiana”.
La conferenza stampa
Domani alle 10.30, all’arrivo dei profughi a Roma Fiumicino, la Comunità di Sant’Egidio terrà una conferenza stampa all’interno dell’aeroporto, a cui prenderanno parte il cardinale Krajewski, il fondatore Andrea Riccardi e il capo del dipartimento Libertà civili e immigrazione del ministero dell’Interno, il prefetto Michele Di Bari.
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