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La Pace è un cammino di speranza, per un’armonia con gli altri e con il Creato

Il Messaggio di Papa Francesco per la 53esima Giornata Mondiale della Pace è stato presentato in Sala Stampa vaticana dal cardinale Peter Turkson, prefetto del dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale, dal segretario dello stesso dicastero monsignor Bruno Maria Duffè e da Gabriella Gambino, sottosegretario della sezione per la vita del dicastero per il Laici, Famiglia e Vita

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

“Papa Francesco definisce la pace un cammino di speranza che inizia la notte di Natale, con il cammino dei pastori verso la grotta, per fare l’esperienza di gioia di contemplare il Signore che nasce tra noi”. Così il cardinale Peter Turkson, prefetto del dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale, presenta in Sala Stampa vaticana il Messaggio del Papa per la 53esima Giornata Mondiale della Pace, ricordando che Francesco definisce la pace “oggetto della nostra speranza”, e “non un’utopia, ma uno slancio vitale e propulsivo della vita umana”. Ma solo con l’aiuto di Dio, spiega ancora il porporato ghanese, “possiamo diventare servitori di speranza e di pace”, di una speranza che non è ingenuità, “ma un atto di fede in Dio”. Nell’insegnamento della Chiesa, prosegue Turkson, “l’attenzione ai poveri e ai più deboli coincide con la cura dell’ambiente”. “Tutto è collegato”, come scrive Francesco nella Laudato si’: “Giovanni Paolo II parlava di ecologia umana, che con Benedetto è diventata ecologia sociale e con Papa Francesco ecologia integrale”.

L'intervento del cardinal Turkson
L'intervento del cardinal Turkson

Turkson: Greta è una testimone della cura del Creato

Per questo chi crede nel Signore non può dimenticare la cura del Creato, e deve prendere esempio anche dalla giovane ambientalista svedese Greta Thunberg, che il cardinal Turkson definisce, rispondendo alla domanda di una giornalista, “una grande testimone dell’insegnamento della Chiesa sull’ambiente, la cura dell’ambiente e la cura della persona”. “Il suo messaggio  - chiarisce il porporato - è questo: sto frequentando la scuola per un futuro che non si può garantire, perché non c’è un’attenzione alla cura dell’ambiente”. “Lei chiede coerenza tra la politica di cura dell’ambiente e la politica di formazione della società”.

Duffé: non ridurre la Creazione ad uno strumento di profitto

Dopo il presidente del dicastero, interviene il segretario, monsignor Bruno Maria Duffé, che sottolinea “la dicotomia perversa” denunciata dal Papa all’Atomic Bomb Hypocenter di Nagasaki e ribadita nel messaggio, quella di un mondo che vuole difendere la stabilità e la pace “sulla base di una falsa sicurezza supportata da una mentalità di paura e sfiducia” che avvelena le relazioni tra i popoli e impedisce ogni dialogo. La riconciliazione che il Papa ci chiede, con il Creato, con gli altri e con noi stessi, per il vescovo francese ci impone di “non ridurre la Creazione ad uno strumento per produrre sempre di più”. Con Vatican News, monsignor Duffè approfondisce il valore che Papa Francesco dà alla conversione ecologica.

Ascolta l'intervista a monsignor Duffé

R. - Questa conversione ecologica è un modo di realizzare il cammino della pace, che è un cammino economico, politico ma anche ecologico e spirituale. Quattro dimensioni che sono tutte estremamente importanti. Il nostro modo di guardare la natura, di trattare gli elementi naturali, il nostro rifiuto di strumentalizzare la natura, gli elementi e anche le persone, è un primo passo verso la pace e la riconciliazione. Siamo chiamati ad una nuova armonia, ad una relazione di rispetto, di giustizia, di equilibrio con la natura ma anche nelle relazioni umane e nella comunità umana. Non possiamo più fare una separazione tra un’ecologia pacifica e una vita sociale pacifica. La pace è un insieme, che unisce queste differenti dimensioni.

L'intervento di monsignor Duffé
L'intervento di monsignor Duffé

Questo cammino di speranza è quindi anche un cammino di armonia tra uomini e ambiente?

R. - Il messaggio del Papa è una chiamata importante per fare una riflessione sulla pace, perché è un cammino di dialogo sociale e politico; ma anche un cammino per trovare un’armonia con la natura, particolarmente nelle attività economiche che usano la natura come uno strumento, e io penso particolarmente all’estrattivismo che è un’attività economica molto violenta verso l’ambiente. Abbiamo bisogno di una riconciliazione e di pensare in un altro modo la relazione con la Creazione, che non è uno strumento: il Creato è un messaggio di Dio e noi abbiamo bisogno di riscoprire questo messaggio, di trovare un limite allo sfruttamento della natura e dell’ambiente per vivere una vita più semplice, una vita più povera, che però sia in armonia e in pace con la natura.

Essere artigiani di pace, dice il Papa, è essere aperti a questa conversione ecologica che è anche un nuovo sguardo sulla vita: dobbiamo cambiare il nostro sguardo sulla vita …

R. – Questo nuovo sguardo è uno sguardo di rispetto per l’altro, di rispetto per la memoria di tutte le persone che hanno dato alla generazione presente tutti i prodotti, tutta l’intelligenza, tutta la conoscenza … Questo sguardo inizia la conversione. Non è un cammino solo intellettuale: è un cammino di sguardo e questo sguardo è una forma di rispetto della dignità perché la dignità delle persone è la presenza di Dio in ogni persona. E questo sguardo che il Papa chiama a sviluppare, è una forma di vita nuova che è incontrare, ascoltare il cammino e la storia degli altri e trovare in questa cultura dell’incontro la speranza che abbiamo nel nostro cuore. Trovare negli altri un messaggio e ritrovare il messaggio nel nostro cuore e nella nostra vita personale.

Gambino: difendere la famiglia, prima scuola di pace 

Gabriella Gambino, sottosegretario della sezione per la vita del dicastero per il Laici, Famiglia e Vita, nel suo intervento ricorda che il luogo dove apprendere la cultura del dialogo, della riconciliazione e della pace è la famiglia. “Se viene indebolita – chiarisce la docente di bioetica - diventa incapace di creare una pedagogia della pace, perché solo in famiglia i bambini possono imparare l’etica della fraternità”. Ma hanno bisogno di una famiglia stabile basata sul matrimonio e sulla fiducia e l’alleanza tra i coniugi. “La cultura del provvisorio che sta travolgendo le famiglie – prosegue Gambino - disorienta i nostri figli”. La famiglia cristiana “Insegna i limiti, le condizioni per restare nel mondo, con gli altri”. I nostri limiti sono, per il sottosegretario, “le nostre debolezze e fragilità, sono occasione di relazione con gli altri”. Fondamentale, in una pedagogia di pace, è creare le condizioni perché “il raggio di paternità di Dio possa essere mostrato dalle famiglie ai figli”.

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Le immagini della presentazione del Messaggio del Papa per la Pace
12 dicembre 2019, 16:35