Davanti al presepe di piazza san Pietro che il Papa visita il 31 dicembre
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Un viaggio indietro nel tempo e nello spazio, rapiti da 23 personaggi “che sembrano veri”, e che ci portano nelle valli trentine all’inizio del Novecento, per rivivere con loro il mistero della nascita di Gesù. E’ il presepe di Scurelle, piccolo paese della Valsugana, allestito in Piazza san Pietro, che romani e pellegrini possono ammirare dal 5 dicembre, giorno dell’inaugurazione, e che Papa Francesco visiterà la sera del 31 dicembre, poco dopo le 18, al termine della celebrazione, nella Basilica Vaticana, dei primi Vespri della solennità di Maria Santissima Madre di Dio e del Te Deum di ringraziamento.
I tronchi della tempesta e “la precarietà” della Sacra Famiglia
Nel video realizzato dal comune trentino, i commenti entusiasti di alcuni visitatori, colpiti da questa natività realizzata quasi interamente in legno dal “Comitato Amici del Presepio e recupero tradizioni locali Scurelle”, che da vent’anni lo allestisce nella piazza principale del paese. Colpisce anche il riferimento alla tempesta Vaia, che nell’ottobre 2018 ha devastato i boschi del Trentino, “I tronchi di legno – ha ricordato il Papa nell’udienza ai donatori dell’albero e dei presepi in piazza e in aula Paolo VI - provenienti dalle zone colpite dai nubifragi, che fanno da sfondo al paesaggio, sottolineano la precarietà nella quale si trovò la Sacra Famiglia in quella notte di Betlemme”.
Una pellegrina: “Dentro c’è il cuore di chi lo ha realizzato”
Una religiosa, in portoghese, commenta: “Molto bello! Le persone hanno il volto di chi sta contemplando un tesoro meraviglioso”. Una pellegrina americana aggiunge: “E’ stupendo. Ho saputo che è stato realizzato da amatori, e si vede che dentro c’è il loro cuore”. Si inserisce poi un visitatore mediorientale, che spiega: “Descrive un po’ il posto dove è nato Gesù, che è un posto povero, semplice”. Un padre, col bimbo in braccio, in italiano, è sicuro che il presepe esprima “l’umiltà che ha questo nostro Papa”. Un sacerdote, in spagnolo, conclude: “Credo che la proposta di mescolare tanti elementi di montagna, del Nord Italia, ci ricordi che il mistero della nascita di Gesù è il mistero dell’incarnazione, del Figlio di Dio che si incarna in una cultura”.
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