Rina, volontaria a 78 anni nella "Casa dei nonni": così mi sento viva e utile
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Rina Solaroli ha 78 anni, e da cinque è volontaria nella “Casa dei nonni” di Forlì della Comunità Papa Giovanni XXIII, un centro diurno dove offre il suo servizio ogni giorno come cuoca, ma anche stando accanto agli anziani ospiti della struttura, autosufficienti e non, perché, ci dice “anche io sono un po’ anziana, però sono ancora abbastanza attiva”. Per 13 anni ha assistito marito malato di Alzheimer, e gli ultimi 6 in una situazione grave. Nel 2015, con la scomparsa del marito, Rina si era un po' chiusa in sé stessa, restava sempre a casa.
La morte del marito superata dedicandosi agli altri
Grazie al genero, volontario alla “Casa dei nonni” e agli altri volontari che le hanno proposto di unirsi a loro, a novembre del 2015 ha iniziato a il suo servizio nella Casa, ritrovando così la voglia di vivere e di aiutare gli altri. Nella struttura spesso si trova a operare fianco a fianco con giovani scout e studenti tirocinanti. Con lei paliamo della sua esperienza di co-protagonismo nella società e nella Chiesa, alla luce del primo Congresso internazionale di pastorale degli anziani.
R. - Per la Comunità Papa Giovanni XXIII faccio il volontariato nella “Casa dei nonni”, è un centro diurno, e vado dove c'è bisogno. Più di tutto in cucina anche perché mi piace molto cucinare, sono molto creativa, e non spreco niente, perché il cibo, lo dice anche il Papa, è sacro. Seguo molto i programmi di cucina in televisione e faccio molto ricette. Ma sto anche con gli altri anziani, faccio loro compagnia, li porto in bagno. Ci raccontiamo le storie di quando eravamo giovani.
Lei in questo momento quindi si sente impegnata, ha un ruolo in questa attività di volontariato. Ma in passato si è sentita scartata, o messa da parte? Gli ospiti della “Casa dei nonni” si lamentano per questo?
R. - Certi sì, hanno avuto delle storie in famiglia, me ne hanno parlato…
Che contributo riesce a dare nella sua famiglia, con i figli e con i nipoti?
R. – Io qui faccio servizio solo alla mattina, fino alle 14. Il pomeriggio mi dedico alla mia famiglia, ai miei nipoti, se hanno bisogno. Perché anch'io sono un po’ anziana, però sono ancora abbastanza attiva.
Quando fa queste sue attività, o sta con i nipoti, riesce a raccontare ai giovani le sue esperienze e a trasmettere la ricchezza di quello che ha vissuto?
R. – Sì certo! Tutti i giorni le mie nipoti vengono qui, quando vengono a casa da scuola, perché il padre, mio genero, qui fa il cuoco. Aiutano a sparecchiare e parlano con gli anziani. I giovani di oggi però non sono mai contenti. Io glielo dico e glielo faccio capire, e questo aiuta anche gli altri.
Come cristiana, come credente, sente anche di avere un ruolo importante nella Chiesa, anche grazie al volontariato che fa con la comunità Papa Giovanni XXIII?
R. - Io aiuto sempre anche qui in chiesa, e con i sacerdoti parliamo tante volte della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Quindi è d'accordo con Papa Francesco sull'importanza di arricchire la vita della Chiesa con l'esperienza degli anziani, che possono ancora dare molto alla società? E le piace l’iniziativa di questo convegno del Vaticano?
R. - Sì, perché bisogna sempre aiutare quello più debole, ed è bello che anziani e giovani lo facciano insieme, perché il giovane ha bisogno dell'anziano e l'anziano ha bisogno del giovane. Qui nella “Casa dei nonni” i giovani fanno delle raccolte di biscotti, di dolci e chiedono aiuto agli anziani. Oppure disegni perché agli anziani piace molto disegnare. Facciamo lavori ai ferri, all’ uncinetto… c'è stata un’anziana che ha fatto un bellissimo scialle. E i giovani insegnano agli anziani a disegnare, a scrivere poesie e gli anziani sono molto contenti, perché sentono quella gioia, quell'attenzione. Gli anziani diventano bambini un'altra volta, come si dice, e allora anche loro hanno il piacere di imparare, di vedere cosa fanno i giovani.
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