Donne Chiesa Mondo: un viaggio nella vita consacrata
Vocazioni in calo, lavoro, abusi e ora per le suore anche il burnot, una particolare sindrome da stress. Lo riporta Donne Chiesa Mondo, il mensile femminile dell’Osservatore Romano nel numero in edicola il 26 gennaio, dedicato alla Vita consacrata. L’Uisg, l’Unione internazionale delle Superiori generali – riferisce il giornale - ha discusso il problema in un workshop che si è tenuto a Roma e ha deciso di istituire una commissione triennale per la cura della persona, in collaborazione con l’Unione dei Superiori generali. “Il nostro obiettivo – sottolinea suor Maryanne Lounghry, la religiosa australiana, psicologa, che ha diretto il laboratorio- è costruire comunità resilienti. Non dobbiamo limitarci a intervenire sul singolo caso ma considerarci all’interno di un ecosistema. La disparità di genere è uno dei nodi, dobbiamo chiederci cosa succede nella nostra Chiesa e nel Paese in cui operiamo”. Intanto in un monastero al centro di Roma una monaca e le sue consorelle parlano di un pil speciale: quella dell'anima.
Cambiamenti necessari
Sui problemi della vita religiosa femminile, e specificamente sul calo delle vocazioni, i conventi che chiudono, gli abusi sessuali e di potere, la gestione dei beni, la pesantezza di strutture a volte organizzate come secoli fa, Donne Chiesa Mondo intervista il cardinale João Braz de Aviz, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata e le Società di Vita apostolica. “L’Europa attraversa un momento molto difficile – dice il prelato – si chiudono molte case, ci sono molti abbandoni. La vita consacrata ha radici molto forti ma non ci si è accorti che alcune cose vanno cambiate, perché sono invecchiate. La formazione prima di tutto, poi la questione della fraternità, e infine il rapporto autorità-obbedienza. Senza dimenticare il rapporto uomo-donna: perché il consacrato e la consacrata devono essere così separati?”. Il cardinale parla anche dell’abuso di potere all’interno delle congregazioni: “abbiamo avuto casi di superiore generali che una volta elette non hanno più ceduto il loro posto”. E della decisione del Papa “di creare a Roma una casa per accogliere dalla strada alcune suore mandate via da noi o dalle superiore, in particolare nel caso che siano straniere”. Sugli abusi sessuali sottolinea “Il Papa chiede totale trasparenza”.
Voti, clausura e parità uomo-donna
L’intero numero di Donne Chiesa Mondo è un percorso nell’universo della Vita consacrata, che il 2 febbraio – come ogni anno - celebra la Giornata mondiale istituita nel 1997 da Giovanni Paolo II. Attraverso le interviste a tre suore, che per dirla con Papa Francesco “non giocano al ribasso con Dio”, si affrontano alcuni aspetti della Vita consacrata e alcune questioni che fanno molto discutere: i voti, la clausura e la parità uomo-donna all’interno della Chiesa. A Parigi parla Anne Lécu, religiosa domenicana, medico, che lavora nel carcere di massima sicurezza di Fleury-Mérogis, il più grande d’Europa; a Roma, nel monastero agostiniano di clausura dei Santi Quattro Coronati, la Madre Priora Fulvia Sieni e la consorella Ilaria; in Polonia, nel monastero di Żarnowiec, Małgorzata Borkowska, benedettina, che dopo cinquant’anni di vita religiosa ha scritto “L’asina di Balaam” (non ancora tradotto in italiano), “un appello ai signori del clero”.
La testimonianza di Elena Sofia Ricci
Tra realtà e rappresentazione, intervista con Elena Sofia Ricci, interprete della popolarissima suor Angela della serie tv Che Dio ci aiuti, su Rai1, che racconta il suo ritrovato percorso spirituale. L’attrice, cresciuta in una famiglia progressista, da bambina fu battezzata, di nascosto dalla madre non credente, per iniziativa del padre e della religiosissima nonna. La fiction l’ha fatta entrare in contatto con una suora che da consulente è diventata una delle sue più care amiche. Elena Sofia Ricci alcuni anni fa si è sposata in chiesa e poco prima del matrimonio ha ricevuto cresima e comunione. “Oggi - dice- assistere alla Messa è una esigenza. Ho imparato a pregare anche per trovare un parcheggio e un po’ me ne vergogno. Ma mi hanno insegnato che Dio è così grande da perdonare la nostra fragilità”.
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