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La Santa Sede da 50 anni al Consiglio d’Europa. Ganci: costruire ponti nel dialogo

Cinquant’anni fa veniva accordato alla Santa Sede lo status di osservatore presso il Consiglio d’Europa. A Strasburgo un convegno interdisciplinare apre le celebrazioni. Intervista con monsignor Marco Ganci

Giada Aquilino - Città del Vaticano

“L‘importante è seminare”, “far sentire la propria voce” e dare espressione “anche a chi non ha voce”: “il problema sarebbe non parlare”. Così monsignor Marco Ganci, inviato speciale e osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa, riassume l’impegno dei cristiani nel Vecchio Continente e assieme quello della Santa Sede presso l’istituzione internazionale di Strasburgo che promuove la democrazia, i diritti umani, l'identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali di oggi (Ascolta l'intervista a monsignor Ganci).

Costruire insieme l'Europa

L’occasione è il convegno interdisciplinare sul tema “Costruire insieme l’Europa - 50 anni di Santa Sede al Consiglio d’Europa”, da oggi a giovedì presso il Palazzo universitario della città francese. L’appuntamento è promosso dalla missione permanente: il 7 marzo 1970, infatti, veniva accordato alla Santa Sede lo status di osservatore presso il Consiglio d’Europa, a coronamento di relazioni ufficiali intercorse sin dal 1962. A dare il benvenuto ai partecipanti, lo stesso monsignor Ganci assieme al segretario generale del Consiglio, la croata Marija Pecinovic Buric. L’introduzione dei lavori è affidata all’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, e allo storico Luc Perrin della Facoltà di teologia cattolica di Strasburgo.

La presenza della Santa Sede

“Proprio nel 2020 - spiega a Vatican News monsignor Ganci, nominato dal Papa nel settembre scorso - ricorrono i cinquant’anni della presenza della Santa Sede nel Consiglio d’Europa. Per questa occasione sono stati pensati, già dal mio predecessore, mons. Paolo Rudelli, questi tre giorni interdisciplinari, in collaborazione con la Facoltà teologica dell’Università di Strasburgo, per dare inizio alle celebrazioni. Si tratta di momenti di studio, seminari, colloqui, relazioni per far comprendere e capire il motivo della presenza della Santa Sede nel Consiglio d’Europa e più in generale nella comunità internazionale”.

Al servizio del bene comune

In questi cinquant’anni, prosegue, la missione della Santa Sede è stata e continua ad essere “quella di partecipare attivamente alle attività del Consiglio d’Europa, seguirle, dare il proprio contributo con lo specifico mandato della Santa Sede, che è quello di essere sempre al servizio del Vangelo, ma ricordare anche sul piano giuridico a livello internazionale quella che è la missione propria della Chiesa, di ricordare sia il Vangelo sia di essere al servizio del bene comune, del bene dell’uomo. Il Consiglio d’Europa - chiarisce l’osservatore permanente - si occupa specificamente delle questioni della democrazia, dello stato di diritto, dei diritti umani, tematiche che la Santa Sede segue con molta attenzione: il suo contributo è quello di far sentire la propria voce, una voce magistrale, attraverso i messaggi del Santo Padre, la visita di due Papi qui a Strasburgo - San Giovanni Paolo II e Francesco - e anche attraverso visite in Vaticano di funzionari di alto livello dello stesso Consiglio”. L’ottica, aggiunge, è sempre quella di “un incoraggiamento a costruire un’Europa più solidale, equa, umana, giusta, fondata sulla pace, sui valori umani che sono quelli che la Santa Sede sempre ricorda e difende”.

Ponti nel dialogo

Al centro del convegno anche i vari aspetti della partecipazione dei cristiani alla costruzione europea, quali libertà religiosa, bioetica, migrazioni, nuove tecnologie. “Ad esempio una delle nuove commissioni intergovernative - informa monsignor Ganci - è proprio quella sull’intelligenza artificiale. È stata introdotta a fine novembre e a dicembre c’è stata la prima riunione: anche la Santa Sede vi partecipa, il Papa è molto attento, c’è stato pure un incontro a Roma, in Vaticano”. Quindi l’attività è legata a questioni inerenti i “diritti umani e che servono per poter dare un contributo spirituale, morale e alla luce della nostra missione specifica. C’è sempre un’attenzione particolare della Santa Sede verso queste tematiche: la migrazione, il tema della libertà religiosa, del dialogo interreligioso, del dialogo interculturale”. Su come poi i cristiani possano continuare a contribuire alla costruzione dell’Europa e a portare avanti l’idea di un’Europa unita in un periodo in cui si erigono nuovi muri, l’osservatore permanente sottolinea il contributo della Santa Sede a “costruire - come il Papa ricorda - dei ponti nel dialogo, nel rispetto dell’altro, nel rispetto della propria identità, ma soprattutto per crescere insieme”. Ecco perché “la tematica di questi tre giorni di studio è costruire insieme l’Europa: il contributo che dà la Santa Sede non è solo per i cristiani o i cattolici, è per tutti”.

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07 gennaio 2020, 13:38