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Medio Oriente, la Santa Sede assicura il suo supporto a soluzioni negoziate

Tenere viva la fiamma del dialogo in Medio Oriente. Nel suo intervento al Palazzo di Vetro, monsignor Frederik Hansen, incaricato d'affari della Missione dell’Osservatore Permanente della Santa Sede all'Onu, esprime l'incoraggiamento del Vaticano alla comunità internazionale

Debora Donnini – Città del Vaticano

La Santa Sede sostiene la comunità internazionale nelle iniziative volte al progresso delle “soluzioni negoziate” e il suo impegno per la pace. Nel dibattito aperto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che si è tenuto fino a ieri a New York, sulla situazione in Medio Oriente compresa la questione palestinese, interviene con una Dichiarazione monsignor Fredrik Hansen.  

Dialogo e approccio olistico per crisi della Regione

Filo conduttore delle sue parole, il recente discorso di Papa Francesco al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, nel quale il Papa ha rinnovato la sua preoccupazione per questa Regione del mondo, dove dall’inizio dell’anno continuano ad arrivare notizie preoccupanti. In particolare, il riferimento era all’innalzarsi della tensione fra l’Iran e gli Stati Uniti così come alle crisi in Iraq e Libano, con il rischio di “creare le basi di un conflitto di più vasta scala che tutti - affermava - vorremmo poter scongiurare”. È quindi della “massima importanza”, ha detto monsignor Hansen, che queste sfide siano affrontate con approccio olistico, così come l’impegno della comunità internazionale sul fronte di un dialogo aperto e costruttivo, basato sui principi su cui le Nazioni Unite sono costruite da 75 anni.

Mantenere lo status quo su luoghi santi

La Santa Sede e il Papa, ha evidenziato ancora monsignor Hansen, continuano a mantenere una particolare attenzione alla Città Santa di Gerusalemme, “alla sua vocazione di città di pace”. Quindi sottolinea l’appello, fatto ripetutamente anche da quest’Organizzazione, a “mantenere lo status quo dei luoghi santi di Gerusalemme, cari agli ebrei, ai cristiani e ai musulmani” e importanti per il patrimonio culturale dell’intera famiglia umana. L’urgenza che l’intera Comunità internazionale riconfermi il suo impegno a sostegno del processo di pace israelo-palestinese, era stata evidenziata con forza dal Papa sempre nel discorso al Corpo diplomatico. E il segretario generale nel Rapporto di dicembre diceva che la triste alternativa è che la situazione è destinata a peggiorare costantemente, “diminuendo ulteriormente la fattibilità della soluzione a due Stati basata sulle linee del 1967”.

A tutta la regione potrebbe applicarsi quello che Papa Francesco ha recentemente affermato riguardo a Israele e alla Palestina. E in tutto il mondo, alle soglie del 75.mo anniversario dell’Onu, dove tante persone in difficoltà attendono pace, sicurezza e prosperità.

Siria e Yemen

Ma lo sguardo del Papa si era rivolto anche alla Siria. Bisogna contrastare “il velo di silenzio che rischia di cadere sulla guerra che ha devastato” il Paese nell’ultimo decennio, chiedeva il Papa esortando a trovare soluzioni adeguate per permettere “all’amato popolo siriano” di ritrovare la pace e per la ricostruzione. Ma a preoccupare Papa Francesco, ha sottolineato monsignor Hansen, è anche l’indifferenza per il conflitto in Yemen che sta soffrendo una delle crisi umanitarie più gravi della storia recente.

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23 gennaio 2020, 11:41