Filoni inizia il nuovo mandato di Gran Maestro dell'Ordine del Santo Sepolcro
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Una Messa per iniziare con la preghiera la sua nuova missione e per chiedere a Dio "il dono della luce e della sua grazia”. Era questo il desiderio del cardinale Filoni non appena ricevuta la nomina a Gran Maestro dell'Ordine di San Sepolcro. Il porporato ha presieduto la celebrazione nella chiesa di Santo Spirito in Sassia, accompagnato dagli alti dignitari dell’istituzione pontificia, i Luogotenenti italiani, i Cavalieri e le Dame di Roma. Molti i membri dell'Ordine e gli amici che si sono stretti attorno a lui nella chiesa gremita, si legge in un comunicato dell’istituzione, per affidare al Signore il suo ministero e il cammino futuro dell'Ordine stesso. Al termine della celebrazione eucaristica il cardinale ha incontrato e salutato tutti i partecipanti a Palazzo della Rovere, sede dell'istituzione, situato proprio di fronte alla chiesa.
La chiamata di Gesù, il Maestro
Riflettendo sulla nostra missione, ha detto il cardinale Filoni nell’omelia, ho pensato ai brani del Vangelo in cui si parla della vocazione dei discepoli, degli apostoli, di Paolo, di Maria di Magdala, ciascuno chiamato personalmente da Gesù. Anche la nostra chiamata nell’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme, ha proseguito, la penso come “frutto di un incontro e di una chiamata in cui siamo stati, per così dire, scrutati e scelti”. La storia della fede cristiana e di ogni chiamata, ha osservato il porporato, ha origine dal 'Sepolcro vuoto' che riporta a Gesù Risorto. “Davanti a quel sepolcro vuoto e all’incontro con Cristo vivente - ha osservato -, si era verificata la più grande trasformazione dell’umanità e si aprivano scenari impensabili circa la convivenza tra i popoli, le relazioni sociali, le dimensioni dello spirito, il senso dell’esistere. La storia non sarebbe stata mai più come prima”.
La fiducia nella presenza del Risorto
Con la stessa fede nel Risorto, testimoniata da Pietro e dai discepoli, ha continuato il cardinale Filoni, “noi vorremmo entrare nella barca di cui parla il Vangelo”. E spiega che si tratta della barca della vita “che spesso naviga nel mare dell’inquietudine del cuore e della mente”. Ma “avere il Risorto nella piccola barca della nostra vita o nella grande barca della Chiesa - ha proseguito - , sapere che Egli ha promesso di custodirci dal maligno e nella verità, ciò per noi è garanzia e certezza che al momento opportuno sarà Gesù a minacciare i marosi e griderà al vento: “Basta, calmati!”.
Carità e solidarietà per la Terra Santa
Il porporato ha poi descritto il senso dell’appartenenza all’Ordine. “Il nostro esistere nella vita della Chiesa, consolidato più volte dai Sommi Pontefici – ha affermato -, ha come scopo di assicurare che nella Terra Santa dove sono presenti tanti luoghi sacri continui a risuonare il Vangelo e resti viva l’opera di carità, il sostegno alle istituzioni culturali e sociali e la difesa dei diritti di quanti vi abitano”. Ha sottolineato quindi la radice neo-testamentaria dell’impegno dell’istituzione in Terra Santa. Fin dall’inizio, infatti, i cristiani hanno vissuto gesti di solidarietà con i fratelli della Palestina. “Non dobbiamo mai dimenticare – ha detto ancora - che la carità e la solidarietà qualificano l’Ordine equestre del Santo Sepolcro e noi siamo onorati di averle come nostre caratteristiche a favore della Chiesa Patriarcale di Gerusalemme e di tanti fratelli e sorelle nel bisogno che vivono in quella Terra”. Una Terra benedetta, ha concluso, ma anche tanto bisognosa di pace.
Per il cardinale Filoni, oggi anche un altro incarico: Papa Francesco l’ha infatti annoverato tra i Membri della Congregazione delle Cause dei Santi.
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