No alla dittatura dell’algoritmo
Fausta Speranza – Città del Vaticano
L’umanità usi la tecnologia e non viceversa, perché non sia “dittatura dell’algoritmo”. Oltre 450 persone - tra informatici e filosofi, teologi e dirigenti di azienda - si sono ritrovati concordi nel condividere questa raccomandazione che nasce dalla consapevolezza della sfida rappresentata dalla crescente diffusione dei sistemi a cosiddetta intelligenza artificiale. Centrale la riflessione del Papa affidata al messaggio letto in aula dal presidente dell'Accademia per la vita.
Sottoscrivere la Carta, durante la cerimonia svoltasi all’Auditorium di Via della Conciliazione, ha significato assumere un impegno in questo senso. A firmare sono stati il presidente dell’Accademia per la vita, monsignor Vincenzo Paglia; il presidente di Microsoft, Brad Smith; il vicepresidente di Ibm, John Kelly III. Hanno partecipato il presidente dell’Europarlamento, David Sassoli; il Direttore generale della Fao, Qu Dongyu. Ma si tratta di un primo passo. La speranza è che governi e grandi aziende si aggiungano nel dibattito aperto con questo meeting.
Il presidente dell’Accademia per la vita, monsignor Vincenzo Paglia, concludendo i lavori ha ribadito che “il confronto ha confermato che nessuno ha risposte pronte alle sfide ma piuttosto molte domande: si tratta di trovare insieme il modo di affrontare e gestire gli interrogativi”. Con monsignor Paglia abbiamo parlato di come sia nata l’iniziativa del convegno, delle sfide, dell’appello rivolto alla Chiesa dai big della tecnologia, dell’importanza della condivisione a tanti livelli e di nuove prossime adesioni:
L'Europa di fronte alla sfida dei diritti
“Di fronte alle incognite che ci pone questa stagione di grandi trasformazioni occorre grande trasparenza”. E’ la raccomandazione in particolare del presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, che intervenendo al convegno, intitolato precisamente “The ‘Good Algorithm Artificial Intelligence: Ethics, Lae, Health”, ha definito “importante che i nuovi confini tecnologici vengano regolati non solo dagli Stati, ma anche a livello europeo, attraverso l’elaborazione di precise regole di utilizzo e con l’adozione di requisiti comuni in materia per misurare l’impatto sul rispetto dei diritti fondamentali”. A questo proposito Sassoli ha spiegato che “l’Unione europea sostiene da sempre politiche a favore della ricerca e dell’innovazione, ma che il Parlamento europeo ha il dovere di proteggere ancora di più i cittadini per l’impatto che possono determinare le nuove tecnologie”. Ha ricordato che durante la scorsa legislatura il Parlamento ha chiesto alla Commissione europea di aggiornare e integrare il quadro giuridico dell’Unione con chiari principi etici che tengano in considerazione e non sottovalutino il fattore umano, ribadendo che “i cittadini devono avere la possibilità di controllare i propri dati, di proteggere la propria privacy e di saper discernere le informazioni che ricevono”.
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