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Il presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali Stefano Zamagni Il presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali Stefano Zamagni

Vaticano, un patto globale per dire no alle disuguaglianze

Oggi workshop alla Casina Pio IV con economisti, ministri delle finanze e banchieri, con lo scopo di mettere a punto proposte per una migliore distribuzione delle ricchezze. Il presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, Stefano Zamagni: "La novità dell'ultimo trentennio è che sono le regole, cioè la struttura delle relazioni economiche, a generare le disuguaglianze"

Alessandro Guarasci - Città del Vaticano

In un tempo di disuguaglianze sociali, è necessario recuperare la solidarietà tra i popoli, i governi e le organizzazioni internazionali. Parte da questo concetto il workshop che si tiene oggi in Vaticano alla Casina Pio IV: “Nuove forme di fraternità solidale, di inclusione, integrazione e innovazione". L’evento è organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Gli organizzatori ribadiscono che la “solidarietà è uno dei tre pilastri della Dottrina Sociale della Chiesa, assieme alla sussidiarietà e al bene comune. Da san Paolo VI a Francesco, tutti i Papi hanno particolarmente enfatizzato questo concetto”. Per l’Onu più di due terzi della popolazione mondiale vive oggi in Paesi in cui la disuguaglianza è cresciuta dal 1990. L’1% della popolazione di 18 Paesi, tra cui Stati Uniti, Russia, India e Brasile, detiene oltre il 20% della ricchezza mondiale.

Zamagni: oggi sono le regole a generare le disuguaglianze

Per il presidente della Pontificia Accademie delle Scienze Sociali, l'economista Stefano Zamagni, “ci vuole un patto globale per modificare le regole del gioco economico, a livello soprattutto internazionale. Bisogna cioè smettere di pensare di correggere le diseguaglianze intervenendo a valle e non invece a monte. Gli interventi a valle, cioè di tipo più o meno assistenzialistico, potevano andar bene fino a un recente passato quando le disuguaglianze erano sotto controllo. La novità dell'ultimo trentennio è che sono le regole, cioè la struttura delle relazioni economiche a generare le disuguaglianze indipendentemente dalla volontà delle persone. Far capire questo sarebbe un  grande risultato. Molti pensano che quelli che stanno male, che stanno in fondo alla scala sociale non hanno le doti sufficienti, in parte questo è vero ma non è più così. Oggi le disuguaglianze sono provocate dal modo in cui funziona la finanza speculativa Internazionale”.

Ascolta l'intervista a Stefano Zamagni

Professore, la finanza continua ad essere troppo influente?

R. - Fino al 1980 il volume delle transazioni finanziarie era più o meno uguale al Pil mondiale. Oggi il volume delle transazioni è di oltre 4 volte più grande del Pil mondiale. Il che vuol dire che la finanza oggi è andata fuori dal suo compito, perché la parola finanza deriva dalla parola ‘fine’, cioè ogni attività che ha un fine. Fino a un trentennio fa, il fine era quello di favorire l'economia reale provocando lo sviluppo. Oggi la finanza è autoreferenziale, ovvero fine a se stessa. Fino a che non chiuderemo i paradisi fiscali sparsi per il mondo, soprattutto in alcune parti del mondo, è ovvio che non si potrà intervenire più di tanto. Coloro i quali si arricchiscono indebitamente, perché l'arricchimento in ambito finanziario non è dovuto a una capacità superiore delle persone o al fatto che hanno inventato qualcosa di straordinariamente innovativo, è perché hanno avuto fortuna oppure non hanno avuto scrupoli morali e quindi hanno ottenuto dei sovrappiù enormi .

Queste disuguaglianze portano anche delle guerre?

R. - La disuguaglianza semina l’odio, semina la volontà di distruzione dell'altro e qui la violenza, da qui quindi le guerre non dichiarate le cosiddette guerre guerreggiate che alimentano poi correnti di pensiero ideologico che hanno altri scopi. Se noi pensiamo ai fenomeni terroristici è evidente che la manovalanza di chi manovra questi fenomeni deriva proprio da coloro i quali vengono emarginati, cioè soffrono di disuguaglianze. E’ evidente che se vogliamo ristabilire la sicurezza, come tutti dicono di volere,  la prima cosa è ridurre le disuguaglianze.

ULTIMO AGGIORNAMENTO: 5 FEBBRAIO

 

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04 febbraio 2020, 12:06