Emergenze e Carità al tempo del Coronavirus: una riflessione del cardinale Tagle
Luis Antonio Gokim Tagle
Care sorelle e fratelli, siamo di fronte a un’emergenza dovuta al Coronavirus 19. Emergenza, dal latino “emergere”, si riferisce a un evento imprevisto che si presenta davanti a noi e richiede attenzione. Le emergenze non sono una novità per noi. Ogni anno subiamo terremoti, tifoni, inondazioni, siccità e malattie. Spesso però sono confinati in un luogo e riguardano persone limitate. L’attuale emergenza covid19 si chiama pandemia, dalle due parole greche: “pan”, che significa “tutti” e “demo”, che significa “popolo o popolazione”. La pandemia colpisce tutte o quasi tutte le persone. Possiamo dire che covid19 è un’emergenza generale o universale. Colpisce quasi tutti noi. E richiede una risposta da parte di tutti noi.
Durante le emergenze, pensiamo istintivamente prima di tutto a noi stessi, alle nostre famiglie e alle persone che ci sono vicine. Faremo tutto ciò che è in nostro potere per proteggerli. Anche se questa reazione è fondamentalmente buona, dobbiamo stare attenti a non finire a pensare solo a noi stessi. Dovremmo evitare che la paura ci renda ciechi ai bisogni delle altre persone, quei bisogni che sono i nostri stessi bisogni. Dovremmo evitare che l'ansia uccida l'autentica preoccupazione per il prossimo. In una emergenza, anche il vero cuore di una persona emerge. Da un’emergenza che colpisce tutte le persone (pandemia), speriamo di vedere un’emergenza pandemica di cura, compassione e amore. Una crisi di emergenza che scoppia inaspettatamente può essere affrontata solo con un’uguale “eruzione” di speranza. La diffusione pandemica di un virus deve produrre un “contagio” pandemico di carità. La storia giudicherà la nostra generazione in base alla forza dell'amore disinteressato che questa emergenza comune avrà generato e avrà diffuso o se non sarà riuscita a farlo. Ringraziamo le persone eroiche il cui amore e coraggio sono già stati fonte di guarigione e di speranza in queste ultime settimane.
Gli esperti dicono che dovremmo lavarci le mani per evitare di essere contagiati dal virus e per evitare di diffonderlo. Al Processo di Gesù, Ponzio Pilato “prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: ‘Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!’”. (Matteo 27:24). Dovremmo lavarci le mani, ma non come Pilato. Non possiamo lavarci le mani della nostra responsabilità nei confronti dei poveri, degli anziani, dei disoccupati, dei rifugiati, dei senzatetto, degli operatori sanitari, di tutte le persone, del Creato e delle generazioni future. Preghiamo, attraverso la forza dello Spirito Santo, che possa emergere un amore genuino da tutti i cuori umani per far fronte a questa emergenza comune.
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