Koch: il virus dimostra che l’uomo non ha tutto sotto controllo
Roberta Barbi - Città del Vaticano
Il porporato, da circa dieci anni presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità tra i cristiani, nel colloquio con la sezione informativa della Conferenza episcopale svizzera, racconta che, condivide con tutti le limitazioni oggettive nello svolgimento del suo lavoro, causate dalle restrizioni imposte a causa della diffusione dell’epidemia. “Un Venerdì Santo prolungato - così descrive la sua vita di questi giorni a Roma - la situazione è paradossale. L'essenza dell'ecumenismo sta nel dialogo, ma il dialogo non può essere fatto da solo", osserva.
La solidarietà delle Chiese nella crisi attuale
Le visite dall'estero sono annullate, le riunioni di lavoro rinviate sine die. “Ma d'altra parte, le Chiese stanno dimostrando la loro solidarietà proprio in questa crisi”, afferma il cardinale Koch, che racconta come in 70 anni di vita non abbia mai vissuto un’esperienza del genere: "Il virus dimostra che non abbiamo tutto sotto controllo", ha detto.
Secondo il porporato, infatti, la crisi attuale tocca sia gli atteggiamenti sociali che il cuore del messaggio cristiano. "Cogliamo l’invito a riconsiderare le nostre priorità nella vita", afferma, rammentando che Gesù non smette mai di partecipare alla sofferenza umana: "Questo è il messaggio più potente che il cristianesimo può dare, soprattutto ora. Ma proclamare questo messaggio attraverso la Parola e il Sacramento è una delle difficoltà del momento”.
Fiducia nel futuro
Quanto a come, personalmente, trascorra le sue giornate, il porporato racconta di vivere il rallentamento forzato di queste settimane come un'occasione di meditazione: "Il tempo che si libera è investito nella preghiera". Sulle prospettive che il futuro ci riserva, infine, conclude di essere fiducioso e tranquillo, perché “la morte ha solo la penultima parola - Dio ha l'ultima parola, e questo significa vita".
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