Piazza piena e Piazza vuota
Federico Lombardi
In questo periodo milioni e milioni di persone in Italia e nel mondo hanno seguito e seguono i momenti di preghiera guidati dal Papa attraverso la televisione e i media elettronici. Sono livelli di ascolto straordinari. Non c’è da stupirsi. La situazione porta naturalmente a compensare con la comunicazione mediatica tutta quella dimensione di partecipazione fisica e di relazioni a cui dobbiamo rinunciare. Inoltre e ancor più, porta a cercare quella parola e quell’immagine che incontra le attese profonde di consolazione, di ricerca di luce in tempo di oscurità, di conforto in tempo di incertezza.
Quando Papa Francesco iniziò a celebrare la Messa mattutina a Santa Marta con un gruppo di fedeli – una delle prime e più caratteristiche innovazioni di questo pontificato - giunse presto la richiesta (da parte di TV2000) di riceverne in diretta il segnale televisivo per permettere a un pubblico più vasto la possibilità di seguire quel momento toccante di preghiera con il Papa. Ricordo bene che allora se ne parlò con il Papa stesso e si fece una riflessione se dire di sì o di no. La conclusione fu allora di non trasmettere in diretta quella Messa, perché, a differenza delle celebrazioni pubbliche, intendeva conservare un carattere più intimo e privato, semplice e spontaneo, senza che il celebrante e l’assemblea dovessero sentirsi sotto gli occhi del mondo. Certamente, si potevano diffondere spunti e brevi immagini dell’omelia e della celebrazione, ma non farne una trasmissione integrale. Non mancavano infatti molte altre occasioni in cui un grande pubblico poteva seguire il Papa che si rivolgeva intenzionalmente non solo ai presenti, ma a un uditorio assai più ampio collegato tramite radio, televisione o altri media.
Ora la situazione è cambiata. A Santa Marta non c’è un’assemblea di fedeli, per quanto piccola, e la Messa del Papa – che celebra quasi solo - è trasmessa in diretta e seguita da un numero grandissimo di persone che ne ricevono conforto e consolazione, si uniscono con lui in preghiera e sono da lui invitati a “fare la comunione spirituale” poiché non possono avvicinarsi per ricevere il corpo del Signore. Il mistero celebrato è lo stesso, ma il modo di parteciparvi è cambiato. Il Papa Francesco nell’omelia ama guardare negli occhi i presenti e dialogare con loro. Ora lo sguardo e la voce sono mediati dalla tecnologia, ma riescono ugualmente a raggiungere il cuore. L’assemblea non è più presente fisicamente, ma c’è ed è realmente unita, attraverso la persona del celebrante, intorno al Signore che muore e risorge.
Analoga e ancor più intensa è l’esperienza del Papa che parla e prega nella Basilica o nella stessa Piazza San Pietro completamente vuota. Quante volte ci siamo trovati negli anni a lanciare cifre sempre più impressionanti di fedeli presenti: 50, 100, 200 mila persone… in tutta la Piazza, anche in Via della Conciliazione fino al Tevere… Il luogo delle assemblee innumerevoli… Nel corso del secolo passato avevamo imparato ad aggiungere gradualmente a questa presenza fisica tante altre persone che grazie alla radio, poi alla televisione, poi ai nuovi strumenti della comunicazione allargavano quelle assemblee alle diverse parti del mondo. Benedizione “Urbi et Orbi”, “alla Città e al mondo”. In particolare Giovanni Paolo II, con gli auguri natalizi e pasquali in decine di lingue, ci aveva fatto capire che la grande assemblea riunita nella Piazza era il centro, il cuore di un’assemblea molto più larga, capillarmente diffusa in tutti i continenti, unita dal desiderio di ascoltare grazie alla voce del Papa un unico messaggio di salvezza.
Ora abbiamo visto la Piazza assolutamente vuota, ma l’assemblea più larga, quella non presente fisicamente ma spiritualmente c’è stata, e forse anche più numerosa e intensamente unita che in altre occasioni. Il Papa può essere solo in Piazza San Pietro, come nella Cappella di Santa Marta, ma la Chiesa, l’assemblea universale dei fedeli è fortissimamente reale e unita da vincoli profondissimi radicati nella fede e nel cuore umano.
La Piazza vuota, ma in cui si percepisce la presenza densissima e l’incrociarsi di relazioni spirituali di amore, di compassione, di sofferenza, di desiderio, di attesa, di speranza…è un segno forte della presenza dello Spirito, che tiene unito il “Corpo mistico” di Cristo. Una realtà spirituale appunto, che si manifesta quando l’assemblea è fisicamente riunita e presente, ma che non è legata e limitata alla presenza fisica, e paradossalmente in questi giorni si può sperimentare in modo più forte ed evidente. “Il vento soffia dove vuole e tu ne senti la voce, ma non sai di dove venga e dove vada… così è chiunque è nato dallo Spirito” diceva Gesù nella notte a Nicodemo.
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