Farrell: il futuro ha delle incognite, ma lavoriamo per le famiglie e i giovani
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Il Covid-19 costringe a rivedere vita personale e collettiva, progetti e programmi. Così anche per l'agenda della Santa Sede e della Chiesa che, nel caso dei due appuntamenti internazionali, la Giornata mondiale della Gioventù e l'Incontro internazionale delle Famiglie, ha deciso di spostare le date che erano già fissate. Le famiglie si incontreranno a Roma a giugno 2022, anzichè nel 2021, mentre i giovani vivranno la GMG a Lisbona ad agosto del 2023.
Quali le ragioni per il rinvio di questi due appuntamenti? A spiegarlo nei dettagli, al microfono di Vatican News, è il cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita:
R. - Questi due appuntamenti sono due eventi internazionali, allora nella situazione in cui ci troviamo in questo momento, è molto difficile sapere come sarà la nostra vita dopo questa pandemia. L'Incontro mondiale della Famiglie era stato fissato a giugno dell'anno prossimo, ma ora certamente bisognava portare avanti tutte le questioni di tipo organizzativo e anche logistico per preparare questo evento. Adesso però non abbiamo la certezza di come saranno nel prossimo anno la situazione economica e la situazione delle persone e delle famiglie e non è sicuro che sarebbero molti a venire qui a Roma dall'estero per questo evento l'anno prossimo. E così il Santo Padre e noi del Dicastero, dopo aver consultato le persone del Vicariato qui a Roma e i referenti del Portogallo, abbiamo pensato che la miglior cosa sarebbe aspettare un anno prima di iniziare questi eventi internazionali. Così si è deciso che l'appuntamento con le famiglie sarà il 2022 a Roma e quello per i giovani a Lisbona il 2023. C'è la preoccupazione per il futuro come sarà. Speriamo che possiamo ritornare alla normalità della nostra vita di tutti i giorni, ma questo non è realismo. Io credo che tante persone pensino che ci vorranno perlomeno due o tre anni per il ritorno alla normalità.
Questi incontri internazionali prevedono la possibilità per un numero consistente di persone di spostarsi e viaggiare. Non sappiamo quali saranno le prospettive per il futuro: come state pensando di operare?
R. - Quasi tutte le diocesi del mondo organizzano eventi anche nella propria nazione e ci sono incontri per le famiglie e i giovani. Noi continuiamo a lavorare per aiutare tutti i vescovi a promuovere nelle diocesi la vita familiare e anche il lavoro con i giovani. Speriamo che avremo sempre questi incontri mondiali internazionali, ma come ho detto non è realistico pensare che la gente possa viaggiare nei prossimi due anni. Il nostro lavoro non è soltanto organizzare questi due eventi, c'è anche il lavoro di tutti i giorni che dobbiamo fare per continuare a promuovere la vita familiare e anche la vita cristiana e dei giovani.
In che modo continuate a lavorare?
R. - Qui al Dicastero continuiamo il lavoro, è chiaro non abbiamo tutte le persone, tutti i dipendenti, qui in sede. Ci sono alcuni che lavorano da casa, in ufficio ci sono sempre 4 o 5 persone tutti i giorni. Gli altri vengono e si portano poi il lavoro a casa. Abbiamo fatto tutto il possibile per aiutare i dipendenti in questa situazione dove c'è preoccupazione per la salute di ognuno di noi. Io vado al Dicastero tutti i giorni, anche il segretario, i sottosegretari vengono quando possono, gli officiali vengono due giorni alla settimana e così lavoriamo.
Il lockdown che stiamo vivendo in tanti Paesi del mondo ci invita a guardare all’essenziale e a una centralità della famiglia. Quale insegnamento possiamo trarre da questa situazione?
R. - Io credo che il Papa tutti i giorni abbia dato un messaggio a tutte le persone del mondo: la famiglia è il luogo centrale della nostra vita, ci insegna tanto. L'obbligo che abbiamo di vivere in questi giorni così uniti in famiglia, ci insegna tante cose, come a vivere senza egoismo. Ciò che noi viviamo in questi giorni è una opportunità che il Signore ci dà per imparare a lasciare l'egoismo fuori dalla porta, a vedere ogni persona come un fratello o una sorella. Una cosa che noi possiamo imparare in questi giorni è che la famiglia è anche un luogo dove possiamo conoscerci, perché ci sono così tante cose nella vita di ognuno di noi ogni giorno che non riusciamo alle volte a vedere le necessità delle persone che abbiamo accanto, perché siamo preoccupati tanto di noi stessi. Allora è un momento per imparare a lasciare l'egoismo fuori della nostra vita e a preoccuparci di guardare gli altri. Proprio questa mattina il Santo Padre ha detto che dobbiamo imparare a fare il silenzio nella vita e che in questi giorni dobbiamo ascoltare lo Spirito Santo, e noi dobbiamo educare anche i nostri figli ad ascoltare lo Spirito e a pensare a Dio e a pensare alla nostra vita, a come viviamo e a come cambierà la nostra vita dopo questa pandemia. Credo che sia importante ascoltare il Papa, ogni giorno lui fa la santa Messa alle 7 della mattina e sempre noi preghiamo per tutto il mondo e ascoltiamo le preoccupazioni che il Santo Padre ha in questo periodo.
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