“Padre Tucci”, il giro del mondo in compagnia di un Santo
Alessandro De Carolis – Città del Vaticano
Uno che battaglia per la propria vocazione e che a 15 anni sfida i genitori per farsi gesuita non poteva condurre un’esistenza da comprimario. E comprimario non è certo stato il cardinale Roberto Tucci, “padre” per diversi anni della comunità della Radio Vaticana, dove Paolo VI lo vuole come direttore generale dal ’73, e poi dall’82 e per vent’anni organizzatore capo dei viaggi di Papa Wojtyla, che avrebbe fatto tre volte il giro del mondo con le sue missioni apostoliche – il che per padre Tucci che doveva allestirle è equivalso a girarlo molto di più.
La svolta editoriale
Manca da cinque anni ormai questo figlio di Sant’Ignazio, originario di Napoli, al quale alle soglie degli 80 anni, nel 2001, Giovanni Paolo II aveva concesso la porpora. Resta il ricordo sua “vita operosa e dinamica”, messa in luce da Papa Francesco nel messaggio di cordoglio scritto per la sua morte, avvenuta a pochi giorni dal suo 94.mo compleanno, il 19 aprile 2015.
Alla Radio Vaticana in certo modo Tucci prepara il terreno, sulla scorta delle risorse destinate all’emittente da Paolo VI, al dinamismo di cui sarà innervato il magistero del Pontefice polacco. Il direttore gesuita governa una struttura spronata a ideare nuovi programmi e ne staglia con più decisione la fisionomia “editoriale”, esplicitamente richiesta da Papa Montini e poi provvidenzialmente necessaria quando Giovanni Paolo II diventa attore di prima grandezza nelle vicende della sua epoca, non solamente ecclesiali.
Al servizio di Sua Santità
Prima di approdare alla Radio Vaticana, aveva diretto la rivista della Compagnia di Gesù, “La Civiltà Cattolica”, ed aveva avuto un ruolo di perito nel lavoro del Vaticano II. Ma è indubbio che le sue doti di misura e acume brillano in particolare nel servizio di “avanguardia” e poi di accompagnatore del Papa nei suoi viaggi. Uno dei suoi successori, padre Federico Lombardi, rammenta così quel periodo: “È stato un servizio fatto con discrezione, con grande fedeltà, rispettava con grandissima attenzione ogni cenno di volontà, di desiderio di Giovanni Paolo II perché potesse essere realizzato. Nello stesso tempo, doveva in qualche modo proteggerlo dalla valanga di richieste - spesso anche non appropriate - che naturalmente giungevano da ogni parte quando si organizzavano i viaggi. Quindi ha saputo dimostrare con grandissima fedeltà, con semplicità, con grandissima intelligenza e con capacità di rapporti con i governi, con i nunzi, con le diverse componenti ecclesiali, la messa a punto di programmi di viaggi che sono rimasti storici e che hanno permesso a Giovanni Paolo II di svolgere un aspetto fondamentale del suo ministero per la Chiesa in tutto il mondo e per i popoli di tutto il mondo”.
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