Maria nell'educazione e nel dialogo interreligioso
Gabriella Ceraso e Patricia Ynestroza - Città del Vaticano
Al centro c'è ancora una volta il Global Compact on Education, l'incontro promosso da Papa Francesco per ravvivare l’impegno per e con le giovani generazioni e rimandato, a causa della pandemia di coronavirus, dalla prossima primavera all'ottobre del 2020. Il Papa, convocando l'evento per maggio, aveva espresso il desiderio di ricostruire “un patto educativo globale” che ci educhi alla “solidarietà universale” e a “un nuovo umanesimo”, al fine di affrontare le sfide di un mondo in “continua trasformazione” e “attraversato da molteplici crisi”. Chiamati in causa tutti coloro che, con ruoli di responsabilità, hanno a cuore il futuro delle nuove generazioni”.
Anche la PAMI risponde all'appello: la Pontificia Academia Mariana Internazionalis è un'istituzione scientifica della Santa Sede dedicata a promuovere le iniziative volte alla conoscenza e alla venerazione della Madre di Gesù (mariologia), per dare vita, in prospettiva ecumenica, interreligiosa e interculturale, a processi educativi, luoghi, aggregazioni ed esperienze che, richiamandosi alla figura di Maria, promuovano lo sviluppo integrale della persona umana e la sostenibilità della “casa comune” che è il Creato.
Una video conferenza si sostituisce, a causa della pandemia, al previsto seminario rimandato all'autunno, un confronto trans-disciplinare tra diversi soggetti afferenti all'Area Politica, all'Area Economico-Educativa, all'Area Interreligiosa per esplorare quanto la figura della Madre di Gesù, dal punto di vista culturale, sia in grado di riflettere e rilanciare stili, valori, idee ed azioni capaci di orientare il bene comune della famiglia umana e del Creato - obiettivo ultimo del Global compact on education - in ottica multiculturale e interreligiosa.
Le due sessioni di studio di oggi
La Giornata di studio odierna, è una giornata dove l'incontro, il dialogo e il confronto iniziano a concentrarsi sulla preparazione del "post-pandemia", per ritrovare insieme sguardi di futuro che non perpetuino la logica dell'emergenza e l'immobilismo delle strutture economiche e sociali. Il tutto guardando a quanto la figura di Maria, nel suo spessore multi-culturale e transreligioso, può innescare in una dinamica di cambiamento, di corresponsabilità, di solidarietà, di giustizia e di pace.
Due le sessioni previste, arricchite dai dibattiti tra relatori di diverse provenienze e religioni. La prima sessione è dedicata alla tematica "Maria, Economia ed Educazione" che affonda le sue radici in Occidente - si legge nella presentazione dell'evento - , allo sviluppo dell’esperienza monastica benedettina e alla forte carica simbolica che tale esperienza voleva coltivare e trasmettere all’interno di un mondo “collassato” dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente e privo di un’organizzazione statale capace di assicurare in modo duraturo il cibo e la pace. L'altra sessione di lavoro si incentra invece sulla dimensione "Maria, Dialogo Interreligioso e Politica" che attinge alla donna di Nazareth - spiega la stessa PAMI - quale "donna di confine" tra Israele e le genti, tra l’umanità e Dio, tra la morte e la vita, "confini che non sono solo contorni esteriori, ma geografia interiore".
A moderare il dibattito Gian Matteo Roggio missionario di Nostra Signora de La Salette e docente di mariologia presso la Pontificia Facoltà Teologica “Marianum” di Roma e di teologia fondamentale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore a Roma. Nell'intervista di Patricia Ynestroza, padre Roggio spiega il ruolo di Maria nel più ampio progetto educativo globale e gli obiettivi che la giornata mira a concretizzare:
Come far sì che il modello di Maria faccia parte attiva dell'educazione globale?
R. - Maria può diventare una parte attiva nel "patto educativo" tra le generazioni, se noi andiamo a riscoprire le nostre culture, perché nelle nostre culture la figura di Maria ha una grande importanza, è un modello nel quale possiamo trovare dei valori umani che sono irrinunciabili, che sono alla base di una vera cittadinanza, che sono alla base di una vera convivenza, dei valori umani che permettono di guardare l'altro non come un nemico, non come un avversario, ma come un fratello e una sorella qualcuno con cui camminare insieme nella reciproca ospitalità, per costruire un mondo dove ci sia spazio per tutti. Un mondo che, da questo punto di vista, sia davvero una casa. Per cui, per far sì che il modello che Maria è in se stessa possa avere parte attiva nell' educazione globale, abbiamo bisogno di ritrovare le nostre culture e di ascoltare le nostre culture scoprendo in esse la figura di Maria e quei valori che Lei riflette per il bene comune di tutti.
Quali sono i frutti principali di questo convegno nell'ambito del più vasto progetto del patto educativo globale?
R. - Penso che i risultati di questo convegno, che la Pontificia Academia Mariana Internazionalis ha promosso nell'ambito del "Patto educativo globale", siano soprattutto l'incontro e l'ascolto. Infatti ci siamo incontrati in tanti, diversi per competenze e per provenienze, per formazione e confessione religiosa, poiché abbiamo avuto questo spazio molto ampio dedicato al dialogo interreligioso. Quindi uno dei primi frutti di questo convegno è che l'educazione si fa se ci si incontra e se ci si ascolta, perché l'altro ha sempre qualcosa da portare. Non è vero che l'altro è qualcuno che non ha niente da dirmi o da darmi; l'altro ha sempre qualcosa da darmi. Questo è il mistero che l'altro si porta dentro: si porta dentro non solo per chi ha fede ma per chi riflette sulla vita umana. Allora credo che il vero grande risultato di questo convegno è aver mostrato che ci si può incontrare, si può dialogare insieme, e grazie a questo incontro e a questo dialogo, si può costruire insieme qualcosa che non corrisponde agli interessi solo di qualcuno, ma qualcosa che corrisponde agli interessi di tutti.
Il contributo della Commissione Mariana Musulmano Cristiana
Ai lavori partecipa e contribuisce la Commissione internazionale Mariana Musulmano Cristiana creata in seno alla PAMI nel 2019 e che, forte della sua internazionalità, intende sviluppare le potenzialità di incontro, mutua conoscenza e collaborazione che la figura di Maria quale “confine aperto“ può suscitare nelle diverse comunità, spingendole alla costruzione di una società inclusiva e multiculturale. Quale il suo contributo specifico lo spiega nell'intervista di Gabriella Ceraso, Nader Akkad, co-fondatore della Commissione, ingegnere e imam di origini siriane:
R. - La Commissione internazionale Mariana Musulmano Cristiana della Pontificia Academia si fonda su tre pilastri: la presenza di Maria nel santo Vangelo e nel sacro Corano, poi il suo essere “modello” perfetto del credente cristiano e musulmano, infine il “Documento sulla Fratellanza umana” firmato ad Abu Dahbi da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb. La Commissione intende collaborare con le istituzioni educative, artistiche, accademiche, economiche, diplomatiche e religiose a livello globale e planetario, per costruire insieme il grande “patto educativo tra le generazioni” rilanciando insieme stili, valori, idee ed azioni capaci di orientare il bene comune della plurale famiglia umana e della stessa “casa comune” che è il Creato, in ottica multiculturale e interreligiosa, attraverso "la cultura del dialogo come via; la collaborazione comune come condotta; la conoscenza reciproca come metodo e criterio". Quindi, lasciandosi ispirare dalla figura della Maria Madre di Gesù l'unità che ella ispira con la sua storia e la sua presenza nella vita e nella preghiera delle comunità cristiane e musulmane, dona l’autentica fertilità alle creature di Dio, perché le aiuta a generare culturalmente la fratellanza e la giustizia universali, di cui la casa comune del Creato ha bisogno specialemente oggi per continuare ad esistere secondo la volontà dell’Altissimo.
Quale forza e quale insegnamento possiamo ricevere da Maria oggi, in questo momento di sconforto in cui tutti ci riscopriamo più fragili e bisognosi di una fede salda e vigorosa?
R. - Maria di certo rappresenta il “luogo di incontro” tra la fragilità umana e la grandezza di Dio. Ella è la custode singolare di questo incontro e della speranza che sgorga da esso. Possiamo infatti avere speranza, anzi possiamo e dobbiamo “essere speranza”, possiamo “diventare speranza” proprio perché, guardando a Lei, ascoltiamo la premura e l’amore di Dio per le sue creature. La fede è prima di tutto una testimonianza resa alla Provvidenza divina che non smette di prenderci per mano attraverso le parole dei giusti e dei profeti affinché impariamo a costruire un mondo dove nessuno venga escluso dalla cittadinanza e dalla dignità con cui Dio riempie il fatto di esistere. Maria ci spinge ad onorare ogni vivente e, per questo, è davvero un modello cui guardare quando si vuole costruire insieme un mondo capace di cantare le lodi di Dio, quando si nasce e quando si muore, quando si gioisce e quando si soffre, ma senza escludere mai nessuno.
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