Santa Marta, l’essenziale e Gesù che vince la paura
ANDREA TORNIELLI
Ogni giorno, dall’inizio della crisi provocata dalla pandemia di Covid-19, Papa Francesco accompagna milioni di persone in tutto il mondo con la celebrazione della Messa mattutina che si conclude con alcuni minuti di adorazione eucaristica davanti al Santissimo. La Messa celebrata dal Papa per i fedeli costretti a rimanere in casa, con la sua speciale intenzione di preghiera iniziale, è trasmessa in diretta dalla Domus Sanctae Marthae, residenza nella quale il Pontefice ha scelto di vivere e che è intitolata a santa Marta.
Marta era la sorella di Lazzaro e di Maria. Una famiglia di Betania che Gesù molto amava e visitava spesso. Il Vangelo di Luca racconta che un giorno, mentre Marta era impegnata nelle faccende domestiche per servire il Nazareno, la sorella Maria stava invece in presenza dell’ospite. Marta si era lamentata, seppur dolcemente: “Signore, non t'importa che la mia sorella mi lasci sola a servire?”. Gesù le aveva risposto: “Marta, Marta, tu ti affanni e t'inquieti di troppe cose. Una sola cosa è necessaria”.
Oggi è come se Gesù abbia trovato un modo per ricordarci che in questi tempi in cui siamo lontani dalla Messa e dall'Eucarestia, non dobbiamo dimenticare le cose importanti mentre siamo indaffarati nelle nostre case come Marta. E così il Papa entra nelle nostre case, dalla sua Casa Santa Marta nella nostra casa di Marta, per ricordarcelo ogni giorno. Per ricordarlo a noi che siamo tutti Marta. La Messa si conclude con l’adorazione eucaristica, per permetterci di guardare e di contemplare il Signore. O meglio, come direbbe Papa Francesco, per lasciarci guardare da Lui.
Ma la Cappella della Domus Sanctae Marthae, costruita a metà degli anni Novanta per volere di san Giovanni Paolo II al fine di accogliere in modo adeguato i cardinali chiamati ad eleggere il nuovo Papa, non è intitolata alla santa sorella di Maria. È intitolata allo Spirito Santo. Questo ci riporta al brano del Vangelo di Giovanni che è stato letto nella seconda Domenica di Pasqua. “La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi. Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo”.
I discepoli erano impauriti e chiusi a chiave nel Cenacolo. Vivevano un sentimento e una situazione che oggi ci riguardano da vicino: la paura e il lockdown. Siamo impauriti per il rischio del contagio, siamo chiusi nelle nostre case. Ma il Risorto passa attraverso le porte sprangate delle nostre case e dei nostri cuori, vince le nostre paure. Si manifesta nelle nostre case che sono Chiese domestiche. E ci ricorda così che proprio le nostre case sono il primo luogo in cui si testimonia e si trasmette la fede, se sappiamo guardare a Lui e se ci lasciamo guardare da Lui.
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