Visita a sorpresa del cardinale Turkson al Gemelli per portare l’abbraccio del Papa
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Ultimo aggiornamento 04.04.2020
“Vi porto l’abbraccio del Papa, non siete soli nella lotta contro il Coronavirus!”. Sono queste le parole pronunciate dal cardinale Peter Turkson durante la visita a sorpresa il 3 aprile, a Roma, al Policlinico Agostino Gemelli. Il porporato, accompagnato dai sottosegretari del Dicastero, monsignor Segundo Tejado Muñoz e padre Nicola Riccardi, ha incontrato il personale medico-sanitario impegnato nell’emergenza legata al Covid19. A loro e a tutti i malati colpiti dal virus, alle loro famiglie e ai sacerdoti che esercitano il ministero pastorale all’interno del nosocomio, il prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale ha portato il saluto del Santo Padre. Al termine dell’incontro, i rappresentanti del Dicastero hanno consegnato ai presenti alcuni Rosari benedetti da Papa Francesco, assicurando “la preghiera e il sostegno della Chiesa in questo difficile momento di lotta alla pandemia e di prova, fisica e spirituale”. Intervistato da Vatican News,il cardinale Turkson ripercorre i vari momenti che hanno scandito la visita al Gemelli:
R. - Oggi abbiamo potuto fare questa visita al Gemelli, dove ogni giorno alle 14.30 i medici che curano i pazienti colpiti dal Covid si incontrano per fare il punto sull’esperienza del giorno. Siamo stati invitati oggi a partecipare a questa riunione per portare un saluto.
E ha portato il saluto di Papa Francesco…
R. - Si, il saluto da parte del Santo Padre, quello del team specifico sul Covid-19 voluto dal Papa, e dal Dicastero. Ho portato il saluto, la vicinanza e la solidarietà di Francesco. Al Gemelli abbiamo appreso qualcosa di grande interesse: il Gemelli ha potuto imparare dall’esperienza che si è vissuta nel Nord Italia. Hanno saputo separare i reparti. Una separazione in modo tale che un paziente colpito dal virus non può contagiare altri pazienti. Al Gemelli si è allestito un reparto dedicato completamente ai malati Covid. Questa netta separazione, fin dall’inizio, ha aiutato a tenere bassi i casi di mortalità. E questo ha salvato la città di Roma e le zone limitrofe.
In questo tempo di pandemia, in quali condizioni stanno lavorando i medici e gli infermieri all’ospedale Gemelli?
R. - Sono felici di poter assicurare l’assistenza necessaria ai malati. Il loro spirito è alto malgrado la pericolosità della situazione. Al Gemelli si è potuto mantenere uno spirito positivo. Sono 15 le squadre di medici che si alternano in questo reparto dedicato ai malati di Covid-19. Abbiamo incontrato uno di questi team. Tutti giovani intorno ai 30 anni. Nessuno si è lamentato. Non mancano mascherine, guanti e altri dispositivi necessari. Credo che al Gemelli si siano prese misure adeguate molto in anticipo. La cosa fondamentale è poter separare i pazienti. Dove non si riesce a fare questa separazione, il contagio non si arresta e la mortalità resta alta.
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