Ayuso Guixot: cristiani e musulmani insieme per costruire la fratellanza universale
Hélène Destombes - Città del Vaticano
Solidali con quanti soffrono a causa del coronavirus e in preghiera per chiedere a Dio misericordioso la liberazione dalla pandemia. Così cristiani e musulmani in questo tempo difficile. A pochi giorni dall'inizio del mese di Ramadan, la cui celebrazione rappresenta uno dei pilastri della fede islamica, il cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot, prefetto del Dicastero vaticano per il Dialogo interreligioso, ritorna, parlando ai nostri microfoni, sul rapporto tra cristiani e musulmani chiamati entrambi alla costruzione di un futuro migliore nel dopo Covid-19 e spiega come guarda a questa festa nel contesto attuale:
R. - La vedo come sempre essenziale, importante e significativa per i nostri amici musulmani, benché come è stato anche per noi la celebrazione della Pasqua, anche per loro quest’anno la festa assume un significato particolare a causa della pandemia del Covid-19. Penso che il Ramadan abbia assunto quest’anno una dimensione più interiore perché l’aspetto comunitario non può essere celebrato. Per questo desidero come presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso aggiungere l’augurio che cristiani e musulmani, uniti in spirito di fraternità, dimostrino solidarietà con l’umanità duramente colpita, e rivolgano le loro preghiere a Dio onnipotente e misericordioso, affinché estenda la Sua protezione su ogni essere umano, perché possano essere superati questi momenti tanto difficili.
Quale è il contenuto del Messaggio quest’anno?
R. - Il Dicastero ogni anno propone alla comunità islamica un tema comune ad ambedue le religioni. In particolare quest’anno abbiamo messo l’accento sul tema della protezione dei luoghi di culto, ispirati dal Documento sulla Fratellanza Umana, dove Papa Francesco, assieme al Grand Imam di Al Azhar, dicevano che “la protezione dei luoghi di culto è un dovere garantito dalle religioni, dai valori umani, dalle leggi e dalle convenzioni internazionali. Ogni attacco o minaccia è una deviazione dagli insegnamenti delle religioni, nonché una chiara violazione del diritto internazionale, che sono condannabili da credenti e non credenti. La libertà di culto è un diritto e un dovere.
Quale può essere l’apporto del dialogo tra persone di diverse religioni in questa situazione e in vista di un futuro?
R. - Sento il dovere di fare riferimento a quanto Papa Francesco in questa difficile realtà ci ha chiamati a diffondere e cioè il ‘contagio della speranza’ per fare fronte alle sfide attuali e quelle dell’immediato futuro che vedrà i differenti leaders religiosi chiamati a promuovere l’unità, la solidarietà e la fratellanza, perché da questo momento possiamo uscire tutti migliori di quello che eravamo prima e aiutare le nostre società a essere pronte a cambiare tutto ciò che è necessario, non seguendo solo le leggi dell’economia e del profitto.
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