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Locatelli ai Musei. Covid: attenzione alta “fino a zero casi nel mondo”

Visita ai Musei Vaticani oggi per il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli, nel primo giorno di ingresso gratuito offerto a medici, infermieri e personale sanitario italiano. Volto noto della scienza durante l’emergenza Covid-19, a Vatican News dice che il distanziamento sociale e le mascherine saranno indispensabili finché "non avremo zero casi, ma in tutto il mondo", e per il vaccino spera arrivi a "poco più di un anno" dal dilagare del virus, quindi all'inizio del 2021

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Ringrazia Papa Francesco per la “particolare sensibilità” verso chi è stato in prima linea nella gestione della pandemia in Italia: i medici, gli infermieri e il personale sanitario, che hanno “il cuore pieno di gioia” per il suo “gesto d’amore”.  Franco Locatelli, in visita ai Musei Vaticani, racconta che sinceramente non lo pensava, ma sperava, durante i giorni bui del contagio, di vedere la luce come oggi, e ora chiede agli italiani di avere ancora “responsabilità nei comportamenti” per tutelare se stessi e gli altri, soprattutto i più fragili. Potremo abbassare la guardia, dice il presidente del Consiglio superiore di Sanità, “solo quando arriveremo a zero casi, ma in tutto il mondo”. La speranza è il vaccino: ci sono 125 candidati vaccini registrati sul sito dell’Oms, e si spera di averne uno valido in poco più di un anno dallo scoppio della pandemia.

Un bergamasco trapiantato a Roma, medico al Bambino Gesù

Franco Locatelli, 60 anni, di Bergamo, ma ormai da tempo trapiantato a Roma, parla a Vatican News nel primo dei sei giorni di ingresso gratuito offerto a medici, infernieri e personale sanitario italiano. Dal 22 febbraio 2019 è presidente del Consiglio Superiore di Sanità del Ministero della Salute, e in questa veste, durante l'emergenza Covid-19, si è alternato a Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto Superiore di Sanità,  a rappresentare il Comitato tecnico-scientifico nelle conferenze stampa quotidiane della Protezione civile. Locatelli è direttore del Dipartimento di Onco-ematologia e terapia cellulare e genica dell'Ospedale Bambino Gesù e Ordinario di Pediatria all'Università La Sapienza di Roma. Nella sua ricerca scientifica, ha sviluppato nuove tecniche per il trapianto di celule ematopoietiche, contribuendo alle cure per la leucemia.

Locatelli: ora vediamo la luce, grazie agli sforzi di tutti

Chiediamo prima di tutto a Franco Locatelli se 2 mesi fa, in piena emergenza in Italia, avrebbe pensato di poter essere, l’8 giugno, in visita ai Musei Vaticani come i 350 medici e infermieri che sabato e domenica, con un accompagnatore a testa, hanno visitato, invitati dal Papa, le Ville Pontificie di Castel Gandolfo:

Ascolta l'intervista a Franco Locatelli

R. - Sono molto sincero: non lo pensavo, ma lo speravo. Perché il Paese ha messo in atto tutta una serie di misure di lockdown che hanno indubitabilmente impattato su quella che è la nostra quotidianità, sul nostro modo di vivere, gli affetti e la socialità oltre che evidentemente sulle nostre attività produttive. Tutti questi sforzi sono stati poi ricompensati da un contenimento che è diventato via via più evidente della curva epidemica, con la curva che ha continuato a mostrare chiari segni di flessione. Se adesso vediamo la luce dopo tanto buio è per i sacrifici che ognuno ha fatto. E proprio perché questi sacrifici hanno poi portato a risultati importanti, è assolutamente cruciale che continuiamo tutti, indipendentemente dal ruolo che giochiamo, ad avere sempre una responsabilità individuale nei comportamenti. Per la tutela, oltre che di noi stessi, degli altri e soprattutto dei più fragili.

Lei continua a raccomandare di non abbassare la guardia e mantenere comportamenti individuali responsabili. Questo fino a quando non sarà trovato un vaccino? O, se arriveremo prima a zero casi, potremo tornare a stringerci la mano?

R. - Direi che se riuscissimo ad arrivare a zero casi faremo delle riflessioni diverse. Ma zero casi deve essere in tutto il mondo. Per questo, in questo momento, non posso non rivolgere un pensiero altrettanto sentito alle popolazioni che più sono colpite dalle ondate epidemiche. Mi riferisco soprattutto all'America Latina, in particolare al Brasile, piuttosto che all'India. Certo poi la ricerca medica sta facendo uno sforzo che non ha mai avuto pari nel corso della storia dell'umanità. Si pensi che oggi ci sono 125 candidati e vaccini registrati sul sito dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e se si pensa che quello che è il tempo medio per arrivare alla validazione di un vaccino, 5-10 anni, probabilmente verrà compresso in poco più di un anno, questo rende l'idea di quanto ci sia stata, ci sia, e ci sarà una sorta di corsa virtuosa per riuscire a trovare le più efficaci risposte vaccinali,  per riuscire poi ad ottenere quella che chiamiamo l’eradicazione di una malattia infettiva, che trovato tutto il mondo assolutamente impreparato. Solo 6 mesi fa questo virus non c’era ancora e oggi abbiamo molto da imparare, per esempio su come il nostro sistema immunitario protegga i diversi individui dal nuovo coronavirus. Per questo la scienza deve andare avanti con una comunione di intenti di tutta la comunità scientifica internazionale, avendo sempre comunque al centro di tutti gli obiettivi e di tutti gli sforzi, il benessere e la salute dell'uomo.

Questo invito a visitare i Musei Vaticani e le Ville Pontificie è un segno di riconoscenza del Papa e della Chiesa. Si aspetta un segno di riconoscenza, per il mondo della sanità italiana, anche dalle istituzioni e dai cittadini di questo Paese?

R. - Credo che cittadini e anche le istituzioni abbiano già dato dei segni tangibili di riconoscimento, perché tante sono state le attestazioni. Certo, la categoria degli operatori sanitari ha pagato un prezzo non irrilevante. Il mio pensiero più sentito, partecipato e commosso va alla memoria di tanti colleghi medici, degli infermieri e degli operatori sanitari tutti che per il desiderio, la volontà, l’afflato di dare aiuto a chi soffre, hanno messo a repentaglio, qualche volta addirittura perdendola, la loro vita.

Cambierà qualcosa o è già cambiato nella sanità italiana dopo e grazie alla lotta al Covid-19?

R. - Certamente sì, perché basta guardare che cosa è successo, per esempio, per le terapie intensive. Il Paese è riuscito a incrementare con una flessibilità una resilienza davvero ammirevole il numero dei posti di terapia intensiva da poco più di 5000 a 9000. Tutti questi letti hanno consentito di dare la risposta migliore a chi ne aveva bisogno e resteranno poi disponibili nel Paese anche superata l’ondata epidemica. E in più ci sarà anche un ripensamento sull'integrazione tra l'assistenza ospedaliera e quella territoriale. Proprio per imparare da questa che è stata a tutti gli effetti una tragedia, che ha artigliato le nostre coscienze, è il modo migliore per riuscire ad ottimizzare le capacità di un sistema sanitario nazionale come il nostro, che ha il grande pregio, e gli italiani se lo devono ricordare, di essere universalistico e solidaristico.

Che valore ha una visita in tutta sicurezza a questi tesori, e anche senza la folla del turismo di massa?

R. - Incommensurabile. E’ un momento per riappacificarsi con la bellezza, con l'arte, con l’armonia, con tutto quello che uno riesce apprezzare in un posto che non ho il minimo dubbio a definire magico per storia, cultura, per il senso proprio di “suprema armonia”. E’ quello che riesco a trovare come termine che meglio definisce il contatto con tutto quello che si riesce a vedere nei Musei Vaticani. Un patrimonio dell'umanità, un patrimonio della nostra storia una sorgente a cui abbeverarsi per placare la sete di cultura, di arte, di bellezza.

Non è azzardato dire che l'arte a modo suo come la medicina, si prende cura della persona, nel suo caso deli'anima e del cuore?

R. Assolutamente no. Il sapere per definizione è un sapere unico. Non ho mai trovato felice la distinzione tra il sapere umanistico e quello scientifico. C'è un solo sapere che circolarmente si riunisce sempre. La figura geometrica perfetta è il cerchio e quindi la partenza da un sapere che sia umanistico e scientifico deve sempre per portare alla coniugazione con l'altro tipo di sapere. Proprio perché noi dobbiamo prendere spunto da quello che è il “notum” per proiettarci verso il “novum”. E per dare alle generazioni che verranno dopo di noi la percezione della radice ma anche la chiara percezione della proiezione verso il nuovo che deve essere sempre orientato a migliorare la qualità della vita dell'uomo e soprattutto per rendere tutti gli uomini nelle condizioni di poter vivere una vita terrena serena e felice, senza disparità e senza disuguaglianze.

Non credo sia la prima volta che viene qui nei Musei Vaticani. Ma come descriverebbe questa sua visita di oggi?

R. – Un aggettivo? Emozionante. Un nome? Un regalo, che mi tocca nel profondo dell'anima e che mi arricchisce, come sempre, la vita, ogni volta in cui ho avuto la possibilità di venire ai Musei Vaticani.

(ultimo aggiornamento 22.30)

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08 giugno 2020, 18:57