Becciu a Bibione: "Varcare la Porta santa è andare incontro a Gesù"
Gabriella Ceraso - Città del Vaticano
“Perdonanza” e "apertura della Porta santa", "un evento di grazia", che quest’anno, dopo il periodo drammatico dell’emergenza sanitaria, si rende ancor più necessario per recuperare la propria interiorità e l’equilibrio che ci permette di proseguire con speranza e fortezza nel cammino della vita”. Così nell’omelia pronunciata ieri nella Chiesa di Santa Maria Assunta a Bibione, diocesi di Concordia-Pordenone, il cardinale Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, per l'apertura della Porta santa della Perdonanza Bibionese.
Indulgenza plenaria e preghiera
Il "Perdono di Bibione", è un evento e nel contempo un’esperienza di spiritualità, che consente di godere di benefici spirituali per sé e per i propri cari, denominati "indulgenze". L’indulgenza plenaria (che si ottiene anche l’1 e il 2 agosto col Perdono d’Assisi) prevede la cancellazione delle pene temporali per i peccati già confessati e perdonati sacramentalmente. Con la confessione e il pentimento si riceve la "assoluzione sacramentale"; l’indulgenza cancella la "pena temporale", dovuta ai medesimi peccati commessi – vale a dire le conseguenze che intaccano la sfera dello spirito. Le condizioni per ottenere i benefici dell’indulgenza sono la confessione sacramentale, la comunione eucaristica e la recita di alcune preghiere, secondo le intenzioni del Papa. È inoltre richiesta un’opera "indulgenziata": ad esempio una determinata preghiera o la visita a una chiesa particolare.
San Giovanni Paolo II
Il tema della quarta Perdonanza è focalizzato sulla figura di San Giovanni Paolo II, a 100 anni dalla nascita, le cui reliquie possono essere venerate in questi giorni dai fedeli della diocesi. Prendendo spunto proprio dal pontefice e dal suo legame forte con la divina misericordia, il cardinale ha sottolineato il valore del “varcare la porta santa”. "Gesù - ha detto - è venuto sulla terra per far conoscere all’umanità l’abbondanza della misericordia del Padre e l’ha offerta a tutti immolandosi sulla croce. È Lui - ha aggiunto - che ci mette al riparo dai nemici e dal peccato e ci offre la salvezza, preparandoci la mensa del suo corpo e del suo sangue. In Gesù, Dio si è fatto pastore per cercare la pecora smarrita che siamo noi; Dio ha aperto la porta del suo cuore e ci aspetta nelle strade dei nostri giorni".
Ritrovare il fervore della fede
Dunque “attraversare la Porta santa significa voler incontrare il Signore e fare un passo verso di Lui”. Riconoscersi peccatori e poi seguire il volto misericordioso di Dio, come ha fatto San Giovanni Paolo II. In lui un modello, secondo il porporato, di “zelante messaggero e un tenace testimone di questa misericordia divina”, difensore della famiglie e della vita messe a dura prova delle sfide contemporanee, e compagno di viaggio dei giovani .
“Questi giorni della sua presenza spirituale tra di voi – ha concluso - siano occasione propizia per ritornare al Signore, per ritrovare il fervore della fede e l’entusiasmo missionario che ha caratterizzato la sua vita. Dopo aver varcato la Porta santa bisogna ritornare alle proprie case con il cuore più buono, con l’anima più limpida, con la prontezza sincera a perdonare, con la decisione di voler tendere sempre la mano per soccorrere e asciugare le lacrime dei fratelli che incontriamo ogni giorno”.
Santo Stefano e i martiri della fede
Questa mattina, Festa del Rinvenimento delle reliquie di Santo Stefano protomartire, patrono principale della diocesi e titolare della Cattedrale di Concordia, il cardinale Angelo Becciu vi ha presieduto la Santa Messa Pontificale alle 9.30.
Nell'omelia, rileggendo le pagine della Liturgia, il porporato ha invitato i fedeli a guadare a santo Stefano e ad imitarlo negli atteggiamenti di fiducia, perseveranza, benedizione. Quindi col pensiero si è rivolto ad uno dei più importanti parroci della Cattedrale, il cardinale Celso Costantini, di cui è in corso la Causa di beatificazione. II Prefetto ne ha voluto sottolineare non solo la fedeltà a Cristo sulla scia dei tanti testimoni della fede, ma anche le capacità di dialogo con l’altro e con le culture diverse. “Quale primo rappresentante del Papa in terra cinese - ha detto - si è adoperato affinché la stessa fede si esprimesse nel linguaggio proprio delle varie culture, tracciando così un ponte per unire l’Oriente all’Occidente nell’ambito della stessa famiglia delle Nazioni”.
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