Migranti, i comboniani: restiamo umani per difendere giustizia e dignità
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
La domanda è più che una provocazione, è quasi una sfida: “ E se fossimo noi ad affogare? Adesso basta!” e i comboniani, attraverso una lettera aperta, la rivolgono a tutti, ai cristiani per primi. La Commissione giustizia e pace dei missionari comboniani e il loro mensile ‘Nigrizia’ danno voce alla forte indignazione, chiedendo un drastico cambiamento “di rotta dell’Italia e dell’Europa, complici delle stragi dei migranti, di fronte agli ennesimi crimini di omissione di soccorso”.
I cristiani riflettano di fronte a queste tragedie
Di fronte a questo quindi “diciamo basta”, spiega il missionario, padre Massimo Ramundo, di Nigrizia, che precisa come si tratti soprattutto di un appello contro l’indifferenza. “Non possiamo rimanere a guardare senza muoverci, anche come cristiani, davanti a queste tragedie. Come reagiamo? Ci facciamo delle domande? Il diritto internazionale prevede l'obbligo di accoglienza, ma è una cosa che va al di là del diritto internazionale, è un qualcosa che come cristiani ci deve far pensare!”. L’Italia, ricordano i comboniani, tiene bloccate quattro navi, che potrebbero “salvare le vite e che invece sono ferme nei porti italiani”. I missionari ripercorrono i naufragi a cavallo di ferragosto, a partire da quello della notte tra il 14 ed il 15, quando a morire sono state oltre 40 persone e tra loro alcuni bambini. Subito dopo, in meno di una settimana, si sono verificate altre sciagure, per un totale di 100 morti e oltre 160 dispersi.
Il Papa, grande ispiratore di chi combatte l’indifferenza
“Non si può restare a guardare, non si può contare senza muoverci”, ripetono i comboniani, ispirati dalle parole di Francesco pronunciate il 23 agosto scorso all’Angelus. “Parole che personalmente mi hanno fatto riflettere molto – spiega ancora Ramundo – quando il Papa ha detto: ‘Dio ci chiederà conto di tutte le vittime dei viaggi della speranza’”. Nei giorni scorsi Unhcr e Oim avevano definito “inaccettabili” i ritardi registrati negli ultimi mesi e l’omissione di assistenza che “mettono vite umane in situazioni di rischio evitabili”; se continua così avremo presto altri morti, insistono i missionari, che non guardano solo a chi attraversa il Mediterraneo, ma anche alle molte persone, aggiunge padre Massimo, “che attraverso i Balcani tentano di arrivare nell’Europa centrale e del Nord”.
Il diritto alla ricerca di una vita migliore
Aiutiamo queste persone, è l’appello, “perché l’uomo da sempre è alla ricerca di una vita migliore”. “Solidarizziamo, cerchiamo veramente di considerarli come fratelli e sorelle”, conclude padre Ramundo. Nella speranza di poter presto tornare a ritrovarci insieme dal vivo per dire basta a questi crimini con molti altri gesti, è quindi il forte invito dei comboniani, “restiamo umani, vigilanti e appassionati della giustizia e della dignità di ogni vita umana”.
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