Santa Sede, Trattati sui diritti umani: serve un'interpretazione rigorosa
Isabella Piro - Città del Vaticano
“I Trattati sui diritti umani devono essere interpretati in modo rigoroso. Qualsiasi interpretazione che vada al di là di questo, è nulla e sarebbe dannosa e controproducente”: è quanto affermato dall’arcivescovo Ivan Jurkovič, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra, intervenuto oggi alle consultazioni informali sul processo di revisione del sistema di organi statali per i Trattati sui diritti umani dell'Onu.
Non mettere a rischio il valore della ratifica
Invocando “il dialogo interattivo” tra gli Stati, monsignor Jurkovič ha ribadito che “ogni tentativo di modificare l'estensione o il contenuto degli obblighi di uno Stato contraente senza il suo consenso negherebbe il valore della sua ratifica”. Da qui anche il richiamo a “garantire la coerenza tra i risultati raggiunti dagli organi statali sui Trattati e il diritto internazionale”. L’Osservatore permanente, infatti, si è detto preoccupato perché spesso tali organi forniscono “un’interpretazione dinamica dei Trattati, introducendovi concetti” nuovi. Invece, tali documenti richiedono un’interpretazione rigorosa, “secondo le regole codificate dalla Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati, risalente al 1969”.
Il richiamo conclusivo del presule, è stato a rispettare la risoluzione Onu 68/268, varata nel 2014 con l’obiettivo di “rafforzare e migliorare l'efficace funzionamento del sistema degli organi statali per i Trattati sui diritti umani”, il cui paragrafo 6 raccomanda un confronto costante con i Paesi contraenti, “tenendo presente la specificità dei rispettivi comitati e dei loro mandati, nonché il punto di vista degli Stati". Il rappresentate della Santa Sede è tornato, così, sull’argomento dopo l’intervento del 22 agosto, durante il quale aveva invocato una sempre maggiore “efficienza, trasparenza, efficacia e armonizzazione dei metodi di lavoro”.
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