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Santa Sede all'ONU: cancellare il debito dei Paesi più vulnerabili

La cancellazione del debito dei Paesi più vulnerabili, in vista della crisi sanitaria, sociale ed economica che devono affrontare a causa del Covid-19. È questa la richiesta fatta dall’arcivescovo Gabriele Caccia, Osservatore Permanente delle Santa Sede presso le Nazioni Unite, nel corso di un intervento, ieri, nella sede ONU a New York.

Marina Tomarro - Città del Vaticano

“La Santa Sede incoraggia questo Comitato a trovare il modo di sottolineare le implicazioni etiche e più ampie dell'attività economica negli anni a venire e la necessità di trasformare l'economia affinchè sia realmente al servizio della persona umana”. Così si è espresso l’arcivescovo Gabriele Caccia, Osservatore Permanente delle Santa Sede presso le Nazioni Unite, nel corso di un intervento, ieri, a New York, in cui ha offerto alcune riflessioni su questioni di politica macroeconomica.

L’impatto devastante del Covid sull’economia

Monsignor Caccia ha innanzitutto sottolineato come l’inclusione finanziaria e lo sviluppo sostenibile siano stati gravemente colpiti dalla pandemia di Covid-19, e come questa abbia avuto “un impatto devastante sull’economia, sull’occupazione, sulla produzione sostenibile, sul commercio internazionale e nazionale”. Stati, famiglie, singoli individui, quasi nessuno – spiega - è sfuggito alle difficoltà economiche dovute alle conseguenze del virus, ma alcune persone e alcuni Paesi hanno sentito maggiormente l’impatto. I Paesi in via di sviluppo, continua l’arcivescovo, nel gestire la pandemia con sistemi sanitari spesso inadeguati, sono stati colpiti da un “triplice shock economico”: “crollo della domanda di esportazione, calo dei prezzi delle materie prime e una fuga di capitali senza precedenti”.

Aiutare le imprese alla ripresa

Quindi, per superare questa recessione economica globale, monsignor Caccia ha invitato tutti ad adoperarsi e a lavorare insieme, per garantire che i “pacchetti di ripresa” economica, i “pacchetti di rigenerazione”, siano al servizio del bene comune. Oggetto di particolare attenzione, negli sforzi di ripresa, - ha affermato - dovrebbero essere le micro, piccole e medie imprese, poiché sono loro che “costituiscono la spina dorsale delle economie sia nei Paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo”, e i lavoratori con un’occupazione “informale”, con lavori a tempo parziale o stagionale – molti di loro migranti -, che per sopravvivere si rivolgono ad organizzazioni caritatevoli e istituzioni religiose.

Il sostegno delle Nazioni Unite per i paesi più fragili

Dinanzi all’obbligo degli Stati in via di sviluppo di dirottare le scarse risorse nazionali al pagamento del debito, minando lo sviluppo integrale, indebolendo i sistemi sanitari e di istruzione, riducendo inoltre “la capacità degli Stati di creare le condizioni per la realizzazione dei diritti umani fondamentali”, l’arcivescovo ha sottolineato come “la Santa Sede desideri incoraggiare la comunità internazionale ad affrontare i crescenti squilibri economici tra gli Stati attraverso la ristrutturazione del debito e, in ultima analisi, ‘la cancellazione del debito dei Paesi più vulnerabili’”, in vista della crisi sanitaria, sociale ed economica che devono affrontare a causa del Covid-19. Ha, quindi, invitato alla cooperazione internazionale per combattere i flussi finanziari illeciti (IFF), che sottraendo “risorse alla spesa pubblica e tagliando i capitali disponibili per gli investimenti privati, privano i Paesi delle risorse disperatamente necessarie per fornire servizi pubblici, finanziare programmi di riduzione della povertà e migliorare le infrastrutture”, e incoraggiano le attività criminali, che minano lo stato di diritto e la stabilità politica. Il lavoro delle Nazioni Unite sulle questioni di politica macroeconomica dovrebbe, quindi, riflettere attentamente – ha concluso l’Osservatore permanente della Santa Sede all’ONU - sulle implicazioni etiche, affinché ogni persona possa raggiungere la prosperità economica e ogni Paese vivere in pace.

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08 ottobre 2020, 14:31