L'economia secondo il Papa, la proposta che sfida il futuro
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Un nuovo modo di intendere l’economia secondo lo spirito di San Francesco d’Assisi e dell’enciclica Laudato si’. Creare un movimento di giovani economisti per tradurre nel tessuto quotidiano l’enciclica Fratelli tutti. Sono questi gli obiettivi di “Economy of Francesco”, l'incontro con i giovani economisti voluto dal Santo Padre, in programma dal 19 al 21 novembre prossimi. Al centro di questo evento internazionale temi cruciali come il lavoro, la finanza, l’educazione, l’intelligenza artificiale. A causa dell'emergenza sanitaria causata dal Covid-19, si svolgerà in modalità online, con dirette e collegamenti streaming. Confermata la partecipazione “virtuale” di Papa Francesco. Tra i relatori in dialogo con questa speciale community ci sono, tra gli altri, Muhammad Yunus, economista e Premio Nobel per la pace 2006, Vandana Shiva, membro del Forum internazionale sulla globalizzazione, e Stefano Zamagni, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Il successivo incontro, in presenza, si terrà nell’autunno del 2021 ad Assisi, dove San Francesco si è spogliato di ogni mondanità e ha scelto Dio come stella polare della sua esistenza.
Dare un’anima all’economia di domani
Giovani, economisti, imprenditori e attivisti di tutto il mondo sono invitati a riflettere insieme per siglare un patto intergenerazionale volto a cambiare l’attuale economia e fornire un’anima a quella di domani, affinché sia più giusta, inclusiva e sostenibile. Come ha più volte sottolineato Papa Francesco, “tutto è intimamente connesso e la salvaguardia dell’ambiente non può essere disgiunta dalla giustizia verso i poveri, dalla soluzione dei problemi strutturali dell’economia mondiale”. È necessario dunque correggere modelli di crescita che non rispettano, l’uomo, l’ambiente, la dignità della persona. Nella lettera rivolta ai giovani economisti, imprenditori e imprenditrici di tutto il mondo in occasione di “Economy of Francesco”, il Pontefice indica la strada del modello economico da costruire, quello di “una economia diversa, quella che fa vivere e non uccide, include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura del creato e non lo depreda”. Un modello economico nuovo, dunque, “frutto di una cultura della comunione, basato sulla fraternità e sull’equità”. Sono in particolare i giovani, artigiani di futuro, coloro che sono chiamati a tessere l'economia di Francesco.
La risposta dei giovani all'appello del Papa
La segreteria dell’evento ha ricevuto oltre 3.000 domande di partecipazione da parte di giovani che provengono da 120 Paesi dei cinque continenti. Si occupano di economia, management, filosofia, sociologia, teologia, tutela dell’ambiente, risorse naturali, consumo responsabile e stili di vita, produzione, innovazione, lavoro, finanza, investimenti per lo sviluppo, povertà, uguaglianza e dignità umana, educazione e nuove generazioni, intelligenza artificiale, nuove tecnologie. Sono tanti coloro che hanno risposto con entusiasmo all'appello di Papa Francesco. È quanto sottolinea Domenico Rossignoli, ricercatore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano presso Facoltà di Scienze Politiche. “Dobbiamo avere il coraggio - afferma a Vatican News - di riscoprire l’essenza più importante dell’economia: quella di dirci come vivere insieme, tutti quanti, nel miglior modo possibile”. "E facendo in modo che questa economia sia qualcosa che ci spinge a costruire un mondo dove le risorse possono essere utilizzate per il bene di tutti e non solo di alcuni".
R.- Quello del Papa è un appello al quale hanno risposto, con entusiasmo, tanti giovani da tutto il mondo. Non solo economisti, ma anche imprenditori e semplici giovani che., con la loro vita quotidiana, vogliono fare qualcosa per contribuire fattivamente a cambiare l’economia.
Cosa significa cambiare l’economia?
R. - Abbiamo provato a riflettere su questo in tanti modi diversi. Dentro questo grande ambiente, che è “Economy of Francesco”, ci siamo divisi in 12 villaggi tematici per lavorare su questi temi. Io ho coordinato, insieme inizialmente con suor Alessandra Smerilli, il villaggio “Lavoro e cura”. Ci siamo interrogati su cosa significhi per un mondo più inclusivo e fraterno riuscire a coniugare il lavoro, una dimensione essenziale, con la cura per gli affetti, per la propria dimensione personale ma anche per l’ambiente e per il creato. L’uomo ha tante dimensioni e tutte insieme devono convivere nel momento in cui interagisce nel sistema economico con le altre persone e con il creato.
Concretamente come si può fare?
R. - Non c’è una risposta definitiva a questa domanda difficilissima. Quello che noi abbiamo cercato di fare è provare a ragionare su possibili proposte e soluzioni. Ad esempio, la prima cosa che abbiamo fatto è stata quella di cercare di ripercorrere ambiti dove la Chiesa, con la sua saggezza millenaria, poteva darci qualche indicazione a partire dal magistero di Papa Francesco ma anche dal recupero, per esempio, di tutta la tradizione francescana. Insieme con un giovane frate, frate Andrea, abbiamo elaborato una riflessione a partire dai testi francescani per cercare di cogliere gli elementi essenziali di questo pensiero rispetto al lavoro. E abbiamo intitolato questo studio "la grazia del lavoro”: in San Francesco e in pensatori successivi si coglie proprio come lavorare sia un dono, una grazia. E per questo il nostro impegno per il futuro, come cristiani e giovani, deve essere quello di fare in modo che il lavoro sia realmente qualcosa di possibile per tutti e non solo in termini di accesso, ma anche di dignità.
Com'è possibile declinare “fratello lavoro”, come direbbe San Francesco, in questo tempo di pandemia?
R. - A partire da San Francesco - questa non è una risposta definitiva - penso che il tema fondamentale sia quello di riscoprire quale sia il nostro posto in questo mondo. E riguardando all’esempio di San Francesco, che si è messo in relazione con gli altri e con il creato in termini di fratellanza, la luce e il faro che ci guida deve essere il riconoscerci figli dello stesso Padre. Dio che ci ha amato, creato e ci ha donato questo mondo. E questo deve essere l’obiettivo che ci guida. Significa che di fronte alle difficoltà dobbiamo moltiplicare gli sforzi per l’inclusione, affinché chi ha di meno possa essere aiutato ad ottenere livelli minimi di sussistenza. E questo, ad esempio, con delle forme di inclusione universale, con la possibilità di accedere al lavoro con forme che siano flessibili e non precarie. Su questo tema ci stiamo facendo aiutare anche da figure legate al mondo professionale e che vivono il lavoro quotidianamente. Tra gli ospiti, ci sarà Francesco Baroni, country Manager di Gi Group: interverrà proprio su questo tema, su come coniugare flessibilità e sostenibilità facendo in modo che questa flessibilità non diventi precarietà.
La sfida, come ha fatto San Francesco, è di spogliarsi di ogni mondanità e togliere ogni orpello anche dell’economia e tornare autenticamente all’essenziale…
R. - Penso che questo sia il cuore della questione, avendo proprio la capacità e l’umiltà intellettuale di riconoscere quale è il fondamento più profondo dell’economia: quello di cercare di capire come insieme, in quanto uomini e donne che abitiamo questo mondo, possiamo vivere la nostra casa e quali sono le regole che rendono la vita in questa casa bella e fruibile per tutti. Questo è il cuore di ogni ragionamento economico. Dobbiamo avere il coraggio di riscoprire l’essenza più importante dell’economia, quella di dirci come vivere insieme, tutti quanti, nel miglior modo possibile. E facendo in modo che questa economia sia qualcosa che ci spinge a costruire un mondo dove le risorse possono essere utilizzate per il bene di tutti e non solo di alcuni.
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