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Papa Francesco in visita al Consiglio d'Europa di Strasburgo nel 2014 Papa Francesco in visita al Consiglio d'Europa di Strasburgo nel 2014 

Parolin: facciamo dell'Europa la casa di ogni persona

In un intervento tenuto il 12 novembre al Consiglio d'Europa di Strasburgo, per i 50 anni della presenza della Santa Sede come osservatore permanente, il cardinale segretario di Stato riflette sulla centralità della persona umana e sulla tutela della sua dignità: in tempo di pandemia, afferma, solo lo spirito di solidarietà "salverà chi è nella stessa barca, nella stessa casa, sulla stessa terra"

Gabriella Ceraso - Città del Vaticano 

Il 50.mo anniversario della presenza della Santa Sede come Osservatore Permanente presso il Consiglio d'Europa. Questa l'occasione del lungo discorso del cardinale Pietro Parolin, che ripercorre la storia del sodalizio iniziata nel 1962, "storia di interesse e sforzo in tutela dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto in tutto il continente". Il Papa, ricorda il segretario di Stato, lo ha tante volte ribadito durante visite alle istituzioni europee e discorsi: "Il sogno dei fondatori era quello di ricostruire l'Europa in uno spirito di servizio reciproco che anche oggi, in un mondo più incline a fare richieste che a servire, deve essere la pietra angolare della missione del Consiglio d'Europa in nome della pace, della libertà e della dignità umana". Altrettante sono state le occasioni recenti che il cardinale Parolin cita per sottolineare quanto la cura della persona sia la base su cui "continuare a costruire l'Europa dei Padri Fondatori": cura e dignità che la Santa Sede considera la sua principale priorità e un desiderio che Papa Francesco ha chiaramente espresso nell'ultima Lettera Enciclica Fratelli tutti sulla fraternità e l'amicizia sociale. "Su questa comune preoccupazione - ha affermato dunque il porporato - la Santa Sede e il Consiglio d'Europa hanno lavorato insieme con successo e proseguiranno a farlo nel rispetto dei diversi ruoli e le "varie Convenzioni e gli Accordi ratificati dalla Santa Sede, così come il suo sostegno agli strumenti giuridici - che non può firmare in virtù della sua particolare natura e delle sue specifiche finalità religiose, ma di cui non manca di promuovere i valori universali - sono la prova di questo continuo interesse alla collaborazione".

Ma assieme alla riflessione sulla dignità umana e sulla centralità della persona, in tempo di pandemia - fa notare il cardinale Parolin - occorre soffermarsi anche sul rispetto della democrazia e dello Stato di diritto, come asserito anche nelle linee guida del Segretario generale, inviate a tutti i 47 Stati membri del Consiglio d'Europa il 7 aprile 2020. A questo proposito, il segretario di Stato specifica come alla Santa Sede - che ha lo statuto di "Osservatore permanente presso il Consiglio" - non basti "osservare" la realtà, quanto piuttosto interessi lavorare "a costruire strutture di solidarietà a beneficio di tutti", attraverso l'influenza morale che esprime nelle sue valutazioni, come "esperta in umanità" e nella collaborazione attiva che svolge a vari livelli decisionali.

Da qui, il cardinale Parolin si sofferma uno dopo l'altra su quelle che definisce verità specifiche, che riguardano non una persona, ma la persona umana, non solo poche persone, ma tutte le persone. Verità che non sono a beneficio di alcuni ma di tutti, dell'amata Europa come del mondo. "È mio sincero auspicio - afferma - che l'Europa diventi la casa della persona umana e che il Consiglio d'Europa, nel rispetto del suo mandato, base della sua fondazione, continui a far risplendere con sempre maggiore luce la verità della persona umana".

La prima verità universale dell'uomo è la sua magnificenza

La nobiltà dell'essere umano, "signore della creazione" e come tale libero da ogni schiavitù sia materiale che spirituale, è la prima verità su cui riflettere e sulla quale porsi delle domande. Oggi, osserva il segretario di Stato, sono tante le forme di schiavitù che affliggono l'uomo, problematiche centrali nel lavoro del Consiglio d'Europa. Esse, sostiene il porporato, richiedono, per non restare questioni senza risoluzione, domande e risposte ponderate, ma soprattutto richiedono di porre l'uomo, ancora una volta, al "centro di tutti i nostri interessi per fare del servizio all'uomo lo scopo più importante del nostro lavoro".

La seconda verità universale: la Terra, casa dell'uomo

A questa prima verità universale segue una seconda. Il Creatore dell'uomo ha fatto anche della Terra la casa dell'uomo. L'ha fatta diventare casa di tutti. Perciò ognuno, insieme alle istituzioni, dovrebbe prendersene cura. Anche rispondendo all'appello lanciato dal Papa nell'enciclica Laudato si', il Consiglio d'Europa - nota il cardinale Parolin - sta lavorando in questa direzione e la pandemia di Covid-19, è la sua raccomandazione, "non deve compromettere questo impegno".

Terza verità universale: il servizio alla persona umana

Illustrando poi il punto del servizio alla persona umana, e riferendosi alla questione dei migranti, il segretario di Stato parte da un presupposto antropologico fondamentale, cioè riconsiderare la persona umana nella sua interezza, "non solo corpo da nutrire, ma anche un'anima, un cuore, un'intelligenza, una mente, una vocazione alla comunione, alla fratellanza universale, all'amore che non conosce limiti". Se - riflette - applichiamo questo principio alla questione della migrazione, riusciremo a sfidare le coscienze, sia a livello personale che comunitario. Persone migranti dunque non come strumenti da usare e sottopagare, ma persone da "accogliere" con diritti e doveri. "A volte, però, questo - spiega - implica anche creare le condizioni perché una persona che ha vissuto situazioni di grande disagio possa anche recuperare tutta la sua dignità. Ed è questo che è difficile; eppure è questo che è in gioco: restituire dignità a queste persone". Da qui l'appoggio e il favore espresso dal cardinale Parolin alle tante azioni incisive e attente del segretario generale per una migrazione sicura, ordinata e regolare. Un apprezzamento va al Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, la signora Dunja Mijatović, e analogo sostegno il cardinale Parolin lo esprime ai diversi programmi centrati sull'educazione e sull'istruzione che non è solo - chiarisce - "alfabetizzazione e accesso all'istruzione, ma anche, come proposto dal Consiglio d'Europa, la non discriminazione, la cultura della pace, la protezione delle lingue e delle culture minoritarie, la promozione di percorsi culturali".

Quarta verità universale: la valorizzazione della persona umana

La quarta verità universale riguarda la rivalità, la competizione che salverà la persona umana, quella che si gioca - spiega il segretario di Stato - sulla stima reciproca, dando dimostrazione che Stati, organizzazioni internazionali, religioni, associazioni a scopo umanitario siano mossi da una verità superiore, o dalla carità e dall'amore più perfetto per l'umanità. "E se ognuno di noi, rappresentanti di diversi Paesi - sostiene il porporato - diventasse ambasciatore di pace presso il proprio governo, allora sarebbe possibile competere creando quanta più pace possibile, per noi stessi e per gli altri Paesi vicini. In questo modo - prosegue - tutta l'Europa, unita e solidale, potrebbe mostrare questo segno di giustizia al resto del mondo". Questo è anche nel cuore del Papa, ma è un traguardo che resta purtroppo ancora lontano dall'essere raggiunto. Tuttavia, assicura il cardinale Parolin, la Santa Sede, consapevole della sua natura religiosa e della sua missione universale, vuole dare un contributo alla causa della pace, nella convinzione che "solo un impegno unitario e mondiale, che ponga al centro la protezione della persona umana, in particolare delle donne, dei bambini e di tutte le popolazioni civili indifese, nonché la tutela dei loro diritti fondamentali, può rendere possibile la ricerca della vera pace e il progresso dei popoli". "La pace deve essere ricercata sempre e ovunque": lo Statuto del Consiglio d'Europa, rammenta il segretario di Stato, afferma con chiarezza che "la pace è l'obiettivo ultimo della sua azione".

Azione e solidarietà 

Ruotano intorno a due parole - azione e solidarietà - la quinta e sesta verità sulle quali il cardinale Parolin riflette per concludere il suo intervento in seno al Consiglio d'Europa. E' necessario, dice, dare concretezza alle parole con i fatti e riconoscersi, come il virus globale sta mettendo in risalto, bisognosi gli uni degli altri, in condivisione della stessa situazione umana: "Il flagello della pandemia di Covid-19 ha mostrato al mondo la sua fragilità costitutiva e la sua impreparazione ad affrontare un futuro che può rivelarsi tumultuoso e distruttivo anche nelle vite umane", è il pensiero del segretario di Stato. "Tutti sulla stessa barca" e tutti insieme incamminati verso l'uscita dalla crisi. "Non facciamoci illusioni", afferma il porporato, questa è una verità incontestabile che anche il Consiglio d'Europa ha riconosciuto. Dunque, afferma il cardinale Parolin, questa "verità" deve essere vissuta "con grande carità, misericordia, perdono, sostegno e aiuto reciproco. Solo l'amore, solo lo spirito di solidarietà che da sempre contraddistingue l'Europa salverà chi è nella stessa barca, nella stessa casa, sulla stessa terra".

Europa, modello di vera umanità

L'intervento del segretario di Stato si conclude con un augurio a quanti sono impegnati a livello istituzionale perché continuino, dice, nella "costruzione di un'Europa giusta, unita, aperta e inclusiva", lavoro per il quale la Santa Sede rinnova il suo pieno sostegno come avvenuto da cinquant'anni in qua. "Fate dell'Europa la casa di ogni persona umana, fate in modo che ogni persona si senta a casa sua in un clima di fratellanza", è l'auspicio finale del cardinale Parolin. "Ogni persona attende di vedere un vero modello di umanità, per potersi impegnare in prima persona".

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13 novembre 2020, 14:00