Economy of Francesco: un laboratorio per uno sguardo materno sul mondo
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Una nuova economia a misura d’uomo per promuovere un processo di cambiamento globale, nello spirito di San Francesco. Verso questo orizzonte è proteso “The Economy of Francesco”, evento internazionale che si svolgerà interamente in modalità on line a causa della pandemia. L’incontro, che si potrà seguire a partire da domani 19 novembre in diretta streaming sul portale francescoeconomy.org, ha come protagonisti giovani economisti e imprenditori di tutto il mondo. Si aprirà con la proiezione del video “Listen to the cry of the poorest to transform the earth”, a cura dell’International Movement ATD Fourth World. A seguire il messaggio del prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, cardinale Peter Turkson, e il benvenuto del Comitato organizzatore. Ad aprire le conferenze sarà l’economista Jeffrey Sachs con un intervento sul tema “Perfecting Joy: three proposals to let life flourish”. È stata inoltre confermata la partecipazione “virtuale” di Papa Francesco con un video messaggio a conclusione dei lavori, il 21 novembre, indirizzato ai giovani partecipanti connessi via Web con la Basilica di San Francesco d’Assisi.
La missione di giovani economisti
L’iniziativa “The Economy of Francesco” si è sviluppata a seguito dell’invito del Papa rivolto il primo maggio del 2019, in occasione della festa di San Giuseppe Lavoratore, a giovani economisti, studenti e imprenditori chiamati a promuovere un processo di cambiamento. Grazie a San Francesco e a Papa Francesco, “è nato il più vasto movimento di giovani economisti a livello internazionale”. “È di queste notizie che oggi la società e la Chiesa hanno bisogno”, ha dichiarato il direttore Scientifico di “The Economy of Francesco”, il professor Luigino Bruni, ordinario di economia politica presso la Libera università Maria Santissima Assunta (Lumsa) di Roma. Attraverso sessioni di lavoro online, sono state condivise riflessioni e proposte. Da marzo ad oggi, quasi mille giovani hanno lavorato attivamente in 12 “villaggi tematici”: lavoro e cura; management e dono; finanza e umanità; agricoltura e giustizia; energia e povertà; profitto e vocazione; policies for happiness; CO2 della disuguaglianza; business e pace; Economia è donna; imprese in transizione; vita e stili di vita.
Sguardo femminile sull'economia
La giovane dottoranda Federica Nalli è la coordinatrice del villaggio “Economia è donna” e fa parte della comunità di Nomadelfia, una popolazione comunitaria di volontari cattolici che ha messo la fraternità evangelica a fondamento della sua vita. A Vatican News descrive la visione sull'economia emersa dal confronto tra giovani donne provenienti da vari Paesi del mondo. "Lo sguardo femminile - afferma - si rivolge prima di tutto ai bisogni dell’altro. Quello femminile è anche uno sguardo pratico che riesce a generare il cambiamento".
R. - Papa Francesco ci parla di un genio femminile. Nei secoli, nelle società tradizionali, c’è stata una netta divisione tra mondo maschile e femminile. Il mondo maschile era quello della produzione, del l’efficienza. Quello femminile era invece quello della casa, della cura. Questa divisione ha portato nei secoli a varie forme di ingiustizia ma anche di violenza. Oggi è necessario unire questi due mondi, non solo per una questione di giustizia sostanziale in modo da rimuovere gli ostacoli che impediscono la partecipazione delle donne al mondo del lavoro. Ma è necessario anche per una questione di efficienza. L’economia di Francesco è un’economia che sogna di poter combinare l’efficienza con la sostenibilità ambientale. Ed è un’economia che guarda a tutte le componenti del benessere, non solo alla massimizzazione del profitto. E queste sono caratteristiche specifiche del genio femminile, ovvero la capacità di avere uno sguardo sistemico, la capacità di guardare ai bisogni di tutte le categorie sociali, prima di tutto le necessità degli ultimi. E di mettere queste necessità al centro della funzione produttiva.
Quali proposte concrete sono scaturite dal confronto di giovani donne?
R. - Le partecipanti al villaggio tematico “Economia è donna” provenivano da tutto il mondo e quindi da Nord e Sud America, ma anche da Africa, Europa ed Asia. Tutte le partecipanti hanno evidenziato che non c’solo un problema di “pay gap”, ovvero di discrepanza di reddito percepito da uomini e donne. C’è proprio la necessità di costruire un ethos organizzativo nel mondo del lavoro che tuteli la partecipazione delle donne al mondo del lavoro. Facendo un esempio, in Italia si è parlato tanto di quote rosa. Ma l’evidenza scientifica ci dice che le donne beneficiarie delle quote rosa in realtà sono soprattutto donne non sposate e senza figli. Questo significa che la maternità è ancora, per molte donne, uno scoglio. Abbiamo dunque bisogno innanzitutto di periodi di maternità più lunghi ma anche di fissare in modo preciso quali siano i requisiti minimi per una organizzazione che voglia conformarsi allo spirito dell’economia di Francesco. Troppe organizzazioni e troppe imprese soprattutto nel Nord America oggi non lasciano congedi di maternità alle proprie impiegate sufficientemente lunghi per poter essere madri. In molti Paesi è previsto un periodo di una settimana o due settimane. E poi c’è un problema anche di flessibilità organizzativa, di disponibilità allo smart working e così via. Quindi, il primo progetto concreto riguarderà un sistema di certificazione che rilascerà un certificato alle imprese che si conformano alla visione dell’economia di Francesco in termini di parità di opportunità per uomini e donne. E accompagnando le imprese che vogliono fare un percorso e conformarsi a questi principi. Il secondo progetto è educativo. Ci siamo rese conto che la maggior parte dei fattori che impediscono la partecipazione delle donne o lo sviluppo della loro imprenditoria sono in realtà comportamenti inconsci che noi chiamiamo distorsioni cognitive. Per esempio tali fattori possono riguardare molti contesti rurali. Uno di questi è la paura di maneggiare il denaro che tradizionalmente è stata una sfera del mondo maschile. C’è poi anche la paura di rapportarsi alla tecnologia. Quello che vogliamo fare, quindi, è aiutare le donne a colmare questo gap, per esempio insegnando loro delle competenze di base di finanza e anche di gestione. E questo insieme con i loro figli in modo tale che i bambini, fin da piccoli, imparino che le mamme possono lavorare, maneggiare il denaro, imparare ad usare il computer. E allo stesso tempo, vogliamo trasmettere loro i contenuti principali dell’economia di Francesco: creare una coscienza economica che risponda anche a questi principi etici.
Perché lo sguardo femminile può dare un volto e soprattutto un’anima nuova all’economia?
R. – Perché lo sguardo femminile, tradizionalmente, è uno sguardo che non cerca la competizione. Cerca invece la cooperazione. Le donne, per secoli, si sono trovate a cooperare, a dividersi i compiti nelle grandi famiglie patriarcali. Lo sguardo femminile si rivolge prima di tutto ai bisogni dell’altro. Mette il bisogno dell’altro al centro della propria organizzazione. Lo sguardo femminile inoltre è sistemico: non guarda solo al risultato finale dell’azienda, ma anche al benessere di tutte le persone coinvolte. Quello femminile è anche uno sguardo pratico che riesce a generare il cambiamento, ad identificare i fattori critici.
Facendo riferimento in particolare alla tua esperienza nella comunità di Nomadelfia, di cui fai parte, come è possibile coniugare economia e fraternità?
R. – Bisogna anzitutto ripensare i sistemi organizzativi. Nella nostra comunità noi sperimentiamo una forma di fraternità radicale. Questo è possibile perché tutte le nostre organizzazioni hanno come fine quello di vivere la fraternità. C’è bisogno di un cambiamento di coscienza a livello individuale. E questo è il motivo per cui all’interno del villaggio “Economia è donna” ci siamo soffermate tanto sul progetto educativo per formare le nuove coscienze.
La fraternità è dunque una leva manche un traguardo di una nuova economia, quella tanto invocata da Papa Francesco…
R. – La fraternità è il mettere il bene dell’altro non davanti, ma accanto al proprio. La fraternità è la consapevolezza che il mio bene non è possibile senza quello dell’altro. Quindi, si devono cercare tutte le forme e le modalità organizzative per poter raggiungere insieme un risultato che vada bene a tutti: magari non è un risultato ottimale, ma è un risultato che assicura a tutti un livello minimo di benessere.
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