Processo sui presunti abusi al Preseminario S. Pio X: don Radice nega ogni addebito
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Si è tenuta ieri pomeriggio, presso il Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, la terza udienza del processo per presunti abusi sessuali in cui sono imputati don Gabriele Martinelli e l’ex rettore del Preseminario San Pio X, don Enrico Radice, entrambi incardinati nella diocesi di Como. L’udienza, durata di più di due ore, dalle 14.12 alle 16.21, è stata dedicata interamente all’interrogatorio di don Radice, anche per l’impossibilità di don Martinelli di raggiungere il Vaticano, dalla Lombardia, “zona rossa” per le misure di contrasto alla pandemia. Il 28enne sacerdote presta attualmente servizio in una residenza sanitaria assistita per anziani.
Presente anche l'attuale rettore, citato in giudizio
Dopo essere stato citato in giudizio, per responsabilità civile nell’accaduto, dalla difesa della presunta vittima degli abusi, L.G., era presente in udienza anche l’attuale rettore del Preseminario e superiore dell’Opera Don Folci, monsignor Angelo Magistrelli, assistito dall’avvocato Emanuela Bellardini. Il Preseminario San Pio X è un istituto di orientamento vocazionale creato nel 1956 all'interno della Città del Vaticano, per volontà di Papa Pio XII e del venerabile don Giovanni Folci, sacerdote comasco. Negli anni ha formato quasi duecento tra sacerdoti e religiose e moltissimi laici impegnati. Con la finalità del servizio liturgico, nella Basilica papale di San Pietro, accoglie ragazzi adolescenti e giovani provenienti da tutte le diocesi d’Italia e del mondo.
I due interrogatori a don Radice durante le indagini
Prima di porre domande all’ex rettore del Preseminario, oggi 71enne e cappellano in un Hospice a Como, accusato di aver intralciato le indagini sui presunti abusi compiuti da don Martinelli, tra il 2007 e il 2012, iniziati quando lui e la vittima erano 14-15 enni, il presidente del Tribunale Giuseppe Pignatone ha dato lettura dei verbali dei due interrogatori resi dall’imputato, durante le indagini, davanti al promotore di giustizia vaticano e al delegato del vescovo di Como.
La descrizione dei protagonisti dei presunti abusi
Il 6 settembre 2018, interrogato in Vaticano dal promotore di giustizia, don Radice, economo del Preseminario dal 1979 al 1989 e rettore dal 2002 al 2014, ha innanzitutto descritto il carattere dei giovanissimi protagonisti della vicenda, che hanno pochi mesi di differenza di età. “Erano sereni e tranquilli”, ha dichiarato ricordando che all’inizio, L.G. e K., giovane polacco timido e chiuso, anche per la scarsa conoscenza dell’italiano, avevano condiviso per un anno la stanza. Dunate l'udienza ha poi precisato che le stanze ospitavano 3 studenti ciascuna, e che ogni anno venivano ruotati “perché facessero amicizia un po’ tutti tra loro”.
La predilezione per la Messa in latino
“L.G. aveva un’intelligenza vivace ed era molto dedito agli studi – ha raccontato don Radice sia durante le indagini sia in aula - mentre K. Si estraniava sempre di più e passava molto tempo al computer. Martinelli era solare, gioioso, in buoni rapporti con tutti. Con il tempo L.G è diventato saccente e presuntuoso. Aveva una predilezione per il rito della Messa antica, in latino, e in questo si era coalizzato con K.”
La preparazione al servizio liturgico in Basilica
Nell’interrogatorio condotto dal delegato del vescovo di Como, il 24 febbraio 2018, l’ex rettore del “San Pio X”, che ha più volte ribadito come la particolarità del Preseminario fosse quella di preparare i giovani studenti al servizio liturgico nella Basilica di San Pietro, ha sostenuto che: “Martinelli non è mai stato un prefetto nel Seminario, ha avuto solo la responsabilità, quattro anni dopo il suo arrivo, nell’organizzazione del servizio liturgico, ma sempre su mie indicazioni e decisioni. Era una ‘piccola gerarchia’ che si tramandava nel tempo”. Ha aggiunto: “Martinelli era un leader, aveva la stoffa del leader, l’ho visto crescere, svolgeva bene ogni compito. Gli davo fiducia ma non potere”.
"Mai sentito di abusi e nessuno me li ha mai denunciati"
Nel Preseminario don Radice non ha mai visto o sentito parlare di abusi, sottolineando che: “Nessuno è venuto da me a denunciarli, né studenti, né altri sacerdoti, né genitori. Ero sveglio fino alle 23-23.30, davanti alle loro camere - ha chiarito - per assicurarmi che tutti entrassero nelle loro stanze. Le pareti erano sottili, si poteva sentire tutto. Se qualcuno chiacchierava dicevo, dopo una certa ora, di fare silenzio. Se vedevo la luce del cellulare, dalla finestra sopra la porta, dicevo di spegnere”.
"Una vendetta per l'allontanamento dal Preseminario"
Le “voci” sugli abusi, secondo l’ex rettore, sarebbero iniziate dopo l’allontanamento di K. dal Preseminario. “E’ stata una sua vendetta – ha dichiarato al promotore di giustizia durante le indagini - per essere stato allontanato, ma ho dovuto farlo perché non accettava più la nostra autorità ed era completamente indifferente alla vita comunitaria”. Ha negato che ci siano stati contatti fisici durante i giochi tra Martinelli e A.G., uno studente veneto che ha poi lasciato in anticipo il Preseminario. Infine don Enrico ha raccontato che K., diventato da poco maggiorenne, è fuggito dal seminario per andare a casa dell’amico A.G. perché “aveva un esagerato desiderio di vederlo”.
Don Radice: abusi inventati "per interessi economici"
In sostanza, per don Radice, L.G. avrebbe denunciato i presunti abusi “per interessi economici”, spinto dall’amico K., da ottenere anche “con la pubblicazione delle loro dichiarazioni sui mass media”. Il presidente Pignatone su questo punto ha chiesto un chiarimento all’imputato: “Come possono esserci interessi economici, se la prima lettera di denuncia, della quale lei era stato informato (dall’allora vescovo di Como Diego Coletti e dal cardinale Angelo Comastri, vicario del Papa per la Città del Vaticano, n.d.r.) è del 2013, mentre il caso mediatico scoppiò 4 anni dopo, nel 2017?”. Radice ha risposto che “si tratta di una mia intuizione”, ricordando di aver ricevuto anche una lettera dell’avvocato Dario Imparato, che assiste la presunta vittima, per “una bonaria soluzione” del caso. "Ma anche questa lettera - ha fatto notare Pignatone - è del 2018".
La lettera della presunta vittima al vescovo di Como
Il delegato del vescovo di Como ha chiesto all’ex rettore anche perché, conosciuto il contenuto delle missive e le accuse nei suoi confronti, “non ha sporto denuncia per calunnia”. “Non ci ho pensato” è stata la sua risposta. Nell’interrogatorio è stata letta la lettera di L.G. al vescovo Coletti, datata 10 luglio 2013, nella quale il giovane scrive che :“Nel 2009-2010 trovai il coraggio di parlare con don Radice delle violenze fisiche e psicologiche subite da Martinelli. Mi rispose in maniera aggressiva che erano fandonie, minacciando di cacciarmi dal Preseminario, e fui emarginato. Continuai a subire abusi. Non sono stato l’unico a subire violenza e a parlarne col rettore”. Radice davanti al delegato ha smentito ogni cosa, dicendo che “L.G. si è inventato tutto”, e in udienza ha chiarito che il ragazzo gli aveva parlato di “fastidi” subiti da Martinelli, ma “mai mi parlò di abusi sessuali”. “C’erano screzi e scherzi come in tutte le comunità di ragazzi. E gelosie per il posto migliore nel servizio liturgico”.
I quattro ex studenti alla trasmissione "le Iene"
In una trasmissione televisiva de “le Iene” nella quale quattro ex studenti del preseminario, a volto coperto, hanno rivolto le loro accuse a Martinelli e Radice, l’ex rettore ha dichiarato di aver riconosciuto L.G., A.G., "ragazzo non semplice e riservato, in rivalità con Martinelli", C.L. e D.P.
Le perplessità di don Granoli sull'ordinazione di Martinelli
Nell’interrogatorio del delegato del vescovo di Como è stata letta a Radice anche la lettera dell’assistente spirituale del Preseminario all’epoca dei fatti, don Marco Granoli, poi deceduto, del 23 marzo 2013, nella quale il sacerdote scrive che Martinelli non poteva diventare sacerdote per “gravissimi e veramente gravi motivi”. Radice ha replicato: “Non ne sapevo niente, Granoli avrebbe dovuto informarmi”. In aula don Enrico ha poi spiegato che don Granoli, dopo aver espresso anche a lui perplessità sull’ordinazione di Martinelli, dopo un colloquio con quest’ultimo, sarebbe tornato, "mettendosi quasi in ginocchio davanti a me per dirmi: 'Mi sono sbagliato, ho fatto un errore'”.
Le indagini sulle accuse su incarico del vescovo Coletti
Il presidente Pignatone ha ricordato all’imputato che dopo la lettera di denuncia di L.G. al vescovo Coletti, questi lo ha incaricato di indagare sulle accuse. Poi gli ha chiesto: “Lei ha parlato con tanti, e con Martinelli, ma non con L.G.. Perché?”. Radice ha risposto: "Aveva già lasciato il Preseminario (per la normale conclusione degli studi, n.d.r.) e non sapevo dove fosse”. Pignatone ha ribattuto: “Non credo fosse impossibile rintracciarlo”. “Avevo altri impegni, non sapevo dove cercarlo” è stata la risposta finale. Nei colloqui con Radice, in quel 2013, Martinelli “ha sempre negato ogni addebito”, e l’ex rettore ha riferito al cardinal Comastri e al vescovo Coletti che si trattava di “fumus persecutionis” contro Martinelli. Così il cardinale ha chiuso le indagini, spiegava sempre Radice al delegato del vescovo di Como, “perché non ha rilevato nessun fumus delicti”.
La lettera a firma del vescovo e l'accusa di falso
L’ex rettore, che dal 2015 al 2016 è stato assistente del vescovo di Como Coletti, è anche accusato di aver falsificato una lettera a firma del presule, nella quale si indicava che Martinelli e F.V., di un anno più giovane, ex studenti del Preseminario e da tre anni al seminario francese di Roma, potevano trasferirsi, in vista della loro ordinazione diaconale, avvenuta poi nel novembre 2016, nel seminario della diocesi di Como. Radice ha spiegato: “Ci fu l’idea che i due seminaristi potessero venire per l’ultimo anno al seminario di Como. Il vescovo mi disse: mettilo per iscritto. Io ho fatto la lettera, lui l’ha firmata. Io non ho fatto nessun falso. Poi la lettera fu annullata dal vescovo perché non ha ritenuto di dare seguito a questa possibilità”. La difesa di Radice ha consegnato al presidente Pignatone una copia di quella lettera, in possesso dell’ex rettore.
I quattro confratelli che lamentavano il "clima difficile"
Radice ha infine parlato anche dei rapporti con gli altri confratelli sacerdoti che avevano responsabilità varie nel Preseminario: “Non è che andassimo sempre d’accordo, c’erano punti di vista diversi ma non contrasti esagerati. Glia attriti si risolvevano”. Pignatone ha ricordato in aula che quattro di questi sacerdoti invece hanno scritto al vescovo Coletti e al cardinale Comastri lamentando un clima difficile nel Preseminario. Il processo è stato rinviato, per la sua quarta udienza, al 4 febbraio 2021, alle 9.30. In quella data dovrebbe essere interrogato l’altro imputato, don Gabriele Martinelli.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui