Anno Famiglia. Paglia: alleanza tra uomo e donna risorsa per tutta la società
Marco Guerra – Città del Vaticano
“Dare impulso alla pastorale familiare, riscoprire la famiglia come risorsa per tutta la società e riflettere sulla sterilità di generazione”. Sono molteplici i propositi che indica monsignor Vincenzo Paglia, Gran Cancelliere del Pontificio Istituto Teologico per le Scienze del matrimonio e dalla famiglia Giovanni Paolo II, in vista dell’apertura dell’Anno dedicato a “Famiglia Amoris laetitia”, annunciato nell'ultima domenica di dicembre, all’Angelus, da Papa Francesco.
Iniziative pastorali in tutto il mondo
L’Anno speciale, ispirato all’Esortazione Apostolica e all’amore incarnato dalla Santa Famiglia, inizierà il prossimo 19 marzo, a 5 anni dalla pubblicazione del Documento post-sinodale, e si concluderà il 26 giugno 2022 in occasione del X Incontro Mondiale delle Famiglie. Tante le iniziative pastorali che prederanno forma durante questi 15 mesi.ll Dicastero per i Laici e la Famiglia offrirà strumenti di formazione alle diocesi, alle parrocchie, alle università, alle comunità ecclesiali e alle associazioni familiari. Verranno organizzati anche simposi accademici internazionali mentre è già on line un sito dedicato all’anno, in più lingue. Nella brochure redatta dal Dicastero Vaticano si parla di numerosi obiettivi tra cui rendere "le famiglie protagoniste della pastorale familiare" e i giovani "consapevoli dell'importanza della formazione alla verità dell'amore e al dono di sé".
La lezione della pandemia
Questa riflessione, che coinvolgerà tutte le comunità cattoliche del mondo, arriva al termine di una pandemia globale che ha messo in risalto il ruolo insostituibile dell’istituto familiare nell’accoglienza, la cura e il conforto di tutte le persone. Una lezione che lo stesso monsignor Vicenzo Paglia esorta a cogliere:
Perché si è voluto dedicare alla famiglia proprio l’anno che segnerà l’uscita dalla pandemia?
R.- L’anno che il Papa vuole dedicare alla famiglia coincide con la speranza della fine della pandemia con l’arrivo del vaccino. In effetti, durante la pandemia, la famiglia con tutti i suoi limiti si è rivelata la realtà più salda: è riuscita a confortare e ad accompagnare tanti in una situazione così drammatica. In questo senso c’è una lezione da apprendere. Il dramma della pandemia ci ha insegnato che nessuno si salva da solo e che tutti abbiamo bisogno gli uni degli altri a partire dalla famiglia. Questa esperienza, nella sua drammaticità, è una grande lezione che ci aiuta a comprendere meglio la preziosità della famiglia sia per la Chiesa che per la società.
La riflessione sulla famiglia partirà dall’Esortazione Amoris laetitia. Quali i frutti di questo documento?
R.- Credo che in quest’anno siamo chiamati ad andare un po' più in profondità sui temi proposti dalla Esortazione apostolica. Il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II intende promuovere un’inchiesta per raccogliere quanto si è realizzato nelle Chiese locali a partire da Amoris laetitia. In questi cinque anni sono state molteplici le iniziative nelle Chiese locali che hanno riproposto la famiglia come luogo di vita cristiana. Ma non basta vedere quel che si è fatto. E’ indispensabile ridare un impulso ben più forte all’intera pastorale familiare, intesa come luogo che deve abbracciare tutta la pastorale. Insomma quel che si chiede è che tutta la pastorale diventi “familiare”. Quando la Chiesa parla della famiglia parla di sé stessa.
Il Papa ha ricordato che il Figlio di Dio ha voluto aver bisogno, come tutti i bambini, del calore di una famiglia e che quella di Nazaret è un modello per tutte le famiglie del mondo. L’ideale evangelico della Santa Famiglia resta una cornice fondamentale per tutti i cristiani?
R.- Il Papa in Amoris laetitia sottolinea l’ideale della famiglia voluta da Dio già all’inizio della creazione. Il tema centrale è l’alleanza dell’uomo e della donna. L’uomo e la donna, assieme - sia nella famiglia che nell’intera società e nella Chiesa -, sono chiamati sia alla custodia del creato, sia alla responsabilità delle generazioni. Purtroppo questa prospettiva ha bisogno di una maggiore riflessione sia sul piano teologico che su quello pastorale. In breve: c’è bisogno di una “teologia della famiglia”. L’Istituto Giovanni Paolo II ha avviato questa prospettiva teologica che richiede lo sviluppo di una riflessione sulle molteplici articolazioni dei legami familiari, da quelli della paternità, della maternità, della fraternità, delle relazioni sociali, delle responsabilità vicendevoli e così oltre. Insomma una riflessione che si dirige sia sul versante teologico che su quello delle scienze umane, senza dimenticare ovviamente il piano della morale.
La famiglia con il suo primato educativo è sia luogo fondamentale per la trasmissione della fede sia palestra per la convivenza, l’incontro e la diffusione di stimoli positivi. Insomma è motore di ogni società che concorre al bene comune?
R. - Assolutamente sì. La Chiesa, con la sua riflessione e la sua azione nel versante familiare, rende un servizio preziosissimo anche alla società. La cultura contemporanea vaga anch’essa nell’incertezza: l’indebolimento della famiglia è correlato all’indebolimento della società. Una società de-familiarizzata porta allo sgretolamento di quel “noi” che è la base di ogni società. Non a caso parliamo oggi di “crollo del noi” che inizia, appunto, nella famiglia e si allarga alla nazione e alla famiglia delle nazioni. Oggi sentiamo parlare di evaporazione del padre, di allentamento dei legami, ed è legato allo sfaldamento culturale della famiglia come architettura di legami. Quindi questo è un anno importante per spingere i credenti e anche i non credenti a riscoprire la famiglia come risorsa unica e straordinaria per la società come tale.
Il Papa ha spesso denunciato le colonizzazioni ideologiche che colpiscono la famiglia: questo anno di riflessione servirà quindi a rafforzare sul piano culturale il ruolo e l’importanza della famiglia?
R.- Per questo sottolineavo come la debolezza dei legami porta all’indebolimento del “noi”. Non è un caso che il Papa per indicare il legame universale fra tutti usi il termine “fratello”; è un termine tipicamente legato alla prospettiva familiare. L'enciclica "Fratelli tutti" è impossibile comprenderla senza una profonda visione della dimensione familiare che il termine comporta. In questo senso credo che riflettere sulla famiglia significhi parlare del destino stesso dell’umanità. Anche nel linguaggio più laico noi parliamo di famiglia di popoli.
Quali iniziative sono previste nelle diocesi e nelle parrocchie? I credenti saranno chiamati ad essere testimoni dell’amore familiare?
R.- Le iniziative sono molteplici e prevedono – con il Dicastero dei Laici, Famiglia e Vita – non solo un impegno diretto per spiegare alcuni capitoli del Documento, ma il coinvolgimento di tutte le Chiese locali a riflettere sui diversi capitoli dell’Esortazione. Purtroppo si è posta l’attenzione solo sul capitolo ottavo inerente la questione della comunione ai ri-sposati e divorziati, che è solo un aspetto dei problemi. Qui le questioni su cui riflettere sono: perché i giovani si sposano poco? Perché le famiglie sono rinchiuse in sé stesse? Perché c’è una sterilità di generazione e non solo nel generare figli ma anche nel generare speranza, cultura e generosità? E poi c’è tutto il tema della difficoltà del dialogo tra le generazioni e il tema degli anziani. Tutte queste frontiere sono sollecitate ad essere attraversate dalle indicazioni che il dicastero ha dato e che ogni Chiesa locale deve sviluppare con gli uomini e le donne di buona volontà.
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