Comastri: il Natale è la "segnaletica" della felicità
Eugenio Bonanata - Città del Vaticano
Il messaggio paradossale del Natale. È così che nel quarto secolo si esprimeva Anfilochio di Iconio, un monaco vissuto in Cappadocia, riflettendo sull’evento di Betlemme. I due sermoni del monaco sono il centro del volume curato da Lucio Coco e pubblicato della Libreria Editrice Vaticana con il titolo “Il Signore verrà e ci salverà”. A firmare la prefazione è il cardinale Angelo Comastri, per il quale quelle omelie “sembra siano state pronunciate oggi”: “Vale la pena leggere queste omelie che hanno ancora una freschezza straordinaria”.
Violenze, guerra contro la famiglia, egoismi, spinta all’accumulo e al possesso, cui si sommano oggi le sofferenze del mondo sospeso dal Covid. Il paradosso continua e dunque, osserva il cardinale Comastri, “abbiamo bisogno del Natale”, tanto più che “noi cristiani viviamo in una società che vive invece l’anti-Natale” ed è quindi priva di vera felicità.
"Senza bontà non c'è Natale"
Il Natale, afferma il porporato, rappresenta invece “la segnaletica della felicità”. Ecco perché è fonte di luce e di speranza, nonostante le apprensioni quotidiane. In altri termini ci indica una strada, quella della bontà. “A volte non serve molto per seguirla”, avverte il cardinale Comastri che affronta la tematica anche nel libro “Tu scendi dalle stelle”, edito dalla San Paolo. “Basta un piccolo gesto: anche un messaggio o una telefonata possono rendere felice una persona, perché una delle sofferenze maggiori create dalla pandemia è proprio la solitudine”.
Per il vicario del Papa per la Città del Vaticano occorre fare un piccolo passo verso gli altri: “Non possiamo chiuderci ognuno nel proprio egoismo”. Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi, afferma, è il comandamento della felicità”. “Senza bontà – conclude il cardinale Comastri – non c’è Natale. Celebrarlo per noi cristiani richiede una scelta coraggiosa che è importante compiere”.
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