Il cardinale Tomasi: il riconoscimento di una vita al servizio degli ultimi
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Il cardinale Silvano Maria Tomasi è stato ordinato sacerdote il 31 maggio 1965 nella Congregazione religiosa Missionari di San Carlo – Scalabriniani dedita all'assistenza ai migranti, specie i più poveri e bisognosi. A 80 anni, sabato 28 novembre, Papa Francesco gli ha conferito la dignità cardinalizia. Originario di Casoni di Mussolente, in provincia di Vicenza, nella sua vita il cardinale Tomasi ha viaggiato molto e ha ricoperto incarichi importanti e delicati: negli anni ‘80 è stato il primo direttore dell’Ufficio della Pastorale per i Migranti e dei Rifugiati della Conferenza dei vescovi degli Stati Uniti. Dalla fine del 1989 fino a giugno 1996 è, a Roma, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Il 27 giugno 1996 è nominato arcivescovo titolare di Cercinia e nunzio apostolico in Etiopia, Eritrea e Osservatore presso l’Unione Africana. Il 24 aprile 1999 è arcivescovo di Asolo e il 23 dicembre 2000 viene nominato Nunzio apostolico in Gibuti.
L'attività diplomatica come servizio
Dal 2003 al 2016 Tomasi ricopre le cariche di Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio delle Nazioni Unite e Istituzioni Specializzate a Ginevra e di Osservatore permanente presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio. Il 9 aprile 2016 Papa Francesco lo nomina membro del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, oggi Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Solo un mese fa, proprio il 1° novembre, Francesco gli affida il ruolo di suo Delegato speciale presso il Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta, un'organizzazione impegnata nel servizio di assistenza umanitaria in diverse regioni del mondo a favore di rifugiati e emarginati. Una vita, dunque, quella del nuovo porporato tutta spesa nell’attenzione agli ultimi.
In una cerimonia sobria, l'invito ad andare in profondità
Penso che il Papa mi abbia voluto nel Collegio cardinalizio, dice nella nostra intervista il porporato, per dire alla famiglia scalabriniana e alla Chiesa di andare avanti nell'attività solidale con le categorie più escluse dell'umanità e come segno di riconoscimento del mio servizio sul piano diplomatico a Ginevra. Al cardinal Silvano Maria Tomasi abbiamo chiesto come ha vissuto i momenti forti del Concistoro e della Messa in San Pietro con Papa Francesco, celebrati nel contesto della pandemia:
R.- Veramente il Concistoro è stato un evento che si è vissuto più nel cuore che esternamente, perché la pandemia ha impedito l'invito a tante persone che volevano partecipare, non solo amici e parenti, ma anche fedeli della Chiesa che volevano solennizzare questo momento. E comunque è stata una celebrazione sobria, ma sentita e bella. E’ un incoraggiamento a tener conto che dobbiamo puntare più sulla sostanza che sulle manifestazioni esterne. Il Papa è stato molto attento e nelle sue parole c'è l'invito ad andare in profondità nel servizio alla Chiesa e l'impegno dei nuovi cardinali è certamente in quella direzione.
Che cosa delle parole di Papa Francesco durante la Messa di domenica l'ha colpita di più?
R. - Questa celebrazione in San Pietro, con la navata vuota, faceva una certa impressione e noi ci siamo concentrati attorno all’altare della Confessione e seguiremo quello che il Santo Padre ha detto, ovvero di camminare verso la stagione dell'Avvento e l'arrivo pieno del Signore e di contribuire a che questo evento arrivi a quante più persone.
“L'emigrazione è un diritto naturale, inalienabile; è una valvola di sicurezza sociale che ristabilisce l'equilibrio tra le ricchezze e le potenze produttive di un popolo”: lo ha detto il beato Giovanni Battista Scalabrini nel 1899. Lei è il secondo porporato della famiglia religiosa fondata da Scalabrini, dopo il cardinale Velasio De Paolis. Come vive questa appartenenza?
R. - Penso che la decisione di Papa Francesco di includere la mia persona nel Collegio cardinalizio sia stata spinta anche dal fatto che voleva dare un segnale alla famiglia scalabriniana, che da oltre 130 anni continua a servire gli immigrati, per dire di continuare su questa strada e per dare anche un esempio di solidarietà con i più esclusi e i più poveri tra le varie categorie di persone che costituiscono la famiglia umana. E’ stato poi anche, penso, un riconoscimento dell'importanza che sta acquistando la diplomazia multilaterale e dei miei molti anni di servizio presso le Nazioni Unite a Ginevra nel contesto appunto degli organismi internazionali.
Qual è oggi il suo sguardo sul Collegio cardinalizio, tenendo conto delle ultime scelte fatte dal Papa dove tanti nuovi cardinali, come lei appunto, hanno una particolare attenzione alle periferie?
R. - Nell'atteggiamento e nell'insegnamento di Papa Francesco c'è l’esplicita volontà di creare un mondo inclusivo, di far partecipare tutti ai benefici che la scienza, che la tecnologia e l'economia possono portare e fare, in modo che questa partecipazione di tutti crei un mondo più sereno e più pacifico. Mi pare ci sia una chiara volontà di Papa Francesco in questo e credo che il Collegio cardinalizio si stia muovendo sempre più in questa direzione di essere evidenza e incoraggiamento operativo nella costruzione di un mondo più unito e più sereno, in modo che la globalizzazione non sia una distruzione delle culture e delle differenze, ma sia un invito alla solidarietà.
Recentemente il Papa le ha affidato il compito di delegato speciale per il Sovrano militare Ordine di Malta e lei è membro del Dicastero per il Servizio allo Sviluppo umano integrale. Ora è stato creato cardinale: non è arrivato il momento del riposo per lei…
R. - Finché si può dare un contributo e lavorare un poco, lo facciamo molto volentieri, perché questo è il tempo, come io dico spesso, in cui il vecchio asinello deve tirare la carretta e io ho l’opportunità di essere di servizio in questa maniera. Certo ci sono dei problemi, delle difficoltà, però la vita è fatta così e bisogna appunto cercare di superare queste difficoltà e i problemi che emergono.
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