Braz de Aviz: il Covid non ha fermato i nostri consacrati
Bianca Fraccalvieri- Città del Vaticano
Una delle immagini dell’anno 2020 che rimarranno maggiormente nella memoria secondo il cardinale João Braz de Aviz, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, è la dedizione dei religiosi per la loro missione, e il fatto che nonostante la pandemia abbia reso le cose più complicate per tutti, siano sempre rimasti vicini alla gente.
Un anno doloroso ma molto prolifico
“I nostri consacrati e consacrate - spiega il porporato - non si sono allontanati dai loro cari, dalla loro missione, ma sono andati avanti. Molti hanno preso anche il Covid, altri hanno affrontato grandi difficoltà esponendosi anche a pericoli, lavorando negli ospedali e nel servizio pubblico, ma anche nelle nostre case, e portando avanti questa vita di testimonianza vicino alle persone. Mi ha commosso quell’immagine di una nipotina, che ha potuto salutare la nonna attraverso il vetro dell’ospedale, perché i medici hanno capito che era necessario quel rapporto umano, e quel calore, perché la malattia peggiore era la solitudine. Ed è così che vediamo la figura dei nostri consacrati e delle nostre consacrate. Noi siamo fatti per questo e il Vangelo ci chiede questo, è la nostra prima missione. Quest’anno per me è stata una scuola vicino ai consacrati, vedere continuare la loro missione in tanti posti, curando la nostra parte come fa Papa Francesco, mettendo in pratica tutte le regole che le nostre autorità ci chiedono, perché questo è necessario per superare questa situazione, ma nello stesso tempo non lasciando le persone nella solitudine e nell’abbandono, nella sensazione che non ci sia nessuno per loro, perché forse questa è la malattia più grave. Allora in questo senso è stato un anno di una grande scuola”.
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