La Domenica, giorno del "risveglio" della Parola sacra
Tiziana Campisi - Città del Vaticano
Una nota sulla Domenica della Parola di Dio, che Papa Francesco ha istituito il 30 settembre dello scorso anno con la Lettera apostolica in forma di Motu proprio Aperuit illis, per ricordare alcuni “principi teologici, celebrativi e pastorali circa la Parola di Dio proclamata nella Messa”. Fissata nella III Domenica del Tempo ordinario, il Pontefice l’ha voluta come giornata dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola. Il documento è redatto dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, è stato firmato il 17 dicembre dal prefetto, il cardinale Robert Sarah, e intende contribuire a risvegliare la consapevolezza dell’importanza della Sacra Scrittura per vita dei credenti, soprattutto nella liturgia, “che pone in dialogo vivo e permanente con Dio”. Aggiunge inoltre che la Domenica della Parola di Dio è “una buona occasione per rileggere alcuni documenti ecclesiali, soprattutto i Praenotanda dell’Ordo Lectionum Missae, e si articola poi in dieci punti che offrono altrettante indicazioni per la celebrazione.
Non sostituire le Letture
Nell’evidenziare che “per mezzo delle letture bibliche proclamate nella liturgia, Dio parla al suo popolo e Cristo stesso annunzia il suo Vangelo”, viene indicata come “una delle modalità rituali adatte a questa Domenica (…) la processione introitale con l’Evangeliario oppure, in assenza di essa, la sua collocazione sull’altare”. La nota della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti specifica poi che le letture bibliche disposte dalla Chiesa nel Lezionario non devono essere sostituite o soppresse e che vanno utilizzate versioni della Bibbia approvate per l’uso liturgico. “La proclamazione dei testi del Lezionario costituisce un vincolo di unità tra tutti i fedeli che li ascoltano” si legge nel documento, che raccomanda inoltre il canto del Salmo responsoriale. Circa l’omelia si invitano i vescovi, i presbiteri e i diaconi a “spiegare e permettere a tutti di comprendere la Sacra Scrittura” e a “renderla accessibile alla propria comunità”, svolgendo tale ministero “con speciale dedizione, facendo tesoro dei mezzi proposti dalla Chiesa”. Quindi viene rimarcata l’importanza del silenzio nella celebrazione liturgica, perché, “favorendo la meditazione, permette che la Parola di Dio sia accolta interiormente da chi l’ascolta”.
La cura dell'ambone
A proposito di quanti proclamano la Parola di Dio nell’assemblea - sacerdoti, diaconi e lettori -, la nota precisa che si richiede “una specifica preparazione interiore ed esteriore, la familiarità con il testo da proclamare e la necessaria pratica nel modo di proclamarlo”. E ancora si insiste sulla cura dell’ambone dal quale viene proclamata la Parola di Dio, e mentre “da esso si possono proferire l’omelia e le intenzioni della preghiera universale”, “è meno opportuno che vi si acceda per commenti, avvisi, direzione del canto”. Si chiede anche di curare il pregio materiale e il buon uso dei “libri che contengono i brani della Sacra Scrittura”, definendo “inadeguato ricorrere a foglietti, fotocopie, sussidi in sostituzione dei libri liturgici”. E ancora, per far conoscere meglio la Sacra Scrittura e il suo valore nelle celebrazioni liturgiche, la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti esorta a promuovere, in prossimità o nei giorni successivi alla Domenica della Parola di Dio, incontri formativi, ad esempio, per illustrare più dettagliatamente “i criteri di distribuzione liturgica dei vari libri biblici nel corso dell’anno e nei suoi tempi, la struttura dei cicli domenicali e feriali delle letture della Messa”. Infine la nota individua nella Domenica della Parola di Dio, lì dove venga promossa la celebrazione comunitaria di Lodi e Vespri, “un’occasione propizia per approfondire il nesso tra la Sacra Scrittura e la Liturgia delle Ore, la preghiera dei Salmi e Cantici dell’Ufficio, le letture bibliche”.
Il modello di san Girolamo
La nota della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti si conclude suggerendo di proporre san Girolamo come esempio “per il grande amore che egli ha nutrito per la Parola di Dio”. Perché, come ha ricordato Papa Francesco nella Lettera apostolica Scripturae sacrae affectus del 30 settembre scorso, scritta in occasione del XVI centenario della morte di san Girolamo, egli fu un «infaticabile studioso, traduttore, esegeta, profondo conoscitore e appassionato divulgatore della Sacra Scrittura”, che mettendosi in ascolto, trovò sé stesso, il volto di Dio e quello dei fratelli, e affinò la sua predilezione per la vita comunitaria.
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