Zenari: in Siria e Iraq ancora un Natale nel dramma della povertà
Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
La conferenza on line tenutasi il 10 dicembre dal Vaticano sulle crisi irachena e siriana ha preso in esame anche la situazione umanitaria in altri Paesi della regione mediorientale, come Libano e Giordania. Secondo il cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco, che ha partecipato all’evento, è importante richiamare l'attenzione e l'interesse alla solidarietà verso queste regioni provate soprattutto dalla guerra. Il porporato mette in guardia dal rischio che queste crisi umanitarie vengano dimenticate. Proprio per questo l’incontro, che si tiene ogni due anni, ha fatto il punto sulla situazione attuale, sulle difficoltà che vivono i cristiani, valutando la possibilità di coordinare meglio gli aiuti per le popolazioni civili, in modo da tenere sempre aperta la porta della speranza anche di fronte ad una situazione piuttosto grave.
La Siria all’ultimo posto dei Paesi poveri
Il cardinale Zenari, nell’intervista a Vatican News, descrive in particolare la grave condizione della Siria stremata da un conflitto decennale. Nel Paese si riscontra un tasso di povertà senza precedenti, mai vissuta nemmeno nei momenti più duri della guerra. Secondo i dati dell’Onu, sottolinea il nunzio apostolico, circa l’ 83% della popolazione vive sotto la soglia della povertà. Finora non si erano mai viste le code ai panifici per acquistare il pane e altri generi alimentari. Inoltre non si vede nessun avvio di ricostruzione e tanto meno di ripresa economica. Poi sono ancora in vigore le sanzioni imposte dagli Usa che pesano sulla vita dei residenti e allontanano il ritorno dei rifugiati. Mancano totalmente le condizioni essenziali, anzi, è sempre alto il numero delle persone che chiede di lasciare il Paese. La sensazione è che la speranza stia morendo.
La sofferenza dei cristiani
Uno dei punti toccati dal Papa nel suo messaggio e nei lavori del convegno, ricorda il cardinale Zenari, è stato il possibile ritorno dei cristiani in Medio Oriente. E’ importante che questo avvenga, perché il Medio Oriente senza i cristiani non sarebbe più il Medio Oriente. I cristiani – sottolinea – hanno dato un contributo assai notevole allo sviluppo del proprio Paese e la loro presenza è ancora più che mai necessaria. Tutti hanno sofferto in questo conflitto e stanno soffrendo, ma in particolare i gruppi minoritari, come i cristiani, che sono l'anello più debole della catena sociale. Per questo solo in pochi sono rientrati e questo rappresenta una ferita profonda per la Chiesa. La presenza cristiana vuol dire più sviluppo sociale, migliori scuole e ospedali.
La bomba della povertà
Per fortuna, afferma Zenari, non cadono più le bombe come prima, ma in diverse parti della Siria c'è una bomba egualmente terribile, che è la bomba della povertà e sta colpendo l’ 83 % della popolazione. Dopo il conflitto è iniziata la guerra economica. La fame si fa sentire, interi quartieri villaggi sono stati distrutti e coì la gente non può ritornare ad abitarvi. Mancano anche industrie e fabbriche, che sono state rase al suolo, e soprattutto i generi alimentari. Si sopravvive, sottolinea il cardinale, grazie alla carità delle organizzazioni umanitarie cattoliche. Ma c’è bisogno di rendere nuovamente la terra fertile e produttiva, ricreando canali irrigui in quello che ora è diventato un deserto. E’ importante che la comunità internazionale si impegni in questo, ricostruendo anche scuole, ospedali, fabbriche e villaggi.
L’attesa del Natale
In Siria, in Iraq e in altri Paesi mediorientali il prossimo sarà ancora un Natale da vivere duramente, un Natale al freddo, perché manca il gasolio per riscaldare le abitazioni. Pensando alla imminente nascita di Gesù, conclude Zenari, tenendo presente che Betlemme vuol dire ‘casa del pane’, l’augurio è che ci sia pane tutta la gente, in tutte le case e per tutte le famiglie.
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