Davos, Turkson: vaccino per tutti, ma anche terra, casa e lavoro
Alessandro De Carolis – Città del Vaticano
C’è un mondo che può farsi portare la spesa a casa evitando il pericolo di assembramenti e un altro mondo che se vuole mangiare deve procurarsi il cibo di persona in mercati dove non esistono distanze predefinite. Più semplicemente, c’è un mondo che ha una casa in cui tenere la famiglia in sicurezza e un altro mondo che non ha questa sicurezza perché non ha, o non ha più, una casa degna di questo nome e un lavoro per pagarsela.
Covid, “esplorare terapie alternative”
È il mondo della povertà, che reca in più lo sfregio del Covid, quello che il cardinale Peter Turkson disegna di fronte al prestigioso parterre del Forum di Davos, che la pandemia ha rimodulato in chiave virtuale. Un mondo che ha bisogno di certezze più forti di quelle sgretolate dalla pandemia. A cominciare dalle cure antivirus per le quali “l’accesso per tutti” – auspicato dal Papa e riecheggiato dal prefetto del Dicastero per lo Sviluppo Umano – resta un obiettivo molto sfumato. “Stiamo vedendo i governi concentrarsi solo sulla loro gente e poi sugli altri”, constata il porporato che risponde a una serie di domande. “Diversi Paesi hanno anche la capacità di produrre farmaci e se la proprietà intellettuale fosse allentata potrebbero portare la produzione a livello locale” riducendo l'impatto del contagio. Ci sono nuovi ceppi del virus che inquietano, quello del Sudafrica per esempio, e se si potessero “esplorare alcune terapie alternative”, dice il cardinale Turkson, “questo potrebbe aiutare a gestire l'emergenza e ridurre i tassi di mortalità”.
I “gruppi di movimento popolare”
La questione del vaccino è prioritaria in questa contingenza globale ma non l’unica. La sessione del Forum cui il porporato interviene è eloquente, fermare la povertà prima che diventi “virale”. La Santa Sede si è mossa rapidamente grazie alla Commissione Covid-19 creata dal Papa, una task force di esperti con l’incarico di studiare quanto accade e proporre una visione di futuro. “Da un po' di tempo – spiega il prefetto vaticano – ci stiamo impegnando con quelli che chiamiamo ‘gruppi di movimento popolare’. Abbiamo identificato tre aree chiave: terra, lavoro e casa. Questi tre obiettivi sono quelli che stiamo perseguendo ora per garantire che le persone abbiano un posto dove dormire, e questo significa anche salvaguardare la famiglia e la sua sicurezza e benessere”.
La solidarietà rende fratelli
Questo sforzo – che il Papa chiede appellandosi ormai da mesi alla coscienza del mondo che ha i mezzi necessari – è possibile se poggia su un valore chiaro: la “persona al centro”. Lo scorso anno era stato Francesco in persona a invocarlo, quest’anno e il cardinale Turkson a farsene portavoce. “Quando parliamo di dignità della persona umana, non possiamo scendere a compromessi e dobbiamo sostenerla”, afferma. È una questione di attenzione che diventa scelta politica e un indirizzo di azione. “A un certo punto – sostiene il porporato – cerchiamo di creare una piattaforma con politiche economiche sociali” in grado di “prendersi cura gli uni degli altri, perché la famiglia umana è un'unica famiglia interconnessa”. E la pratica della solidarietà, del “prendersi cura”, conclude, crea e diffonde “la fraternità umana”.
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