Vaticano, disarmo globale: una strada e un impegno
Gabriella Ceraso - Città del Vaticano
Far progredire il disarmo globale nel tempo della pandemia, facendo tesoro delle migliori pratiche già avviate nel mondo e promuovendo la cooperazione ecumenica e interreligiosa. Sono alcuni dei punti in cui si articola il webinar di questo pomeriggio, ospitato dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e la Commissione Vaticana COVID-19, in collaborazione con lo Strategic Concept for the Removal of Arms and Proliferation (SCRAP) della SOAS University of London.
I lavori si aprono con il saluto del cardinale Peter Turkson prefetto del Dicastero che ospita l'evento, saranno anticipati da un video riassuntivo dei principali interventi del Papa durante il recente viaggio in Iraq sul tema del disarmo, per poi proseguire, tra gli altri con l'intervento del Segretario di Stato vaticano Pietro Parolin e del professor Dan Plesch, Direttore del Centre for International Studies and Diplomacy alla SOAS University of London.
Quindi i due Panel dedicati l'uno al diritto internazionale e ai metodi concreti per perseguire il disarmo e l'altro al ruolo vitale che il dialogo ecumenico e interreligioso può svolgere. Ma da dove nasce l'idea di affrontare il problema del disarmo nel contesto più complesso della pandemia e quali gli stimoli del magistero pontificio che sosterrano la discussione? Sicuramente il tema è caro alla Santa Sede e al Papa, spiega il moderatore dei lavori Alessio Pecorario ed è particolarmente urgente affrontarlo ora se vogliamo trasformare questa crisi in una opportunità per non tornare a compiere gli stessi errori di prima ma per cotsruire un mondo migliore. E la "creatività" che il Papa ha suggerito è la parola chiave:
R. - Si tratta certamente di un tema che è particolarmente caro al Dicastero e alla Santa Sede in generale, ma che assume una peculiarità particolarmente urgente nel momento in cui stiamo vivendo queste crisi interconnesse, innescate dalla pandemia. E l'urgenza sta nel fatto che se noi vogliamo costruire un modello nuovo di società, se vogliamo utilizzare questa crisi per poter creare un futuro migliore non possiamo lasciare che il mondo continui a produrre armi, soprattutto armi di distruzione di massa, e a drenare risorse per questo motivo, e non invece andare incontro ai bisogni urgenti e pressanti dell'umanità sofferente.
In quest'occasione rifletterete anche sulle norme internazionali per la sicurezza, e anche sulle campagne e i movimenti che si stanno dando da fare in questo ambito. A che punto siamo e in che termini ne parlerete?
R. - Abbiamo cercato di rispondere alla richiesta che il Santo Padre ha fatto sin dalla creazione della Commissione Vaticana per il Covid-19. Lui ci ha chiesto di essere "creativi e concreti", che sono due aggettivi che evidentemente non sono in contraddizione. La creatività e la concretezza si manifestano nel fatto che in questo webinar verranno presentate alcune tra le migliori proposte internazionali dei grandi esperti, della scienza migliore al servizio dell'umanità, per poter appunto operare nei processi di disarmo e di costruzione e mantenimento della pace. Quindi ascolteremo le campagne, per esempio, per il congelamento della produzione della vendita degli armamenti della SOAS University di London - nostro partner fondamentale - ma ascolteremo anche gli altri partner con cui collaboriamo da sempre che ci parleranno per esempio delle campagne in favore del disarmo internazionale, dopo l'entrata in vigore del Trattato della messa al bando delle armi nucleari. Quindi, ripresenteremo lo straordinario supporto che la Santa Sede offre su questo punto, ascolteremo i vescovi africani sulle iniziative legate al silenziare i fucili, “Silencing The Guns”, sul tema tremendo delle armi convenzionali. Tratteremo anche ovviamente tutto quanto ciò che concerne i i nuovi mezzi e metodi di combattimento emergenti dallaa Cyber Security all' intelligenza artificiale.
Tutto questo però è concreto ed è creativo, perché i decisori politici possono impugnare queste proposte, in ogni momento. Mi piace però far subito notare che lo faremo in collaborazione con tutte le altre voci della società civile e delle altre religioni. Infatti gli altri partner importantissimi di questo evento, sono il Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso e il Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani, quindi dialogo ecumenico e interreligioso per realizzare il disarmo in dialogo con la scienza, come il Papa ha ricordato da ultimo in Iraq.
Infatti importante sarà a fine lavori un videomessaggio che arriverà dai leader delle altre religioni, quelle più rappresentative, proprio per dire il ruolo che svolge il dialogo interreligioso su questo tema. S questo cosa possiamo anticipare?
R. - Innanzitutto partendo dal Vaticano avremo tra i protagonisti ben cinque cardinali, ma avremo anche la presenza di tutte le altre tradizioni religiose che hanno accettato di poter partecipare. Quindi avremo voci dell'islam e dell'ebraismo, voci chiaramente delle altre tradizioni cristiane, con l'idea che ci ha sempre trasmesso il Santo Padre: ascoltare, connettere ed ispirare, insieme i leader politici, sulla base di quello che unisce le nostre di tradizioni religioni. Perché le tradizioni religiose sono in cammino: sappiamo benissimo dell'utilizzo strumentale che è stato fatto delle religioni, ma sappiamo anche che le religioni per vocazione, hanno uno sguardo lungo sulla storia, sul tempo e sullo spazio. Lo sguardo lungo sulla storia è innato al trascendente, per cui ogni tradizione religiosa presenta una opzione che si connette con dialoghi antichi, con la spiritualità. Nello stesso tempo le religioni che sono in cammino, hanno un vantaggio potenziale sullo spazio, perchè i problemi più urgenti - che siano clima, armi o migrazioni - non hanno confini nazionali, quindi l'abbraccio che le religioni possono dare in supporto al dialogo scientifico e diplomatico, è assolutamente essenziale, è un messaggio chiave per uscire rinnovati dalla pandemia.
Il vostro colloquio si apre con un video che riassume i momenti salienti del viaggio del Papa in Iraq e il forte monito al disarmo che da quelle macerie è partito.Quale il messaggio più forte emerso da quel viaggio che vi guida in questo evento?
R. - Io credo che il messaggio fondamentale sia che l'umanità non può esserci indifferente. Quando vediamo le persone che muoiono per le guerre o che annegano nel Mediterraneo, non possiamo pensare che quell' umanità profonda non ci riguardi, non ci tocchi. E' un pò quello che si diceva in riferimento all'esperienza del nazismo nei campi di concentramento; il fatto che c'era una responsabilità sicuramente giuridica per i crimini commessi contro gli ebrei; c'era una responsabilità politica per aver eletto Hitler; c'era una responsabilità morale ed etica per essere stati opportunisti davanti alla vita di tutti i giorni. Ma c'era anche una responsabilità ontologica, esistenziale. Cioè noi siamo sopravvissuti e gli ebrei no. Anche noi oggi soppravviviamo alla tragedia delle guerre, dei cambiamenti climatici e delle migrazioni. Noi sopravviviamo ma condividiamo con l'umanità. Quindi la condanna del Papa non è discredito ma è un invito a condividere qello che ci connette, perchè come lui dice, da questa crisi se ne esce solamente assieme.
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