Santa Sede all'Onu: non c'è sviluppo senza la voce e l'esperienza delle donne
Michele Raviart - Città del Vaticano
Lotta alle violenze, partecipazione alla vita pubblica, accesso all’educazione. Sono questi, per la Santa Sede, i tre punti chiave nel sostenere il ruolo della donna nella società. Lo ha ribadito oggi alla 65 esima sessione della Commissione sul ruolo della donna delle Nazioni Unite Francesca Di Giovanni, sottosegretario per il settore multilaterale della sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato.
Aumentano le violenze domestiche durante la pandemia
In particolare si chiede un rinnovato impegno per eliminare la violenza “persistente e pervasiva” contro le donne. In particolare, in questo periodo, molte gli ordini rimanere a casa per le misure anti-covid “hanno coinciso con l’aumento delle chiamata alle linee di assistenza per la violenza domestica, mentre in generale si sottolinea le persistenza di fenomeni come il traffico di essere umani a scopo sessuale, in cui le donne ”vengono aggredite, violentate, sfruttate e a volte anche costrette ad abortire”, e la pornografia, che porta a “vedere le donne e le ragazze come oggetti da usare piuttosto che persone da rispettare”.“Per questo bisogna fornire loro, come hanno fatto decine di migliaia di istituzioni sociali cattoliche anche durante l'attuale pandemia, “assistenza psico-sociale, medica, finanziaria e legale per favorire la loro guarigione e la reintegrazione sociale senza lasciare impunita la violenza.
Includere le donne "dove si prendono decisioni importanti"
La Santa Sede ribadisce poi “l'importanza e l'urgenza della promozione della donna affinché possa realizzare tutte le sue potenzialità e contribuire al bene comune della società”, specialmente "dove si prendono decisioni importanti". La pari dignità della donna è ancora lontana in molte società, mentre “l'inclusione e la promozione della partecipazione delle donne alla vita pubblica significa accettare e onorare ogni donna in tutti gli aspetti della sua personalità, compresa la sua capacità unica di generare figli e di dare voce ai più deboli”. In questo senso la società deve combattere una sorta di ‘pena della maternità’ che impedisce alle madri di continuare la loro istruzione o che crea per loro svantaggi sul lavoro rispetto ai colleghi maschi.
L'indispensabile accesso all'istruzione
In conclusione si sottolinea come lo sviluppo umano integrale abbia “bisogno della voce e delle esperienze delle donne”. Per questo è indispensabile “che tutte le ragazze e le donne abbiano accesso all'istruzione”. “Migliore è l'istruzione che ricevono, maggiori sono le opportunità a loro disposizione”, afferma Di Giovanni e “questo, a sua volta, giova alle generazioni future, poiché le madri istruite sono maggiormente in grado di mandare i propri figli a scuola, rompendo il ciclo della povertà e dell'esclusione”.
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