Parolin: affidiamo a sant'Óscar Romero le sfide del Salvador
Salvatore Cernuzio - Città del Vaticano
Cento anni di “abbondanti frutti” per il bene comune, la promozione dei diritti umani, il progresso della nazione all’interno della comunità internazionale. Con queste parole il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha celebrato il centesimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede ed El Salvador. Il porporato ha presieduto oggi una messa nella cappella Borghese della basilica di Santa Maria Maggiore. Nell’omelia, dopo aver portato agli ambasciatori e rappresentanti delle Missioni diplomatiche presenti i saluti del Papa che “prega per tutto il popolo salvadoregno”, ha ricordato sant'Oscar Romero, l’arcivescovo di San Salvador assassinato il 24 marzo 1980.
"Romero con il suo esempio unisce tutti i salvadoregni"
“Di fronte a tutte queste sfide, voglio elevare la mia preghiera supplicante a Dio Onnipotente per intercessione di sant'Oscar Arnulfo Romero Galdámez, una figura che, senza dubbio, con il suo esempio e incoraggiamento, unisce tutti i salvadoregni e infonde fede e speranza nel cuore di tanti salvadoregni e migliaia di uomini e donne di altre nazioni latinoamericane che lo venerano con tanto amore”, ha detto il cardinale Parolin.
La Chiesa impegnata per il dialogo e la pace nel Paese
Ha poi ribadito l’impegno della Chiesa a collaborare, attraverso il dialogo, con le autorità del Paese e le altre istituzioni civili del Paese, “per promuovere il pieno sviluppo spirituale e umano di ogni singolo salvadoregno”, come pure “il raggiungimento della pace e della riconciliazione, nel rispetto illimitato per promuovere il pieno sviluppo spirituale e umano di ogni singolo salvadoregno”, così come il “rispetto illimitato di tutti i diritti umani, in particolare il diritto alla vita”.
Il ricordo della visita di Giovanni Paolo II nel 1983
“Questa è la nostra Chiesa”, ha detto il Segretario di Stato. “La Chiesa della quale voi siete parte viva e che proclama il dialogo come mezzo valido per vincere il male e la divisione tra gli uomini e abbattere i muri di separazione”. Da qui un richiamo delle parole di san Giovanni Paolo II, durante il suo primo viaggio apostolico del 1983 nel Salvador: “L'amore redentore di Cristo non ci permette di chiuderci nella prigione dell’egoismo che rifiuta il dialogo autentico, ignora i diritti degli altri e li classifica nella categoria dei nemici da trattare come nemici degli altri... Il dialogo che la Chiesa ci chiede – affermava Papa Wojtyla - non è una tregua tattica per rafforzare le posizioni al fine di proseguire la lotta, ma lo sforzo sincero di rispondere con la ricerca di soluzioni puntuali alle angosce, al dolore, alla stanchezza, alla fatica di tante e tanti che anelano alla pace”.
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