Ravasi: le meditazioni del Papa sulla pandemia come vaccino spirituale
Eugenio Bonanata – Città del Vaticano
“Piccole tessere di un mosaico tematico che ha come punto di riferimento la speranza”. Il cardinale Gianfranco Ravasi usa questa metafora per presentare il nuovo volumetto della Libreria Editrice Vaticana dal titolo ‘La forza della speranza’ (pag. 56; Euro 5,00) per il quale ha scritto la prefazione. “Si tratta – spiega – di una sorta di piccola antologia di frammenti dei vari discorsi che il Papa ha tenuto, in questo anno della pandemia, proprio su questo tema”. Pensieri che in un certo senso rappresentano un vaccino spirituale per lenire le ferite che questo male ha lasciato nell’anima di tutti noi.
Il Papa parla di noi come “cristalli fragilissimi e preziosi”
“Speranza – aggiunge il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura – è un vocabolo che è certamente fondamentale da pronunciare in questo periodo”, e quella derivante dai continui appelli di Francesco si concretizza in diverse chiavi di lettura del fenomeno. “Il Papa – afferma – parla di noi come di creature simili a cristalli fragilissimi e al tempo stesso preziosi”, incoraggiando a guardare al dopo pandemia e a non darsi per vinti nonostante la tribolazione.
Le immagini del Papa scattate da Vatican Media
Il percorso del libro, scandito da alcuni scatti fotografici realizzati da Vatican Media che ritraggono Papa Francesco in alcuni momenti chiave, durante la prima fase della pandemia, si basa sulla meditazione intorno ad alcuni temi fondamentali dell’essere. Pagina dopo pagina, viene in mente ad esempio come l’emergenza sanitaria abbia fatto scoprire tante realtà spirituali a credenti e non credenti spingendo a rivedere la scala di valori al di là del potere o del denaro.
Meditazione e resilienza
Il cardinale Ravasi prende spunto da Giacomo Leopardi: “Nel suo ‘Zibaldone’ – racconta – il poeta ricorda che la parola ‘meditazione’ deriva dal termine latino ‘medeor’ che vuol dire appunto ‘guarire, curare, medicare’”. Una precisazione che suona come un auspicio, di fronte a quello che stiamo vivendo, mentre c’è un vocabolo divenuto quasi un mantra: la resilienza. “In latino – precisa Ravasi – il verbo ‘resilire’ vuol dire ‘rimbalzare, fare un salto più alto e andare oltre’. La speranza è proprio questa: non lasciarsi andare ai margini della strada nella disperazione e nella desolazione, ma guardare un altro orizzonte”.
Non abbassare la guardia sul virus, con superficialità
Una prospettiva chiamata a misurarsi con il contesto di questi ultimi giorni segnato dalle parziali riaperture dopo un lungo periodo di stop. L’invito del cardinale è di non abbassare la guardia e di continuare a prestare massima attenzione nei confronti del virus. Ma c’è il pericolo di dimenticare velocemente i segnali registrati in questi mesi sul fronte della carità, della vicinanza a chi è nel bisogno e della spiritualità? “Il dramma del nostro tempo – risponde Ravasi – è l’indifferenza che vediamo risorgere proprio dopo un anno di pandemia nel tentativo di infrangere le norme, quasi ignorando che esistono dei problemi. Sono forme di superficialità e di banalità che mettono a rischio la sensibilità nei confronti dell’altro, la solidarietà e l’amore che è alla base dell’esperienza di ogni cristiano e in genere di ogni persona autentica”.
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