Tagle a ventiquattro nuovi diaconi: solo in Cristo si porta frutto
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Dando inizio all'omelia, il cardinale Tagle risponde alla domanda che alcuni potrebbero farsi: che cos’è un diacono? Una descrizione chiara la offre la Lumen Gentium, afferma il porporato, quando dice che i diaconi vengono ordinati “non per il sacerdozio, ma per il servizio”. E aggiunge: “Con la forza della grazia sacramentale, i diaconi si impegnano nel servizio della liturgia, del Vangelo e delle opere di carità”. Ma il ministero diaconale, non è solo questo. Infatti, come si legge ancora nella Lumen gentium, essi devono ricordarsi di "essere misericordiosi, attivi, camminare secondo la verità del Signore, il quale si è fatto servo di tutti". Solo così i diaconi potranno svolgere il proprio ministero: “camminando secondo la verità, la via e la vita del Signore”, essi infatti sono chiamati ad “essere segni viventi di Gesù, la cui signoria si esprime nell'umile servizio a tutti”.
Servire è il dovere comune dei cristiani
Ed è questo che i diaconi ricordano a tutta la comunità, il comune dovere del servizio. Il brano del Vangelo di oggi è appropriato: “Rimanete in me e io in voi. ... Io sono la vite, voi i tralci ... Senza di me non potete far nulla”, si legge. Se Gesù vive in noi, osserva il porporato, noi “dobbiamo scegliere di vivere e di rimanere in Lui”, dobbiamo rimanere attaccati alla vite vera. “Cari diaconi - raccomanda il cardinale Tagle ai giovani - guardatevi dalle viti che sembrano belle e attraenti, ma che alla fine indeboliscono la vostra fede, l’amore e il servizio”. E a proposito dei frutti promessi da Cristo, questi sono: “amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, generosità, fedeltà, dolcezza, autocontrollo”. Il frutto, prosegue il cardinale, è Gesù stesso che prende forma e vive dentro di noi.
La collaborazione ministeriale
“Il mondo e l'umanità – afferma il prefetto del dicastero vaticano - soffrono a causa di falsi servitori, che generano i frutti nocivi dell'orgoglio, dell'egoismo, dell'invidia, della gelosia, della rabbia, dell'odio, della rivalità, della divisione e della violenza. Mostrate al mondo la grandezza del servizio umile, che è frutto del vivere in Gesù”. Il cardinale Tagle parla infine di un altro frutto del vivere in Gesù: la collaborazione ministeriale. Si può essere diversi e operare in modo differente, si può essere separati fisicamente o in disaccordo, ma ugualmente rimanere “profondamente uniti in un’unica fede, in un solo Signore e in un'unica missione”. Quindi l’esortazione conclusiva ai diaconi è a non servire le proprie idee e la propria reputazione, ma a rimanere nell'unica Vite, Gesù. A proteggerli, ricorda, ci sono Maria, la Madre, e San Giuseppe, “entrambi umili servi, che vissero per e in Gesù”.
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