Motu proprio, Fisichella: si accentua l’impegno missionario dei laici
Debora Donnini – Città del Vaticano
Un ministero “molto antico”, quello di catechista, che da sempre ha accompagnato il cammino di evangelizzazione della Chiesa: la catechesi si è resa “ancora più necessaria quando era destinata a quanti si preparavano per ricevere il Battesimo, i catecumeni”. È l’orizzonte in cui si colloca il Motu proprio di Papa Francesco Antiquum ministerium, presentato oggi in Sala Stampa vaticana e illustrato da monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. L’istituzione di questo specifico ministero laicale, voluta dal Papa, costituisce dunque, dopo la pubblicazione del Direttorio per la catechesi del 2020, “un ulteriore passo per il rinnovamento della catechesi e la sua efficace opera nella nuova evangelizzazione”. E anche “una grande novità”, con la quale “si evince facilmente come Papa Francesco porti a compimento un desiderio di Paolo VI”. Riecheggia nel suo discorso il richiamo all’ Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi del 1975 e al Concilio Vaticano II. Importante il riferimento alla Costituzione dogmatica Lumen gentium che afferma: “i laici sono soprattutto chiamati a rendere presente e operosa la Chiesa in quei luoghi e in quelle circostanze, in cui essa non può diventare sale della terra se non per loro mezzo”.
Non in sostituzione di presbiteri o consacrati
Monsignor Fischella, entrando nella specificità del Motu proprio, evidenzia che non si tratta, quindi, di essere “sostituti dei presbiteri o delle persone consacrate” ma, come laici, di esprimere al meglio la vocazione battesimale con un’accentuazione dell’impegno missionario, “senza cadere in alcuna espressione di clericalizzazione”. Un ministero che dunque non si esprime “primariamente nell’ambito liturgico, ma in quello specifico della trasmissione della fede mediante l’annuncio e l’istruzione sistematica”.
I requisiti
“E’ ovvio che non tutti coloro che oggi sono catechisti e catechiste potranno accedere al ministero di catechista”, pur continuando a essere catechisti, afferma. “Questo ministero - spiega - è riservato a quanti corrisponderanno ad alcuni requisiti che il Motu proprio elenca. Primo fra tutti, quello della dimensione vocazionale a servire la Chiesa dove il vescovo lo ritiene più qualificante”, dove “ritiene necessaria la sua presenza”.
La formazione nelle diocesi
Centrale anche l’aspetto della formazione per la quale strumento essenziale è il Catechismo della Chiesa cattolica. “Le Diocesi dovranno provvedere - sottolinea - perché i futuri catechisti e catechiste abbiano una solida preparazione biblica, teologica, pastorale e pedagogica per essere comunicatori attenti della verità della fede, e che abbiano già maturato una previa esperienza di catechesi”. Fondamentale, dunque, il riferimento ai vescovi. Per Fisichella è auspicabile, poi, che “l’istituzione del ministero porti anche alla formazione di una comunità di catechisti che cresce con la comunità cristiana”, “senza tentazione alcuna di restringersi negli stretti confini della propria realtà ecclesiale e scevra da ogni forma autoreferenziale”.
Prioritario l'incontro con il Signore
“Non ci improvvisa catechisti”, dice monsignor Fisichella, “perché l’impegno di trasmettere la fede, oltre alla conoscenza dei contenuti, richiede il prioritario incontro personale con il Signore”: “chi svolge il ministero di catechista sa che parla a nome della Chiesa e trasmette la fede della Chiesa”. Questa responsabilità non è delegabile, ma investe ciascuno in prima persona.
Il cammino che si prospetta
Concretamente spetta ora alle Conferenze episcopali individuare i requisiti, quali l’età, gli studi necessari, le modalità di attuazione, per accedere al ministero, mentre alla Congregazione per il Culto Divino è demandato il compito di pubblicare in breve tempo il Rito liturgico per l’istituzione del ministero ad opera del vescovo. A nome del Papa, inoltre, il Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione presterà tutto il suo supporto perché il nuovo ministero possa espandersi nella Chiesa e trovare anche le forme di sostegno per la formazione dei catechisti.
Milioni di catechisti possano riscoprire la loro vocazione
Significativo, mette ancora in luce il presule, che si renda pubblico questo Motu proprio nella memoria liturgica di san Juan de Ávila (1499-1569). Questo dottore della Chiesa che ha saputo offrire ai credenti “la bellezza della Parola di Dio e l’insegnamento vivo della Chiesa con un linguaggio non solo accessibile a tutti, ma forte di una intensa spiritualità”. Produsse nel 1554 il catechismo diviso in quattro parti. Un’occasione, dunque, per i catechisti di trovare ispirazione nella testimonianza di questo santo. Infine l’augurio di monsignor Fisichella che “il processo dell’evangelizzazione continui il suo fecondo percorso di inculturazione nelle varie realtà locali e i milioni di catechiste e catechisti, che ogni giorno dedicano la loro vita a questo ministero così antico e sempre nuovo, possano riscoprire la loro vocazione” per un rinnovamento del processo catechistico a favore della Chiesa e delle nuove generazioni.
Il ministero del catechista si oppone ad una clericalizzazione dei laici e ad una laicizzazione del clero, ribadisce nel suo intervento monsignor Franz-Peter Tebartz-van Elst, delegato per la Catechesi del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, che mette in luce altri due aspetti essenziali di questo ministero: che si svolga in una spiritualità comunitaria e in una spiritualità di preghiera e che vi sia una solida formazione.
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