Gallagher: pellegrini coraggiosi per un’Europa protagonista
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Un’Europa protagonista, che tuteli l’uomo, un prezioso punto di riferimento per tutta l’umanità. Monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, cita le parole di Papa Francesco al Parlamento europeo, il 25 novembre 2014, per concludere la sua omelia nella Messa presieduta nel Campo Santo Teutonico, in Vaticano. Una celebrazione che chiude Iter Europaeum, l’iniziativa della delegazione dell’Unione Europea, in collaborazione con le Ambasciate degli Stati membri dell’Ue accreditate presso la Santa Sede. Nata per celebrare i 50 anni delle relazioni tra l’Unione Europea e la stessa Santa Sede e declinata in Messe, concerti e visite guidate nelle chiese e basiliche di Roma, scelte dai Paesi come particolarmente indicative della propria storia.
Un tempo da condividere
L’inizio delle relazioni tra Santa Sede e Unione Europea si intrecciano – ricorda monsignor Gallagher – con i suoi studi per il sacerdozio. “Eravamo entrambi in pellegrinaggio – afferma l’arcivescovo - e lo siamo stati da allora. Per entrambi Roma e il Vaticano sarebbero stati punti di riferimento di un viaggio, che sarebbe stato sempre imprevedibile”. Il pellegrinaggio come paradigma esistenziale di oggi ma soprattutto un tempo da condividere.
Spesso è fatto in un momento di svolta della propria vita, in un momento in cui le circostanze ti hanno regalato sorprendentemente più tempo libero, un tempo sabbatico, tra un lavoro e l'altro, un tempo per superare la tristezza e la tragedia, un tempo per perdere tempo e riflettere. Credo con fermezza che il tempo sia il più prezioso dono che possiamo condividere con amore con gli altri, e soprattutto con l’Altro.
Mai scoraggiati
Richiamando lo scrittore inglese John Bunyan, monsignor Gallagher ricorda che il pellegrinaggio è un'allegoria del percorso della vita nella quale “non c’è più scoraggiamento”. Il segretario per i Rapporti con gli Stati afferma che Bunyan si ispirò alla Lettera agli Ebrei, nella quale si parla di “stranieri e pellegrini sulla terra”.
Nel nostro pellegrinaggio terreno anche noi non dobbiamo essere scoraggiati, ma questa buona intenzione richiede motivazione, visione e, infine, fede.
"Alzarsi e camminare": no al pessimismo
L’arcivescovo si sofferma poi sul Vangelo odierno, sulla guarigione della figlia di Giàiro e dell’emorroissa da parte di Gesù che è, afferma monsignor Gallagher, “come sempre, in movimento, un pellegrino come molti altri”. La donna malata che il padre disperato si mettono in viaggio verso il Signore che li esorta ad avere fede. “Dobbiamo sapere dove siamo – sottolinea l’arcivescovo - quale è realmente la nostra condizione, il nostro punto di partenza e quanto progresso abbiamo fatto”. Pur “impauriti e turbati” abbiamo bisogno di ricorrere alle nostre risorse spirituali, non temendo ma avendo fede.
In un momento come questo non è poco. Dobbiamo impegnarci/sforzarci di essere agenti/portatori di coraggio in ogni passo del percorso, senza aggiungere sconforto e pessimismo, ma piuttosto invigorendo le nostre istituzioni, i nostri sforzi, scambi e progetti.
Alzarsi e camminare. Dall’esortazione del Papa all’Europa, monsignor Gallagher ricorda l’importanza di “abbandonare l'idea di un'Europa impaurita e piegata su sé stessa per suscitare e promuovere l'Europa protagonista, portatrice di scienza, di arte, di musica, di valori umani e anche di fede”.
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