Vaticano, vaccini: siano disponibili per tutti e con corrette informazioni
Debora Donnini – Città del Vaticano
Garantire un accesso globale equo ai vaccini e affrontare l'esitazione vaccinale inviando un messaggio chiaro sulla sicurezza. Sono le richieste che emergono dall’impegno comune della World Medical Association, della Pontificia Accademia per la Vita e della German Medical Association, che si sono riunite ieri, online, in una Tavola Rotonda Internazionale sulle Vaccinazioni. Centrale la collaborazione internazionale, si segnala alla conferenza stampa di presentazione del comunicato finale, tenutasi stamani nella Sala Stampa della Santa Sede.
Mentre la pandemia di Covid-19 continua a mietere vittime, si puntano i riflettori sulle disuguaglianze nell’accesso ai vaccini fra Paesi ricchi e quelli in via di sviluppo ma anche su quella che viene definita come "esitazione vaccinale" che li riguarda entrambi. Si evidenziano infatti “miti infondati e fuorvianti”, disinformazione amplificata dai social media sugli effetti collaterali e, nei Paesi svantaggiati, una certa riluttanza “radicata in disuguaglianze storiche, violazioni della fiducia nella ricerca medica, esperienze negative con l'assistenza sanitaria e sospetto sul comportamento delle aziende farmaceutiche”. L’urgenza di superare questi ostacoli è il grande messaggio uscito dalla Tavola Rotonda perché i vaccini svolgono un ruolo fondamentale nella prevenzione delle malattie infettive, evitando milioni di morti e proteggendo altri milioni di persone dall'ammalarsi ogni anno.
Trovare equilibrio in un sistema complesso
"I vaccini dovrebbero essere disponibili per tutti e ovunque, senza restrizioni dovute ad aspetti economici, anche nei Paesi 'a basso reddito'". Così l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, interviene alla conferenza stampa. Più volte, sottolinea, il Papa ha esortato a rendere concreto il diritto alla salute per tutti, altrimenti, affermato in linea di principio, viene svuotato della sua reale valenza. Perché il vaccino sia disponibile per tutti, occorre però una sinergia dei soggetti coinvolti. Significa entrare in un complesso insieme di problemi che riguardano aspetti scientifico-tecnologici, economico-commerciali e geopolitici (“nazionalismo vaccinale”). Alcuni di questi vaccini anti-Covid19, spiega, sono prodotti molto sofisticati, per la cui preparazione sono state impiegate conoscenze avanzate, che provengono da diversi campi della ricerca farmacologica. “Questo rende più difficile superare i problemi del trasferimento delle competenze tecnologiche e la gestione dei brevetti. Occorre quindi riconoscere il significato di questi brevetti, ma non assolutizzarli”, evidenzia ancora richiamando le parole di monsignor Ivan Jurkovic quando intervenne sulla necessità di “trovare un equilibrio tra i diritti privati degli inventori (e investitori)” e le esigenze pubbliche della società.
Non trascurare altre malattie
Sul fronte, invece, dell’esitazione vaccinale, si tratta di un fenomeno variegato. “È un gesto delicato chiedere la fiducia di chi esita, soprattutto nei Paesi che hanno subito prevaricazioni da parte di altri in posizione di forza, da cui di fatto i vaccini provengono”, nota monsignor Paglia, mettendo anche in evidenza la questione delle priorità. Bisogna tenere conto, per esempio, che malaria e tubercolosi mietono molte più vittime in Africa di quante ne causi il Covid-19. Ma ancora prima, che la mancanza di misure igieniche di base e di acqua potabile è una grave minaccia per la salute e la sopravvivenza. È, dunque, importante, segnala, che gli interventi ora intrapresi per rispondere all’emergenza del Covid-19 tengano comunque presenti le future esigenze, rinforzando, ad esempio, campagne vaccinali per altre malattie molto diffuse, che l’attuale pandemia porta a trascurare.
Monsignor Paglia racconta che l’intenzione iniziale, prima che esplodesse la pandemia, era quella di realizzare un convegno sui vaccini in generale ma le difficoltà insorte hanno costretto a restringere il tema e a svolgere on line il webinar di ieri. In ogni caso, assicura, il progetto iniziale è solo differito, non cancellato.
Lo rimarca anche il dottor Ramin Parsa-Parsi, che si collega alla conferenza stampa da remoto. Medico, membro del Consiglio della World Medical Association, il dottor Parsa-Parsi è a capo del dipartimento internazionale della German Medical Association, organizzazione centrale nel sistema di auto somministrazione medica in Germania, che regola la formazione medica specialistica e la formazione medica continua e si batte per un'equa fornitura di cure e sistemi sanitari resilienti.
Spiegando l’importanza di collaborazioni internazionali e intersettoriali, il medico racconta che più di due anni fa, la World Medical Association, la Pontificia Accademia per la Vita e la German Medical Association, hanno deciso di unire le forze per affrontare le sfide sull’equità vaccinale e l’esitazione vaccinale.
Superare barriere per produzione locale vaccini
L'attuale pandemia ha illustrato l'importanza della vaccinazione, ma ha anche messo a nudo la grande disparità di accesso ai vaccini e i pericoli posti dal nazionalismo dei vaccini, mette in evidenza. Non esiste ancora, tra l’altro, un'adeguata offerta di vaccini disponibili e, anche se la produzione venisse aumentata, "non sarebbe sufficiente per soddisfare le richieste di tutte le regioni del mondo in modo ragionevole e tempestivo”. Secondo il dottor Parsa-Parsi, dunque, “i vaccini devono essere prodotti localmente, ma perché ciò avvenga è necessario superare diverse barriere”. Nodo importante è la questione dei brevetti e per questo devono essere affrontati alcuni punti: il trasferimento di conoscenze e competenze, la formazione del personale, investimenti internazionali in siti di produzione di vaccini in ambienti poveri di risorse e la garanzia di un adeguato controllo di qualità. Bisogna, quindi, creare fiducia, aumentare la trasparenza e affrontare i problemi di comunicazione.
Temi ripresi nel suo intervento da remoto anche dal professore e dottore Frank Ulrich Montgomery, presidente del Consiglio della World Medical Association, che in particolare mette in luce l’importanza dell’equità nell’accesso ai vaccini puntando sulla solidarietà.
La responsabilità
“Per favorire la fiducia non basta un gesto puntuale, ma occorre una politica sistemica, che includa una visione integrale dello sviluppo e rapporti internazionali più equi”, ha detto ancora monsignor Paglia che, poi, rispondendo alle domande dei giornalisti ha anche sottolineato che la questione dei vaccini non è solo un tema tecnico-scientifico, ma un tema etico, politico, sociale. “Continueremo a dibattere sul tema vaccini, e in particolare del nodo relativo alla libertà individuale e alla responsabilità verso la società. La pandemia, infatti, ha fatto emergere questa prospettiva che mette in crisi l’individualismo esasperato, basato sulla libertà assoluta, cioè sciolta da vincoli”, ha affermato dicendo che nel prossimo congresso si terrà conto anche di chi è più critico nei confronti dei vaccini, cercando una possibile soluzione. In tema di vaccini, chiarisce, alla Pontificia Accademia per la vita, si è mai parlato di obbligo, ma di responsabilità, che è molto seria, “perché è in gioco non solo la mia salute ma anche quella altrui”.
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