Parolin: l'11 settembre un trauma, il terrorismo si combatte anche con la cultura
Salvatore Cernuzio - Città del Vaticano
“Un dramma, un trauma” per il mondo intero. Il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, ricorda con queste parole l’orrore avvenuto vent’anni fa a New York, con l’attacco kamikaze alle Twin Towers. Nel giorno in cui ricorre l’anniversario di quel drammatico evento, il porporato – a margine della firma del Protocollo di Intesa tra le Romee Maggiori (Francigena, Romea Germanica e Romea Strata), alla Libreria Leoniana di Roma – condivide con i giornalisti un ricordo personale: “Ero appena tornato dagli Stati Uniti dove avevo partecipato ad un programma offerto dagli Stati Uniti ai diplomatici di tutto il mondo. La notizia mi ha raggiunto qualche giorno poco dopo fu e mi colpì particolarmente forte. Poi quello che ha provocato in tutto il mondo fu un dramma, un trauma…”.
Il ricordo di vent'anni fa
“Ricordo – aggiunge il cardinale - che una delle riflessioni che si fece in quella circostanza fu quella che il terrorismo non si combatte solo puntando sulla sicurezza, ma anche cercando di cambiare la cultura attraverso un’opera di educazione e formazione”. Secondo il segretario di Stato, “rimane ancora oggi quella la chiave in un mondo che fa ancora oggi esperienza del terrorismo. A tanti anni di distanza è cambiato molto poco. Il mondo continua ad essere pieno di difficoltà e di problemi”.
Vaccinarsi un atto di responsabilità
Tra questi problemi, il cardinale annovera la pandemia di Covid che continuna a provocare morti e contagi. In quest’ambito, Parolin ricorda gli appelli di Papa Francesco alla vaccinazione, in particolare l’ultimo: “Vaccinarsi è un atto di amore”. “La nostra riflessione come Chiesa deve essere quella – afferma -, richiamiamo la dimensione etica del vaccino. È un atto di responsabilità: dobbiamo essere responsabili verso noi stessi e nei confronti degli altri. Abbiamo un dovere di preservare la nostra salute e soprattutto non nuocere agli altri”.
Preoccupanti le derive violente
In questo senso, dice il cardinale, preoccupano le recenti manifestazioni dei cosiddetti No-Vax, in particolare le recenti notizie di azioni di violenza progettate tramite i social network e sventate da un blitz della polizia: “Non capisco perché ci si debba imporre con la violenza davanti a queste cose”, commenta Parolin. “Il problema di oggi è di riuscire a parlarsi e convincersi, perché molte volte ognuno di noi ascolta solo se stesso o quelli che pensano e parlano come lui. Non ci si sforza di entrare nel punto di vista degli altri”. Invece, a detta del porporato, “l’unico modo per uscire da questa situazione è parlarsi, darsi le motivazioni per cui è opportuno vaccinarsi quale soluzione alla pandemia. Certo – ammette – è una via lunga che richiede pazienza, soprattutto di fronte a derive violente che io non capisco”.
L'incontro di monsignor Gallagher con il senatore Salvini
Interpellato dai giornalisti, il segretario di Stato ha risposto anche ad una domanda sull’incontro avuto ieri tra il leader della Lega, Matteo Salvini, e il segretario per i Rapporti con gli Stati, monsignor Paul Richard Gallagher, nell’ambito degli incontri che l’arcivescovo svolge regolarmente con i parlamentari di tutto il mondo. “Io all’incontro non c’ero, quindi non posso fare molti commenti”, sottolinea Parolin, ma ho sentito Gallagher che mi ha detto che è stato anche lui contento e che è stato possibile, in modo sereno, trovare qualche punto di intesa anche sulle tematiche più scottanti”. Tra queste, anche la difficile situazione in Afghanistan, motivo principale dell’incontro.
Il protocollo per le Vie Romee
Il cardinale ha poi commentato il protocollo firmato in mattinata che coinvolge una quindicina di Stati e ha come obiettivo quello di promuovere la reciproca collaborazione al servizio dei pellegrini che da tutta Europa si recheranno a Roma in occasione del prossimo anno giubilare. “Non vogliamo sequestrare il cammino da un punto di vista di fede – afferma il cardinale -, c’è tutto un aspetto culturale umano e via dicendo. Però vorrei sottolineare la grande opportunità di ricerca di fede” che questa iniziativa rappresenta”. Oggi “abbiamo il problema di trovare nuove forme per l’annuncio del Vangelo e questa è una delle strade che si stanno aprendo perché la gente possa rientrare in se stessa e trovare una interiorità, per poi essere aperta alla proposta cristiana che si trova nel silenzio de cuore e non nel chiasso esterno”.
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