Il rettore della Lateranense: la conoscenza, un fattore chiave nella questione ambientale
Amedeo Lomonaco - Città del Vaticano
Coniugare l’aspetto relativo all’ambiente con il necessario profilo di carattere accademico, scientifico e di ricerca. È questo uno dei tratti salienti della nascita del nuovo Ciclo di studi su "Ecologia e Ambiente. Cura della nostra Casa Comune e Tutela del Creato” che il Papa ha inaugurato questa mattina con l’Atto accademico presieduto alla Pontificia Università Lateranense. All'evento hanno preso parte anche il patriarca ecumenico Bartolomeo I e Audrey Azoulay, Direttore generale dell’Unesco. Il professor Vincenzo Buonomo, rettore della Pontificia Università Lateranense che ha introdotto l'evento questa mattina, sottolinea che, come ha detto Papa Francesco, si deve "custodire la nostra casa comune". "Il Patriarca - aggiunge Buonomo - ha detto che soltanto una formazione congiunta tra i discepoli di Cristo può portare ad un effettivo slancio alla coscienza ambientale".
Come avete accolto l’impegno accademico che il Papa vi ha affidato, tra scienza e etica, a tutela della casa comune?
Anzitutto, come un tentativo della sua Università di rispondere ad una attesa: quella di passare, come ha detto anche il Papa, da una concezione dell’ambiente soltanto legata all’entusiasmo ad una formazione di carattere scientifico capace di coniugare le scienze economiche, sociali e giuridiche con la riflessione teologica, etica e filosofica. Credo che questa sia la sfida più importante che l’Università dovrà affrontare: molto spesso, sui temi ambientali c’è un profilo scientifico o tecnico che diventa privilegiato. Dall’altra parte, c’è un profilo soltanto di natura sociopolitica. Questi due profili, però, non riescono in alcun modo a trovare la sintesi necessaria. L’Università è il luogo in cui questa sintesi non solo può, ma anche deve essere ricercata.
Da rimarcare anche una denuncia ancora più forte da parte del Papa che in questa occasione, ha parlato di una minaccia contro la vita stessa sulla Terra. A questa minaccia devono rispondere l’educazione e la formazione…
La cosa interessante è che l’evento di oggi si è collocato a chiusura di una settimana che ha visto, in primo luogo, un interesse delle Chiese e delle religioni al tema ambientale. A questo, poi, è seguito il riferimento all’educazione con il Patto globale sull’educazione. Nell’evento odierno si è cercato di coniugare l’aspetto relativo all’ambiente con il necessario profilo di carattere accademico, scientifico e di ricerca. Credo che questo sia un aspetto di novità e un aspetto per poter ristabilire il necessario equilibrio sia nella presentazione dei temi ambientali, sia nell’ambito più strettamente legato alla riflessione di altro tipo.
Un altro tratto distintivo dell’evento di oggi è stata la presenza del Patriarca Ecumenico Bartolomeo I. Quale valore ha l’aspetto ecumenico nella formazione che voi promuovete con questo nuovo Ciclo di studi su “Ecologia e Ambiente”?
C’è anzitutto da dire che l’Università, su indicazione del Papa, già da due anni ha intrapreso un percorso di studi e di insegnamento di teologia interconfessionale. Un percorso che vede coinvolto anche Il Patriarcato di Costantinopoli, come altre Chiese cristiane. Nello specifico, in questa iniziativa si è voluto partire dal dato storico: prima ancora della Chiesa cattolica, quella di Costantinopoli alla fine degli anni ’80 si interessò alla questione ecologica cercando di far passare questo messaggio. Il Papa ha voluto che il centro di studi e questo nuovo ciclo che si aprirà nell’Università Lateranense sia fatto in sintonia - ha detto il Pontefice - con la sede di Andrea. Questo significa stabilire una sinergia con chi ha già una esperienza. E che si coniuga con quella della Chiesa cattolica, che nella Laudato si’ ha trovato un punto si sintesi. Ed oggi propone non soltanto una voce, ma alla voce fa seguire anche una impostazione di carattere accademico. Il Patriarca è stato molto chiaro nel suo discorso. Ha detto che soltanto una formazione congiunta tra i discepoli di Cristo può portare ad un effettivo slancio alla coscienza ambientale.
Ambiente, ecumenismo e formazione. La sintesi di questi aspetti cruciali è ciò a cui si lega il nostro futuro. Diventa fondamentale creare un percorso integrale…
Non è un caso che a questo tipo di approccio tra le Chiese si sia congiunto l’Unesco. La presenza dell’Unesco, sia nella giornata di oggi come pure nel percorso di questo Ciclo di studi, si concretizzerà con una cattedra specifica: la cattedra Unesco sull’Educazione al futuro della sostenibilità. Anche questo in un rapporto di sinergia tra la visione dell’organizzazione e la visione delle Chiese cristiane. Quindi credo che questo sia un aspetto fondamentale: solo attraverso un dialogo, uno scambio e la conoscenza di diversità e di diversi approcci è possibile affrontare in modo organico la questione ambientale.
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