Il cardinale Ravasi con la maglia celebrativa dell'ingresso della Santa Sede nell'Uci Il cardinale Ravasi con la maglia celebrativa dell'ingresso della Santa Sede nell'Uci 

Il cardinale Ravasi: lo sport del ciclismo è metafora della vita

Il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura commenta l’ingresso di Athletica Vaticana, la polisportiva della Santa Sede, nell’Unione Ciclistica Internazionale (Uci): fra gli sport è quello forse più vicino alla sensibilità religiosa, la bicicletta ha una sua lunga tradizione di strumento a servizio della pastorale

Giancarlo La Vella – Città del Vaticano

Essere squadra, saper faticare. Due valori, due basi, che raccontano il ciclismo ma raccontano molto anche della vita. Il cardinale Gianfranco Ravasi commenta l'ingresso di Athletica Vaticana, ovvero dell'Associazione sportiva della Santa Sede, nella grande compagine dell'Uci, la Federazione mondiale del ciclismo, celebrata oggi.


Eminenza, qual è il significato non solo agonistico di questo evento?

È un evento anche simbolico, perché ricorda il fatto che proprio la bicicletta, come oggetto, è uno degli strumenti fondamentali agli inizi della stessa esperienza pastorale nell'interno delle piccole comunità. Il parroco si spostava con questo mezzo. La bicicletta è anche segno della vicinanza, dell'immediatezza alla prassi comune di tutti i fedeli, che anch'essi si muovevano allora con questo strumento che sta ritornando ancora ad essere l'elemento non soltanto delle grandi gare, ma anche l'elemento della quotidianità, quotidianità ecclesiale e civile insieme.

Un momento della cerimonia con la dirigenza Uci al Pontificio Consiglio della Cultura
Un momento della cerimonia con la dirigenza Uci al Pontificio Consiglio della Cultura

L’affiliazione di Athletica Vaticana all’Unione Ciclistica Internazionale è un riconoscimento anche allo sport dell’impegno e della fatica, per antonomasia. Questi sono valori importanti, non solo nell'attività agonistica, ma forse anche nella vita?

Sono sostanzialmente due i valori che il ciclismo può proporre. Da un lato, certamente la fatica o, se si vuole, anche il competere nel senso più alto del termine, come si dice in latino, petere insieme, cioè cercare insieme. Infatti per eccellenza la corsa è la rappresentazione della vita stessa, della tensione che la vita ha verso un ideale più alto. E, il più delle volte, proprio l'elemento sportivo ciclistico era la salita verso una montagna con quello che comportava; e dall'altra parte c’è anche l'idea della squadra dell’essere insieme, della comunità, della comunione. Per questo motivo è sempre stato, tra tutti gli sport, forse quello più vicino alle comunità ecclesiali, alle comunità religiose, alla sensibilità religiosa proprio perché lo stare insieme era fondamentale, come lo stare insieme è fondamentale nell'esperienza della chiesa: come dire, liturgia e vita quotidiana.

Il ciclismo è uno sport che suscita un entusiasmo sereno, sano, quasi mai antagonismo tra gli appassionati…

Sì, è vero. Alcuni sport, purtroppo, hanno gemmato attorno a sé dei problemi gravi. Pensiamo a che cosa significhi il tema della violenza nello sport o anche, qualche volta, che cosa significhi avere un rapporto di corruzione, quando si crea eccessivamente una partecipazione che non è più soltanto quella sportiva, ma è anche una vera e propria operazione soltanto economica. In questo caso, forse, il ciclismo può riportare ancora questa valore ideale, simbolico, spirituale, riportarlo ancora appunto alla vera funzione di gioco, che è una delle radici fondamentali dell'essere e dell'esistere umano. Il bambino nasce con il gioco e questa gara, che è la corsa ciclistica, potrebbe essere la parabola più alta del gioco.

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28 ottobre 2021, 15:30