Semeraro: per i nuovi Beati la via dell’amore è la via della Croce
Roberta Barbi – Città del Vaticano
La somma di amore e sacrificio dà come il risultato il martirio. Lo sapevano i quattro giovani sacerdoti uccisi nel 1936 durante la terribile esperienza spagnola della guerra civile e beatificati oggi a Tortosa, nella regione autonoma della Catalogna, in Spagna. Francisco Cástor Sojo López e i tre compagni martiri avevano molti punti in comune: erano tutti sacerdoti, certo, e tutti si occupavano delle vocazioni, pur provenendo da diverse diocesi. Tutti e quattro, soprattutto, andarono incontro alla morte in odium fidei, come vuole la formula di una realtà dolorosa e sempre attuale, ma anche con un “atteggiamento di perdono nel sopportare le torture”, come precisa il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi nella sua omelia di oggi citando in particolare, tra i quattro, il Beato Millán Garde Serrano.
Il martirio come libera scelta
La riflessione del porporato inizia da qui: Gesù invita tutti, ma proprio tutti a seguirlo. Diceva: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”. È un invito “perentorio e chiaro, che non lascia adito a trucchi”, sottolinea il cardinale. Ma è anche un invito, appunto, non un’imposizione: tutti possono accettarlo così com’è, senza mitigarlo né sottraendovisi, ma è comunque una libera scelta. Rinnegare se stesso “vuol dire ripudiare non ciò che si è, ma quel che si è divenuti a motivo dell’egoismo e dell’interesse personale”, evidenzia ancora il prefetto, insistendo sul fatto che è molto più facile lasciare i propri possessi che certe proprie caratteristiche.
Una Croce da portare ogni giorno
Nello stesso passo del Vangelo, Gesù parla anche di una croce personale, che ognuno porta con sé nella vita di ogni giorno. Il cardinale Semeraro spiega che è facile da qui rievocare il Golgota e l’immagine di Gesù crocifisso, ma Cristo quella croce “l’ha portata una volta soltanto perché sopra quella croce Egli ha donato la vita”, assumendo "un valore eterno”, per noi, invece, parla di croce quotidiana. “Noi, per completare nella nostra vita la via Crucis del Signore abbiamo bisogno di assumerla ogni giorno e ogni giorno di riprendere il nostro cammino di sequela”, esorta il porporato, ricordando che il Papa una volta ha parlato della tentazione “di seguire un Cristo senza Croce”. Gesù, invece, ci reindirizza costantemente sulla sua via, che è via d’amore, di sacrificio di sé e, quindi, di croce.
Una testimonianza di accoglienza e perdono
“Chi vuole salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà”. Lo ha detto Gesù e i quattro nuovi Beati di oggi lo hanno fatto proprio nel raggio della loro esperienza terrena. Francisco Cástor Sojo López fu ordinato sacerdote nel 1903, dopo di che entrò nella Fraternità Sacerdotale Operarios Diocesanos di cui facevano parte anche gli altri tre suoi compagni nel martirio. Svolse il suo servizio in diversi seminari, da Toledo a Ciudad Real e proprio qui i miliziani fecero irruzione il 23 luglio 1936. Il sacerdote fu tenuto prigioniero fino alla notte tra il 12 e il 13 settembre in cui fu portato poco fuori città e assassinato.
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